Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 47
di Ruggero Scarponi
La Cerimonia dell’anatema
Come era convenuto, trascorsa la festa di maduch mas, la festa delle preghiere primizie, cioè il
giorno in cui i giovani Karmashem si recavano per la prima volta al tempio per recare l’offerta alla
sacra prediletta, ci si apprestò alla cerimonia dell’anatema.
Il Gran Sacerdote convocò allora Yabele così gli parlò - Yabel, figlio mio, il Consiglio degli Anziani ci impone questo rito.
È vero che le scritture lo contemplano e quindi è lecito per uno sha-uraz amministrarlo.
Ma dal tempo del popolo
della rivelazione, il popolo Rho, il popolo dei quattro fiumi universali, fondatore di questa nostra
onorevole città, mai furono chiamati gli dei e soprattutto la sacra prediletta a testimoniare una simile
invocazione. Domani Yabel salirai i gradini della torre Assur e pronuncerai le terribili parole della
maledizione. Nessuno sa come saranno accolte dagli dei e come la terra e il cielo reagiranno. Sappi
che l’invocazione è definitiva e può essere pronunciata una sola volta nella storia del mondo. È
assai grave questo compito e su di te ricade la responsabilità. Scaglierai l’anatema contro tuo padre
e il tuo popolo Yabel, ne sei consapevole? Quest’onere non può esserti risparmiato poiché tu sei lo
sha-uraz e a te è dato di compiere il sacrificio e l’invocazione. Ho passato molti giorni a leggere le
scritture per trovare un passo, un versetto, una riflessione che consentisse di eludere questa terribile
citazione ma non sono riuscito ancorché assai oscure sono le quartine del primo libro del tempo
della vita che così riferisce
O nobile e onorevole città di Shawrandall
Le tue possenti mura siano baluardo e rifugio
Alla sacra prediletta che in te
Stabilisce la sua dimora
Più del tuo seme
E del sangue dei tuoi figli
Ti sia caro il tetto
Che la sacra prediletta accoglie
Se la spada e il sacrilegio
La offendono allora che le sabbie
Del deserto si sollevino
E la parola del sacerdote sia sacra
Così parlerai al cielo e alla terra
Così gli elementi cari
alla sacra prediletta e al suo sposo
rivolgerai contro il sacrilego invasore
O Sacra Prediletta tra tutti gli dei Naor
La prescelta tra tutte le città Shawrandall
Invoca contro il suo nemico la tua collera
Colpiscilo severa e preserva la tua dimora.
Queste cinque quartine recitò l’anziano Gran Sacerdote a Yabel alla vigilia della cerimonia
dell’anatema.
Così rispose Yabel - Padre e maestro, sono ben conscio della grande responsabilità
che grava sulla mia persona come so bene che non è possibile ripetere due volte l’invocazione e le
parole pronunciate debbono essere chiare e senza errori. So anche che lo sha-uraz non può fallire
l’invocazione a pena della morte. Ma so anche che gli dei mi sostengono in questo momento grave e
triste. Invocherò la collera della sacra prediletta contro mio padre e il mio popolo e non potrò mai
più far ritorno alla mia antica casa. Ma sono gli dei stessi che mi hanno chiamato a questo ufficio ed
io, docile, mi piego al loro volere. Domani, forse, metteremo fine alla guerra e questo lenisce un po’
della tristezza che io provo nel fondo del mio animo. Mi sento pronto, venerato maestro ma
impartisci su di me la tua benedizione che il mio cuore sarà più forte e più fermo il mio spirito. -
Così rispose Yabel al Gran sacerdote. Il giorno seguente Yabel andò in processione dal tempio
Karashan alla torre più alta di Shawrandall, la torre Assur. Lo precedevano i tamburini per
annunziare al popolo il sacro passaggio, venivano poi i portatori dello stendardo dell’onorevole città
di Shawrandall, gli amministratori civili e militari, i loro familiari, una scorta armata, l’intero
Consiglio degli Anziani e il Gran Sacerdote che reggeva in mano l’effigie della Sacra prediletta.
Ultimo veniva Yabel seguito dai sacerdoti del tempio Karashan.
Il corteo passò tra due ali di folla,
una grande tensione si percepiva dal momento che tutti erano consapevoli che quel rito non era mai
stato pronunciato e non lo sarebbe stato mai più fino alla fine dei tempi. Si procedette per la grande
via Ko’her che recava allo Shamir nei pressi del quale era situata la torre Assur. Tutta la città era
pavesata con bandiere e stendardi e i cittadini lanciavano sul corteo i profumati fiori di Ran. Sul
finire del mattino dopo oltre un’ora si giunse alla torre. L’intero percorso era stato presidiato dai
soldati per evitare qualsiasi inconveniente.
Di fronte alla torre tutte le autorità civili e militari si
disposero a far da ala a Yabel che vestito l’abito cerimoniale si apprestava a salire i gradini della
torre. Avrebbero seguito Yabel, in qualità di testimoni, il governatore militare, il governatore civile,
il sacerdote aiutante e l’emissario del Consiglio degli Anziani. Quando il sole fosse giunto al
culmine la formula sarebbe stata pronunciata. Così fu. Yabel recitò la formula con voce ferma
leggendo il libro sostenuto dal suo aiutante e con le braccia sollevate al cielo.
Quando ebbe finito di celebrare il rito si affacciò e rivolto al popolo fece cenno che la formula era stata pronunciata.
L’emissario del Consiglio degli Anziani quale maestro del cerimoniale certificò con il gesto
stabilito dal protocollo e cioè l’incrocio delle mani che tutto si era svolto secondo le prescrizioni e
che l’anatema era stato scagliato contro Jalabar il suo esercito e il suo popolo. Prima del sorgere
della nuova luna gli dei avrebbero manifestato la loro volontà. Fu così dunque che nel mese di
Okhun all’indomani della festa di maduch mas l’onorevole città di Shawrandall alla presenza del
popolo tutto e delle autorità civili e militari ricorse alla tremenda maledizione, come sarebbe stato
scritto e tramandato per innumerevoli anni.