#362 - 11 aprile 2025
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Televisione

Zapping

frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

“La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, perciò ci rifiutiamo di viverla tragicamente”, rubiamo l’incipit a D.H. Lawrence ed al suo romanzo più conosciuto, “Lady Chatterley’s lower”: ci sembra un comodo abbrivio per quanto andremo scrivendo su questa cronaca semiseria, illudendoci, come sempre, di afferrare il filo d’Arianna nella trama caotica delle informazioni e delle notizie che, ininterrottamente, ruscellano dai media: i vecchi, i nuovi e i nuovissimi.

Abbiamo incrociato il comico premio Oscar Roberto Benigni, su Rai1 in prima serata, e lo abbiamo visto prodigarsi oltre misura nell’esaltazione dell’instabile e raffazzonata Unione Europea. Ci è parso logorroico e inefficace e stucchevolmente retorico. Dipenderà, forse, dalla nostra patologica insofferenza verso certe prose melate e monocordi, artisticamente chine allo Zeitgeist. Ma il successo dello spettacolo - “Il Sogno”, questo il titolo - è stato eccellente a dispetto delle nostre incurabili idiosincrasie. Aggiungiamo, per amor di cronaca che, a nostra memoria, in passato, le esibizioni di Benigni non ci facevano chiudere occhio (la battuta è di Flaiano, ai danni di Luchino Visconti), però, questa volta, è andata decisamente meglio. Nomen Omen.

La polemica sul manifesto di Ventotene ha acceso gli animi dei politici nostrani, con qualche risonanza oltre confine. Lo abbiamo letto e riletto per l’occasione. Ci è parso un documento nel complesso decisamente datato, forse in qualche punto condivisibile, sul quale però si potrebbe fondare, al più, un monumento alla memoria: a occhio, gli Stati Uniti d’Europa richiederebbero fondamenta più solide e più condivise. Se però questi sono i riferimenti e le basi, è ovvio che non si decolla. Ma ciò che troviamo sorprendente in tutta questa concitata polemica, esula dal contenuto del suddetto manifesto. Riguarda piuttosto il rapporto morboso - vorremmo dire “coranico” se non temessimo le ire, i furori e gli anatemi del nostro dirimpettaio di fede islamica - che una certa nutrita e rumorosa fazione politica ha stretto con la storia e i suoi documenti.

Oggi, il manifesto di Ventotene, che ha perfino fatto piangere buffamente un deputato sugli scranni del Parlamento; ieri, la nostra Costituzione definita, con tenera puerizia, “la più bella del mondo”. L’unità di misura di tale apodittica consulenza, non ci è stata comunicata. Non parliamo poi di quando si tenti sobriamente di ventilare l’inesattezza di certe conclusioni che riguardano il nostro recente passato. Allora i giannizzeri dalla medesima fazione, immancabilmente, paventano in coro e a gran voce che “si sta cercando di riscrivere la storia”, sognando, con piglio fiabesco, di esserne gli eletti custodi. Ma, come usava dire il giornalista e conduttore Antonio Lubrano, “la domanda sorge spontanea”: perché la Storia non dovrebbe essere riscritta?

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