#362 - 11 aprile 2025
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di mercoledi 30 aprile quando lascerà il posto al n° 363 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi un po' di SATIRA - Nasciamo nudi, umidicci ed affamati. Poi le cose peggiorano - Chi non s ridere non è una persona seria (P. Caruso) - l'amore è la risposta ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande (W. Allen) - Ci sono persone che si sposano per un colpo di fulmine ed altre che rimangono single per un colpo di genio - Un giorno senza una risata è un giorno sprecato C. Chaplin) - "Il tempo aggiusta ogni cosa" Si sbrigasse non sono mica immortale! (F. Collettini) - Non muoverti, voglio dimenticarti proprio come sei (H. Youngman) - La differenza tra genialità  e stupidità è che la genialità  ha i suoi limiti (A. Einstein). -
Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 46

di Ruggero Scarponi

La Grande rivolta delle provincie

In quei giorni, Jalabar e Massur, si adoperarono molto a riorganizzare l’esercito. Purtroppo il Principe doveva patire ancora un grave rovescio. Infatti, i suoi emissari, inviati presso le undici provincie che ribellate a Shawrandall gli avevano giurato fedeltà, furono massacrati o respinti.
Invero il Principe non si era comportato molto bene nei confronti di questi alleati. Si era fatto inviare contingenti di truppa che aveva cinicamente sacrificato nelle operazioni e negli attacchi più pericolosi e poi aveva razziato senza pietà le città e le campagne alla ricerca di vettovaglie per l’esercito. Stanche di subire questo trattamento, le provincie avevano richiesto che almeno la promessa indipendenza fosse formalmente sancita ma su questo punto Jalabar aveva continuato a rimandare, prendere tempo, divagare, cosicché i rappresentanti delle provincie stretto un patto federato, si ribellarono, chiudendo le porte in faccia agli inviati del principe o peggio, facendoli massacrare dal popolo inferocito. Allora Jalabar incaricò Massur di predisporre una campagna per sottomettere i ribelli. Erano fortunatamente sopraggiunti consistenti rinforzi dalla lontana patria, tutte truppe fresche e ben equipaggiate. Massur compì la campagna in poco più di un mese mettendo a ferro e fuoco città e campagne e spazzando via chiunque non si sottomettesse al Principe.

Passò il mese di Ghor e con i forti temporali autunnali il campo, di fronte a Shawrandall, divenne un immenso lago di fango impraticabile per qualsiasi azione militare. Fortunatamente, però, con le piogge e i primi freschi venti del Kebet si arrestò la virulenza del morbo pestifero. Increduli, sia dentro che fuori le mura, soldati e cittadini constatarono l’arresto del contagio. La città di Shawrandall ne era stata sconvolta. Il morbo si era portato via metà della popolazione e anche nel campo di Jalabar a mala pena si riusciva a tenere il conto dei colpiti. Con l’avanzare della stagione giunsero il gelo e la neve. E il Principe, ancora una volta, si preparava a nuovi assalti. Il Consiglio degli Anziani di Shawrandall aveva approfittato della tregua nelle operazioni militari per riorganizzare le difese. Cittadini sempre più giovani, quasi dei ragazzi, furono schierati sugli spalti e sui bastioni. E la Bella Manshay, infaticabile, era riuscita a organizzare un forte contingente di guerriere. Di nuovo le mura della città tornarono ad infoltirsi di difensori animati da un grande entusiasmo. La fine dell’emergenza dovuta al morbo e il clima più fresco aveva consentito di alleggerire molte delle misure estreme prese dal Consiglio degli Anziani negli ultimi mesi per mantenere il controllo della popolazione. Le botteghe riaprivano anche se le merci erano scarse. I templi tornavano ad accogliere file di pellegrini che locande e taverne riprendevano ad alloggiare e ristorare.

Il Consiglio degli Anziani decretò la riapertura del tempio Karashan e rimise in libertà il Gran Sacerdote. Per il primo giorno dopo la festa di maduch mas si fissò la cerimonia dell’anatema che Yabel avrebbe dovuto pronunciare dall’alto della torre Assur. Ma anche stavolta insorsero fatti nuovi. Le provincie stremate da Jalabar e frustrate dalla devastante campagna condotta contro di loro da Massur approntarono segretamente un esercito per colpire il principe nel punto più vitale, il campo di fronte a Shawrandall. Bisognava colpirlo nel momento più favorevole. Si decise di attaccarlo alle spalle, proprio in concomitanza del primo attacco portato alle mura della città. Forse i difensori vedendo quell’inaspettato alleato si sarebbero decisi ad effettuare una sortita in modo da chiudere il Principe in una tenaglia mortale.

Il piano venne messo in atto e benché le forze inviate dalle provincie fossero modeste, contando sull’aiuto di Shawrandall, si poteva cogliere una grande vittoria. Quando infatti le truppe di Jalabar mossero, dopo tanti giorni, all’assalto, furono prese alle spalle dai federati. Grande fu la smarrimento e la confusione. E solo l’abilità dei valenti ufficiali del Principe riuscì ad evitare che le truppe si sbandassero cedendo di fronte al nemico. La Bella Manshay che dalle mura osservava lo svolgersi degli eventi prese rapidamente la decisione. Ordinò alle guerriere che potevano disporre dei cavalli di uscire insieme a lei per dare man forte ai nuovi e imprevisti alleati. Poi inviò vari dispacci al Consiglio degli Anziani e agli altri generali chiedendo di far muovere il grosso dell’esercito per dare al Principe un colpo definitivo. Ebbra di felicità la Bella Manshay si precipitò con le guerriere nella mischia. Purtroppo, i generali, gelosi delle loro prerogative di comando, non la seguirono e il Consiglio degli Anziani ritenne più sicuro mantenersi all’interno della città approfittando solo della momentanea difficoltà del Principe. L’azione coordinata dei federati e della Bella Manshay risultò insufficiente a sconfiggere un esercito bene organizzato come quello di Jalabar. La falange si fece impenetrabile alle truppe federate mentre il vallo di legno si dimostrò inattaccabile dalla cavalleria guidata dalla Bella Manshay. A malincuore costei dette il segnale di ritirata.

Era furibonda per essere stata abbandonata quando la vittoria sembrava a portata di mano. Un consistente reparto di cavalleria del Principe inseguì le giovani guerriere fin sotto le mura di Shawrandall. La Bella Manshay fece cenno alle guardie sulle mura di aprire le porte per consentire il rientro. Ma le porte restarono chiuse. In breve le coraggiose ragazze furono circondate e sotto gli occhi impassibili dei generali di Shawrandall furono fatte tutte prigioniere. Successivamente, con le lacrime agli occhi per la rabbia e l’umiliazione, furono condotte alla presenza del Principe che ordinò che fossero trasportate nel suo lontano paese oltre i monti del Kebet. Il Principe, poi, convocò Massur per ammonirlo a trattare la Bella Manshay come un qualsiasi prigioniero, pena l’accusa di alto tradimento. E così sarebbe stato scritto e tramandato per innumerevoli anni che in quel giorno del mese di Okhun l’egoismo e l’invidia dei generali di Shawrandall nei confronti di una fanciulla, quindicenne, fece sfumare la possibilità di una grande vittoria.

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