29 gennaio 2025. A Allahabad sul Gange è il giorno
di Mauni Amavasaya, il giorno del silenzio. E intorno?
Il giorno del silenzio. O quasi.
Di Filiberto Belli
In America è stato eletto Donald Trump. In Ucraina e in Palestina, nonostante le roboanti dichiarazioni di pace imminente si continua a morire sotto le bombe. Sinner è sempre più lanciato a vincere tutto e tutti. I giornali continuano a riempirsi di titoli esplosivi, di fake news e delle solite inutili, stupide e inconcludenti dichiarazioni dei nostri inutili, stupidi ed inconcludenti politici o aspiranti tali.
Ma mentre tutto questo mondo (fatto di cose evanescenti, di narcisismo esasperato e di incomprensibili follie collettive) continua a girare, in un punto particolare di quell’immenso continente che chiamiamo India si sta consumando un evento unico e raro che coinvolge in un mese circa più di quattrocento milioni di persone. E’ il Kumbh Mela , anzi Maha Kumbh Mela.
La festa ha un’origine antica e come molte altre feste orientali è legata ad una leggenda.
In realtà piuttosto complessa; ma volendo semplificare si narra che nella notte dei secoli i principali Dei del complessissimo Pantheon indiano fra cui l’immancabile Shiva abbiano combattuto in cielo per conquistare l’ampolla (Kumbh appunto) che conteneva il nettare (Mela) dell’immortalità.
Durante la lotta quattro gocce sono cadute sull’India e in questi punti esatti sono state costruite quattro città che ovviamente hanno un significato e una forza attrattiva speciali. Sono Haridwar, Nashik, Ujjain e Allahabad, tutte ovviamente sviluppate lungo il decorso del Fiume sacro.
A rotazione in ciascuna di queste città si svolge una festa (Ardh Kumbh Mela, mezzo Kumbh Mela) destinata a ricordare l’evento celeste primordiale che ha permesso la loro fondazione ma soprattutto per onorare il Fiume e bagnarsi nelle sue acque che proprio in quei giorni acquistano un potere catartico, energetico e carico di forza spirituale come non mai.
Tutte sono importanti ma quella che si svolge ogni dodici anni ad Allahabad, che oggi è stata ribattezzata Prayagraj per sottolineare un certo distacco del Paese dalla sua storia di dominazione islamica ormai passata, è veramente la festa più grande, la massima esaltazione del significato mistico e religioso che il Gange ha nella vita degli Indiani da sempre e per questo si utilizza il termine Maha, grande appunto.
La ragione della particolare considerazione dei fedeli che arrivano qui con tutti i mezzi possibili da tutto il paese per questa città sacra rispetto alle altre tre sembra dovuta alla convergenza che si ha in questo punto di ben tre fiumi: Gange ovviamente, Yamuna e Saraswati (che è un fiume inesistente ma che secondo la tradizione arriva direttamente dal Paradiso). Il punto esatto di questo incontro di elementi reali e fantastici si chiama Sangam ed è stato localizzato per ragioni pratiche al centro del corso del grande Gange.
Qui si affollano in ogni stagione migliaia di devoti seguaci del dio Shiva o di qualche suo parente e qui attraverso il contatto personale, rispettoso e profondamente sentito con l’acqua dei tre fiumi si procede al lavaggio della propria anima, all’allontanamento di tutti i peccati, alla purificazione del corpo e dello spirito.
Tutto questo permetterà di migliorare il proprio karma e di sperare che la futura reincarnazione sia più leggera e di valore rispetto a quella attuale. Veramente un esempio straordinario del potere fortemente condizionante e coinvolgente che la religione riesce ad avere ieri come oggi su tutti noi.
Ma per capire realmente lo spirito che si respira sulle rive del Gange in questi momenti bisogna spendere due parole su cosa significa questo Fiume (e solo questo) per l’animo indiano. Perché il grande Fiume è lo sfondo ma per molti aspetti è anche il vero protagonista silenzioso di tutto questo racconto.
Cominciamo col dire che le parole hanno o almeno dovrebbero avere un significato ed un peso.
Attribuire ad una persona, ad un luogo o ad un oggetto uno specifico carattere identificativo ha una valenza non solo simbolica.
Fratello sole, piccolo Padre, grande Guerra, santo Sepolcro …. E così via.
Ma quale aggettivazione o investitura verbale è così ricca di significati, di speranze, calda e satura di umanità come il termine Madre.
Ed è così che in India si indica il Fiume dei fiumi: il Gange, Madre Ganga.
Dire che l’India debba essere considerata un continente non è banale o riduttivo. È la semplice verità.
Sono mille le facce e le sorprese che ancora oggi questo straordinario paese sa regalare a chi lo attraversa e le vive dal di dentro senza preconcetti lasciandosi folgorare dalle sue violente contraddizioni.
E’difficilissimo riuscire ad elencare in poche righe le innumerevoli sorprese che questa terra è in grado di offrirci, solo che le si voglia cercare.
E se gli aspetti umani sono decisamente fondamentali altrettanto lo sono quegli scorci paesaggistici o quei luoghi che sono lo sfondo ed il contenitore magico di questa umanità.
Molti luoghi o elementi naturalistici nel mondo orientale hanno una rilevanza simbolica e religiosa che per noi è difficile da capire. Un qualcosa di tanto forte da rendere questi oggetti e questi luoghi delle vere entità fisiche degne di rispetto, di sincera passione e di grande devozione.
E certamente uno dei più affascinanti è il Fiume che nell’immaginario di tutti noi e nella quotidianità indiana è uno dei simboli vivi e quasi umanizzati del paese. Oggetto sacro, fonte di sostentamento, presenza millenaria e simbolo di continuità per milioni di persone.
Un Dio protettore, figlio di un dio, Shiva. Quasi un compagno di vita, un elemento familiare nella sua forma più alta.
Ma quando al grande Fiume sacro se ne aggiungono due, di cui uno pure collegato direttamente al Paradiso il gioco è fatto.
E questo è quello che succede ad Allahabad.
E la sacralità della festa sull’acqua è ancora più esaltata dallo sguardo benevolo delle stelle perché ogni 12 anni si affaccia una particolare convergenza astrale con l’allineamento di una serie di pianeti, stelle e comete connesse al di sopra del Sangam.
Tutto questo regala al punto di convergenza dei tre fiumi in questi giorni una forza vitale e un potere salvifico che non ha eguali al mondo. Se poi a questo aggiungiamo che quest’anno si celebrava il dodicesimo Kumbh dopo dodici anni anche i più accaniti detrattori delle teorie numerologiche o esoteriche devono arrendersi ed ammettere che il Maha Khumb Mela dell’anno in corso è stato un evento straordinario.
Qualche numero per capire l’immensità della festa.
Cinquecento milioni di pellegrini arrivati per purificarsi nel Sangam dalla metà di gennaio alla fine di febbraio.
Si è calcolato che solo il 29 di gennaio, il giorno della nostra presenza e anche giorno del Mauni Amavaysa, uno dei momenti più alti di tutto il periodo, erano presenti nella regione di Allahabad circa 70 milioni di persone!!
Ma a questo aggiungiamo 160.000 tendoni per ospitare per quello che era possibile la marea umana in arrivo, 150.000 bagni chimici allestiti, 28 ponti galleggianti per raggiungere il Sangam oltre a quelli esistenti, 1250 km di condutture per erogare acqua potabile, 450 tonnellate di spazzatura prodotte al giorno raccolte ed eliminate in modo , bisogna ammettere, decisamente efficiente da circa 10.000 netturbini reali o improvvisati, un numero incalcolabile di Ashram , e cioè di punti di meditazione, accoglienza, preghiera e assistenza regolati e supportati spesso gratuitamente da singoli gruppi religiosi e da variopinti e imprevedibili santoni, distribuiti lungo le rive del fiume a perdita d’occhio ……….e così via.
Ma accanto a tutto questo un universo di colori, di donne e uomini nei loro costumi tradizionali, di animali di ogni genere ( dai cani, alle mucche, alle scimmie , ai serpenti, a una pletora di uccelli di tutte le forme per citare solo quelli facilmente visibili , ma soprattutto di personaggi estremi come i sadhu (santoni nudi e coperti di polvere spesso derivante dai siti di cremazione) o come i naghori che vivono lungo le rive melmose del Gange e che secondo la tradizione arriverebbero a cibarsi anche dei resti umani e di qualunque prodotto il grande Fiume regali loro.
E poi ovviamente l’incredibile mondo delle ritualità e delle liturgie che ruota intorno alla festa e che alimenta lo stordimento e la forte spiritualità di questi giorni grazie alle continue preghiere, le puje, rivolte alla madre Ganga, alle cremazioni che precedono lo spargimento dei resti ormai senza nessun valore materiale nel Fiume e alle contemporanee abluzioni nello stesso Fiume permettendo la riscossione di una vita futura lavando la propria carne impura nel Fiume sacro dove riposa quello che il fuoco liberatore non è riuscito a distruggere.
Questo è quello che ci hanno regalato questi giorni speciali. E soprattutto il giorno del silenzio.
Il Mauni Amanasya quest’anno cadeva il 29 gennaio.
In questo giorno, il Sole e la Luna entrano nel segno del Capricorno, celebrando il compleanno di Manu Rishi.
Si crede che il Dio Brahma, in questa data, abbia dato origine a suo figlio appunto segnando l'inizio della creazione dell'universo.
Il segno del Capricorno, congiunto al transito del Sole e della Luna, aumenta l'importanza di questo novilunio. Fare il bagno in questo giorno al Sangam conferisce ancora maggiori virtù a un individuo. Se mai ce ne fosse bisogno dopo quanto già detto.
Secondo alcuni, durante Mauni Amavasya si dovrebbe osservare il Maun Vrat, il silenzio. Il Maun Vrat implica il controllo e il silenzio di tutti i sensi. La durata di questa pratica varia a seconda della devozione personale; alcuni fedeli scelgono di osservare il silenzio per un giorno, un mese o anche un anno. Questa esperienza permette ai partecipanti di connettersi profondamente con sé stessi e con il divino, rendendo Mauni Amavasya un giorno di grande significato spirituale e di riflessione interiore.
Ovviamente il silenzio sulle rive del Fiume è un puro miraggio, anche in un giorno sacro come questo. Ma va bene così. Anzi sarebbe stato strano il contrario.
Lo stordimento dei giorni passati ad Allahabad è stato grande ma ora, lasciando decantare immagini e ricordi abbiamo la sensazione di essere stati dei privilegiati e di aver assistito ad un evento veramente speciale.
Vivere il profondo significato spirituale di questi giorni, l’intensità del senso religioso evocato da mille piccoli gesti e attività cerimoniali private o collettive ed immergersi nel mondo spettacolare e carico di umanità dei pellegrini, degli asceti, dei sadhu e della agente comune che anima questi luoghi rappresenta una esperienza di viaggio e di vita incancellabile.
A chi può consiglio caldamente di prenotare un biglietto per Allahabad per il 2037, fra 12 anni. Credetemi, non ve ne pentirete!