22 aprile: Giornata Mondiale della Terra
La terra ferita
Di
Dante Fasciolo
Nonostante l’impegnativo ed ingente programma di Agenda 2030, che cambia complessivamente il modo di pensare politica
ed azioni, di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico ed ai suoi, oramai frequenti, disastri, si continua a ragionare
ed a prendere provvedimenti con una logica e mentalità non più adatta alla complessità della questione.
È quello che succede di frequente e che, purtroppo, succederà nei prossimi tempi, tanto che a rileggere questo articolo
anche tra mesi o anni rischiamo di essere, purtroppo, sempre attuali ed aggiornati.
Da più parti si indica il disastro come conseguenza della mancanza di manutenzione dei fiumi, della carenza dei bacini di contenimento, della mala amministrazione; e si fa riferimento al consumo del suolo, in crescita in Italia rispetto agli altri paesi europei. Tutto ci sta, meno forse i negazionisti del cambiamento climatico, che pure esprimono la loro propria convinzione.
Terra, oggetto misterioso nelle nostre mani, concreto e sfuggente, verso il quale sempre più difficile è indirizzare convincenti programmi … economici, politici, culturali, umani… ricchezze e povertà si rincorrono in uno scenario ove il divario innesta nefaste conseguenze: milioni di bambini ancora non hanno cibo, intere nazioni non hanno istruzione e salute; per contro le armi esprimono il meglio della tecnologia di morte lungo confini terrestri e mentali.
Terra, microcosmo satellite della grande stella Sole, ruotante nell’infinito universo, donata agli uomini perchè ne traessero vita e ne conservassero eterne peculiarità: aria, acqua, suolo… e vi infondessero pensiero e creatività nell’armonia… tutto, ora, in discussione, sulla via di un disfacimento dell’essenziale esistenza vitale… caos incontrollabile per l’errata interpretazione dell’invito a pensare secondo giustizia e a utilizzare scienza e tecnica con raziocinio.
Certo, molte conquiste si sono inanellate nei secoli, soprattutto nell’ultimo secolo… e proprio in questo tempo, le armoniose superfici del pianeta hanno incominciato a mostrare i solchi del malessere… le ferite inferte dagli uomini, voraci e incuranti, egoisti e classisti, cinici rapinatori irrispettosi… indizi di un inarrestabile declino.
Cosa fare? Desistere? Arrendersi? Inermi di fronte allo spirito umano schiacciato e rinnegato!?
No, la risposta deve essere un’altra, necessariamente, ne va della dignità e della vita delle generazioni del futuro.
Occorre affidare il pianeta in altre mani… superare le ipocrisie, le violente contrapposizione di comodo, i falsi propositi…
forse nelle mani che nei disastri guidano le pale sfangatrici del disagio prodotto dall’incuria, dall’incapacità, dal venir meno
dell’amor proprio, per i propri simili, per la propria terra comune.
Queste nuove mani, è l’augurio, potranno curare aria, acqua e suolo per la vita armonica degli uomini a venire.