l’eredità di Papa Francesco al giornalismo cattolico.
La rivoluzione di fraternità impressa da Papa Francesco al mondo della comunicazione raccontata a Interris.it
dal dott. Vincenzo Varagona, giornalista e presidente nazionale dell’Ucsi, l’Unione Cattolica Stampa Italiana.
Verita' con misericordia
Di Christian Cabello per "InTerris"
Papa Francesco, nel corso del suo Magistero, ha saputo instaurare un dialogo profondo e autentico con il mondo della comunicazione, riconoscendone la profonda valenza strategica e pastorale.
Fin dall’inizio del suo pontificato, ha promosso uno stile comunicativo improntato alla semplicità, alla vicinanza e alla verità, capace di raggiungere il cuore delle persone. Interris.it, in riguardo a questo tema e al lascito del Santo Padre al mondo dell’informazione e del giornalismo, ha intervistato il dott. Vincenzo Varagona, giornalista e presidente nazionale dell’Ucsi, l’Unione Cattolica Stampa Italiana che, dal 1959, è la voce dei giornalisti cattolici impegnati nella professione e nella società civile.
-Dottor Varagona, qual è l’insegnamento più grande che lascia ai giornalisti cattolici e al mondo della comunicazione in generale?
-“Abbiamo avuto il privilegio dell’unico Giubileo, che poi è stato il primo, con il papa in presenza. Non ce lo dobbiamo dimenticare. In poco tempo Francesco, uno dei più grandi comunicatori, ci ha lasciato una mole tale di messaggi che credo non basterà una vita a elaborare e vivere. Se n’è andato il giorno dopo la celebrazione della Pasqua. Ci ha accompagnati alla Pasqua di resurrezione, come a dire: vi ho portati a età matura, adesso tocca a voi. Il primo grande messaggio è stato la decisione di vivere a Santa Marta. L’ultima grande decisione è di essere tumulato fuori dal Vaticano, a Santa Maria Maggiore. Il Giubileo è simbolo di cambiamento: ha vissuto la sua missione da papa all’insegna del cambiamento. E poi, a noi giornalisti, al Giubileo, accantonando le nove cartelle definite ‘indigeste’ all’ora di pranzo, ha detto: non limitatevi a tentare di raccontare la verità, cercate voi stessi di essere autenticamente veri.
Un uragano, questo Papa".
-La fraternità ha rappresentato un tratto fondamentale del suo pontificato. In che modo, alla luce della sua eredità morale, è chiesto di declinarla ai giornalisti cattolici?
-“Il Papa ce lo ha detto chiaramente: un supplemento di umanità, di centratura sulla persona. Non lo chiede solo ai giornalisti cattolici. Chiede a tutti di rispondere a questa crisi di fiducia dilagante con uno scatto d’orgoglio ma soprattutto con uno stile nuovo, che esprima empatia, capacità di ascolto ‘attivo’, cioè non soltanto di un messaggio verbale, ma dei messaggi, complessivamente, che partono dalla persona. E poi la capacità, tutta umana, di cambiare opinione, qualora gli elementi acquisiti dopo interviste e inchieste modifichino il quadro degli elementi a disposizione. Davvero un grande, Papa Francesco.”
-Qual è il momento che ricorda con maggior gratitudine di questi dodici anni di pontificato? Che messaggio vorrebbe lanciare in qualità di presidente dell’Ucsi ai giornalisti cattolici?
-“Io non ho dubbi sul fatto che Francesco sia stato il ‘mio Papa’: nato nello stesso mio giorno, incontrato quattro volte, di cui tre nel ruolo istituzionale di presidente Ucsi. La prima volta è quella che non si dimentica, in occasione del 60* dell’associazione, nella presidenza di Vania de Luca. Venivamo da quella tragedia che è stato il terremoto, in quattro regioni del centro Italia e mi sono sentito di condividere questa sofferenza con il Papa. Abbiamo scherzato sul compleanno comune e sul desiderio di mangiare insieme una fetta di torta. Ha accompagnato questa osservazione con un sorriso e un’amichevole carezza sul braccio. Sono seguite altre occasioni. Ai miei dico continuamente che, se vogliamo imprimere una svolta alla nostra professione, Francesco ha tracciato la strada e noi siamo chiamati a seguirla. Stiamo facendo di più: questo messaggio lo allarghiamo ai tanti colleghi iscritti alla Fnsi e all’Ordine dei Giornalisti, con eventi organizzati in rete, che – guarda caso – ottengono interesse e una risposta incoraggiante. I colleghi non si sono stancati di lottare per un mondo – il nostro, che poi è di tutti – migliore.”