Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 49
di Ruggero Scarponi
Kalina chiede ai fratelli il permesso di prestare soccorso ai feriti nei combattimenti.
Giunse la sera e dopo il pasto consumato con i fratelli Kalina chiese loro di poter soccorrere i feriti che giungevano nel portico del tempio. Così disse Kalina - Quemosh, Amin, fratelli miei, è giunta l’ora che io esca dal palazzo dove ho ricevuto molti conforti e mi renda disponibile per chi soffre per le ferite subite negli scontri sulle mura. Essi sono moltissimi e da giorni ingombrano il portico del tempio invocando soccorso a gran voce. I sacerdoti adibiti all’ufficio non riescono a soddisfare tutte le necessità e già molte fanciulle hanno ricevuto il permesso dalle loro famiglie e dal Pta-Nurim per offrire il loro aiuto. Lasciate che anche io possa alleviare le sofferenze di quegli sventurati.- Così parlò la fanciulla ai suoi fratelli. Amin e Quemosh ascoltarono con grande attenzione le parole di Kalina.
Essi sapevano che la loro sorella benché fosse la più giovane tra i figli della famiglia era anche la più saggia e amata dagli dei e vollero compiacerla. Amin parlò così. - Kalina tu sai bene che non ti negheremmo mai il consenso per ciò che agli dei è gradito. Prendi lo shalman e vela il tuo volto che il pudore di fanciulla ti sia onesto decoro e sia però lo Pta-Nurim Yabel a concederti il permesso che il portico del tempio ricade sotto la sua giurisdizione.- Quando Yabel ascoltò la richiesta di Kalina rispose.- Forse Kalina ho mancato in qualche cosa nell’ospitalità della mia casa? In verità io credo che sia saggio preservarti da simili incombenze. So bene che il cortile è ingombro di feriti, ma essi, spesso, sono uomini brutali e una giovane fanciulla ne potrebbe ricevere indegnità e offese. I sacerdoti del tempio sono predisposti a questo compito e le giovani di cui tu parli offrono il loro aiuto nelle cucine oppure nel lavaggio delle bende, lontano da quei rudi soldati. E io non vedo in te la necessaria robustezza per questi lavori. La tua figura aggraziata è predisposta per la preghiera, il canto, le delicate mansioni nella casa. Servi gli dei con la preghiera Kalina e te ne saranno grati che in te si rimira la sacra prediletta. - Così rispose Yabel mentre Kalina ascoltava rattristata con il capo chino.
Ma la dea Belt che leggeva il cuore degli uomini, comprese come Yabel cercasse di preservare l’amata da quel duro lavoro. Allora vedendo come gli dei avrebbero amato la sacra prediletta per amore di Shaliran volle pregarla perché illuminasse Yabel e consentisse a Shaliran di donare la sua misericordia come un profumato fiore del giardino divino. La sacra prediletta toccò dolcemente il cuore di Yabel che vedendo come Kalina obbedisse triste ai suoi comandi ne fu commosso. Così disse ancora Yabel -. Kalina forse il mio egoismo offende gli dei. E sia, dona pure la tua opera e sii amorevole con i sofferenti. Io ti sarò vicino e il mio aiuto non ti verrà meno.- Così Kalina sostenuta da Yabel e dalla dea Belt fu infaticabile nel recare conforto ai molti feriti che si trovavano nel portico. E davvero molti di loro vedendo come quella giovane fanciulla dalla bella figura si prodigasse senza mai mostrare la stanchezza e sempre pronta ad accorrere dovunque la chiamassero sentivano già di stare meglio e molti guarivano anzitempo e molti si confidavano con lei pregandola di recare notizie alle loro famiglie oppure sentendo sopraggiungere la fine desideravano di pregare insieme fino all’ultimo istante.
I soldati di Jalabar entrano per il passaggio segreto a Shawrandall
Giunsero i mercanti di yebbaq insieme a Bashir al cospetto di Jalabar. Così parlò il capo dei mercanti. - Principe magnifico questo nostro amico ci ha condotto fuori dalla città di Shawrandall. Egli infatti conosce un passaggio segreto. - Jalabar ascoltò il racconto del mercante con molto interesse. Aveva, Jalabar, alcune spie nella città, ma fin ora non era riuscito a comunicare con nessuna di esse a causa dei rigidi controlli delle milizie cittadine.
A quella notizia il cuore del principe sobbalzò. Vedeva finalmente l’occasione di sferrare il colpo mortale al nemico. - Se ciò che dici è vero, mercante, -rispose Jalabar, - sappi che i guadagni ottenuti con i tuoi commerci saranno ben poca cosa di fronte alla ricompensa che riceverete. E questo giovane che conducete con voi, ditemi chi è e come ne avete avuto la confidenza. Sono sempre guardingo nei confronti degli sconosciuti e sarà bene per voi tutti che in quanto mi avete riferito non vi sia inganno alcuno. - Principe magnifico, - rispose il mercante,- costui è un giovane intelligente e di grandi vedute.
Egli prestava il suo servizio nella guarnigione cittadina di Shawrandall ma da tempo vedeva come fosse inutile quella resistenza ostinata di fronte al tuo esercito. Egli aveva ben compreso come non fosse possibile per la città resistere a lungo e ha valutato di offrirti questo servizio che di sicuro ne saprai approfittare. - Ma io, - disse il Principe,- terrò voi tutti, tranne il giovane Bashir, che ci farà da guida, come ostaggi fin tanto che le vostre informazioni non si dimostreranno veritiere. A quel punto oro e onori non vi mancheranno fino alla fine dei vostri giorni, che gli dei la proclamino lontana. - Così chiamata la guardia, fece rinchiudere i mercanti in una tenda che fungeva da prigione con l’ordine di tenerli sotto sorveglianza ma senza far mancare loro di nulla. Il Principe, essendo titubante e sempre in allerta per eventuali inganni del nemico, fece approntare un piccolo corpo di spedizione collegato al suo campo da una serie di staffette in modo da poter conoscere rapidamente l’esito delle informazioni ricevute. Bashir condusse i soldati alle grotte di Al Almaqh e di lì fin dentro Shawrandall. Egli a stento tratteneva le lacrime per l’ignobile gesto anche se cercava di tanto in tanto di rasserenarsi pensando alla ricompensa futura. Ma non poteva far a meno di pensare che egli stava cospirando non solo contro la propria città ma anche contro il suo stesso sangue e quasi venne meno al pensiero di ciò che sarebbe potuto capitare ad Amin, Quemosh e soprattutto a Kalina.
Appena i suoi uomini giunsero a Shawrandall e resisi conto che nessuno attendeva quell’arrivo comunicarono al principe che era possibile sferrare l’attacco. Molti arcieri si disposero sulle terrazze delle case abbandonate, da dove però potevano tenere sotto tiro strade e piazze e altri, armati di lancia e scudo, guadagnarono silenziosamente vari punti strategici in attesa dell’ordine d’attacco. Allora Bashir sopraffatto dal rimorso corse in strada gridando l’allerta che il nemico era dentro la città. Subito molti cittadini apparvero sulle terrazze e alle finestre e scorto qualche arciere nemico che si stava appostando venne dato l’allarme. Bashir tuttavia non riuscì a mettersi in salvo che prima di mettersi al riparo fu trafitto da molte frecce. Nel frattempo le staffette avevano informato Jalabar della situazione. Il Principe inviò nelle grotte un forte contingente che aveva fatto tenere pronto all’occasione. Nella città gli arcieri di Jalabar essendo in numero elevato cominciarono a bersagliare soldati e semplici cittadini per far scoppiare il massimo della confusione.
Ma il Consiglio degli Anziani, aveva previsto una simile eventualità e informato di quanto stava avvenendo dette ordine che si predisponesse il piano di difesa. Subito le compagnie della guarnigione cittadina si disposero a difesa nei punti nevralgici della città a cominciare dal centro cittadino con le alte torri da dove si poteva avere una buona visuale sul campo di battaglia. Vere e proprie muraglie di scudi e lance sbarrarono piazze e vie. In breve le truppe del Principe furono isolate. Purtroppo però parte delle mura cittadine erano rimaste sguarnite mentre gli arcieri di Jalabar raggiungevano e aprivano alcune delle porte cittadine. I soldati invasori attraversarono per la prima volta la porta della Phardisha condotti proprio dal principe Massur che ben conosceva quel luogo. La casa paterna della Bella Manshay che si trovava nei pressi fu invasa e saccheggiata e così molte altre ricche dimore. Il piano approntato dal Consiglio degli Anziani si andava lentamente sgretolando man mano che affluivano nella città le truppe di Jalabar. I difensori di Shawrandall colti di sorpresa e nonostante il sacrificio di tanti cittadini non riuscirono a contenere gli invasori. Allora ripiegarono tutti come poterono verso la Roath e il tempio Karashan nel quartiere di Terek Hashim. Alzarono delle palizzate che erano state approntate nei giorni precedenti in previsione di tale evento e costituirono una linea di difesa che andava dalla porta di Ghedir presso la quale si trovavano Quemosh e Amin, passando per il Tempio Karashan per finire alla Roath la fortezza dove si trovava il Consiglio degli Anziani. Tre quarti della città era nelle mani di Jalabar. Le fiamme dei saccheggi rosseggiavano nel cielo e le urla dei cittadini preda delle violenze del nemico riempivano l’aria.
L’armata di Jalabar oramai sicura della vittoria, si riversò baldanzosa contro l’ultima difesa con il proposito di travolgerla. Le truppe del principe si abbatterono sui difensori come un fiume in piena. Dall’esterno verso la porta di Ghedir dall’interno verso la palizzata che difendeva il tempio e la Roath. In quell’occasione Quemosh e Amin si distinsero particolarmente per il loro valore menando a due mani colpi da tutte le parti contro nugoli di nemici e sbarrando loro il passo sulle mura. Kalina all’interno del cortile del tempio non si arrestò un solo istante nell’opera di recare conforto ai feriti. Da un momento all’altro sembrava che le difese dovessero cedere. Ma dopo il primo sgomento i difensori riuscirono a organizzarsi respingendo gli invasori e infliggendo fortissime perdite tanto che questi dovettero arrestare gli attacchi e ricostituire i ranghi. Ma oramai era sopraggiunto il mattino e i generali di Jalabar mandarono a chiedere al principe se fosse il caso di coordinare un nuovo attacco con tutto l’esercito in modo da aver ragione di quella ostinata ma esile linea difensiva. Il principe taceva e non faceva sapere le sue decisioni e i suoi generali cominciarono ad esserne impensieriti. Allora chiesero al Principe Massur di recarsi da suo fratello per chiedere istruzioni.