Fotografi e pesci
di Guido Alberto Rossi
Metto le mani avanti, premettendo che questo non è un articolo molto serio, ma solo una riflessione riguardo gli abitanti del mare ed il loro rapporto con i fotografi e viceversa.
Penso che tutti i fotografi amino i pesci, ovviamente quelli vivi che nuotano, per i fotografi subacquei; mentre quelli pescati per tutti gli altri lavoratori dell’obiettivo.
Gian Paolo Barbieri (uno dei più grandi fotografi di moda) ha fatto degli scatti incredibili, sia di still-life che ritraendo modelli e modelle con bellissimi pesci pescati.
Edoardo Mari, nel 1962, vinse la Palma D’oro della pubblicità per il suo scatto del pesce pullover, per la campagna della IWS (lana irrestringibile, agenzia Armando Testa).
In quegli anni non esisteva Photoshop e il mitico 'Edo' fece fare un vero piccolo maglioncino di lana e lo mise addosso ad un fragolino vivo che fotografò in un acquario; il seguito non è noto, ma molto probabilmente il fragolino/ modello è finito in padella, senza pullover.
Al contrario tutti i fotografi di food, dopo che hanno scattato la foto del fritto misto, della zuppa di pesce, o di un’orata al forno, buttano il tutto nella pattumiera, perché per riuscire a dare alla foto quel senso di freschezza e bontà, devono usare diverse colle e coloranti velenosi che, se mangiati, posso mandarti, se va bene, direttamente alla lavanda gastrica.
Albert Watson per il calendario Pirelli del 2019 scatto una bellissima ragazza che guarda in una boccia di pesci rossi.
Paolo Curto invece, preferiva fotografare delfini vivi, al delfinario di Rimini e farli nuotare insieme a magnifiche modelle nude.
Paolo racconta che una volta un bel delfino maschio, si innamorò della ragazza e si eccitò.
Potrei andare avanti e fare un lungo elenco di pesci e fotografi, ma vorrei chiudere con Carlo Mari, il sottoscritto e i selfie dei pescatori/fotografi.
L’ultima volta che Carlo andò in Tanzania fece un salto al mercato del pesce di Dar Es Salaam, giusto per fare qualche scatto, ma una volta dentro gli venne l’idea di farne un libro fotografico e così, il giorno dopo, montò una specie di studio volante e con l’aiuto di un interprete e qualche banconota, mise in fila pescatori e compratori e li fotografò con i loro pesci, esattamente come avrebbe fatto nel suo studio di Legnano-
Così produsse “Passaggio a Dar, ritratti dalla Tanzania” un bel librone grande e grosso con tanti pesci grandi, piccoli e grossi.
Il sottoscritto, invece, sub appassionatissimo, pensò bene di ampliare il suo lavoro, sott’acqua, ma alla terza custodia di macchina fotografica allagata pensò che i pesci fosse meglio fotografarli all’asciutto-
Così, viaggiando per il mondo, non ho mai trascurato di fare un salto nei mercati e fotografare le bancarelle dei pescivendoli, rivelatesi poi gradite dai photo-editor e quindi pubblicate e pagate.
Chiudo con i selfie e non che ritraggono i pescatori e le loro prede, siccome la fotografia non mente, (quasi mai), il trucco usato da tutti indistintamente è tirare in dentro la pancia, sorridere e mettere il pesce in primissimo piano, così qualche centimetro lo guadagna.