Post referendum
di Amanzio Possenti
L’insuccesso dei cinque referendum - senza seguito a causa del mancato quorum, ripropone una volta ancora il problema della partecipazione.
La ‘longa manus’ politica, o meglio la politicizzazione preventiva, mentre rivela le differenze fra le anime contrapposte dei e nei vari partiti determinando scontri fra le aree, non è elemento che favorisce l’affluenza. E lo si nota.
Anche stavolta è cresciuta ( quanto arrestabile?) la disaffezione al voto: preoccupante per i valori della democrazia, il ‘no’ alle urne è segnale assai negativo, contro il quale i partiti non riescono ad agire in modo positivo e concreto.
Ne esce uno sconfortante esito, al di là dell’interesse o meno verso i quesiti.
Non è indifferente, nella complessità del problema, per la grande maggioranza degli elettori la corposità nazionale dei temi e normative in discussione. I cittadini ‘rispondono’ (vari gli esempi del passato) su problemi nei quali si sentono tutti coinvolti, preferendo affidare il resto alle scelte parlamentari.
Infine è considerato basso il numero dei richiedenti il referendum, 500 mila cittadini in un Paese di 59 milioni di abitanti; molti sostengono l’innalzamento della soglia, tenuto conto del quorum (50% più uno dei votanti) assai difficile (come si è dimostrato ancora) da ottenere.
In definitiva un tema da revisionare per riproporne la importante funzione di democrazia diretta.