Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 44
di Ruggero Scarponi
Come il Principe Jalabar rimproverò suo fratello Massur per non aver infierito sulla Bella Manshay
Quando il Principe Massur ritornò al campo fu subito convocato nella tenda del Principe Jalabar, suo fratello che informato di come si era svolto il combattimento con la Bella Manshay ne era rimasto fortemente contrariato. Così parlò Jalabar. - Massur fratello mio, vorrei non essere deluso di quanto è avvenuto e ricevere da te una soddisfacente spiegazione, parla dunque ti ascolto con interesse. - Massur a capo chino premeva un fazzoletto sul collo per tamponare il sangue della ferita che il pugnale della sua avversaria gli aveva inferto e così rispose. - Jalabar, tu sei il capo della famiglia e il capo dell’esercito e a te è dovuta obbedienza. Sappi però che il mio comportamento è stato franco e leale. Davvero la giovane guerriera ha saputo tenermi testa. E davvero nessuno dei due ha prevalso sull’altro. – Eppure - rispose Jalabar - mi è stato riferito che per tre volte la fanciulla ha piegato le ginocchia e per tre volte le hai consentito di riprendere il duello quando l’avevi in tuo potere. - E’ vero, fratello mio, l’avevo in mio potere, ma solo perché i miei colpi di volta in volta hanno spezzato la lama della sua spada, senza mai riuscire a sorprendere la sua difesa. Ella si è battuta con grande valore e anche se invece di una deliziosa giovanetta fosse stato un guerriero mai avrei approfittato della fortuna per volgere in mio favore lo scontro. - A volte Massur, - concluse Jalabar,-bisogna mettere da parte l’orgoglio e servire interessi più alti. Male hai fatto, pensando di fare bene, a risparmiare la fanciulla. Oggi avremmo goduto di una vittoria assai significativa. Ma comprendo, sei giovane e non credo di sbagliare pensando che gli occhi di colei che ti ha tenuto testa abbiano avuto un ruolo superiore a qualsiasi spada. Va adesso nella tua tenda, riposati e fatti medicare quella ferita e soprattutto medita su quanto è avvenuto che ancora molto devi imparare dalla vita. - Così disse Jalabar a suo fratello Massur che mestamente se ne stava in ascolto.
Il Principe Massur preoccupato per la ferita inferta alla Bella Manshay implora suo fratello Jalabar di inviare un’ambasciata per conoscere le condizioni della giovane
Ma il Principe Massur dopo il colloquio con il fratello più volte cercò sugli spalti la bella guerriera senza mai incontrarla. Allora fu preso dal timore che la causa di quell’assenza fosse la ferita patita nel duello. Molto si rattristò in quei giorni Massur e molto si maledisse per aver arrecato il male alla sua amata. Dopo una notte insonne si risolse di chiedere a suo fratello Jalabar di inviare un’ambasciata per chiedere notizie della bella guerriera. Jalabar lo ascoltò incredulo ma vedendo come egli soffrisse veramente ne ebbe compassione e gli dette il permesso di recarsi a Shawrandall con il drappo bianco per chiedere tregua e compiere l’ambasciata. Così di buon mattino Massur senza armi e recando ben visibile il drappo della tregua si presentò alla porta della Phardisha dove chiese di essere ricevuto. Molto dovette attendere per la risposta dal momento che il corpo di guardia dovette informare il Consiglio degli Anziani di quella inusuale richiesta. Un nemico preoccupato della salute di un avversario che chiedeva di fargli visita. Conosciuto dal Consiglio il nome e il rango dell’uomo in attesa davanti alla porta della città si dette finalmente il consenso. Massur venne bendato e introdotto al cospetto della Bella Manshay. Costei era convalescente a letto e lo ricevette nell’alloggio militare contornata dalle compagne guerriere. Massur si inchinò alla giovane e le presentò un dono, un catena d’oro, da parte di suo fratello Jalabar a conferma e apprezzamento del suo valore e un dono da parte sua, un magnifico balsamario d’argento tempestato di pietre preziose contenente un unguento speciale per la medicazione delle ferite. Così parlò Massur.- Giovane e nobile Manshay mi hai fatto molto preoccupare. Non vedendoti alla difesa sugli spalti ho temuto che la ferita ne fosse la causa. Non sai come mi fa felice vedere che ti sei ben ripresa e il colore dei tuoi occhi è tornato acceso come quel giorno sulle mura - La Bella Manshay lo ascoltava rapita. Amava quel giovane e averlo presso di sé le faceva dimenticare la guerra e i tristi momenti. Gli prese le mani e lo ringraziò dei bei doni e anche lei volle ricambiare inviando a Jalabar un drappo da lei stessa tessuto e a Massur invece donò una miniatura con il suo ritratto chiuso in una custodia di oro e avorio. Poi volle sincerarsi che anche la ferita di Massur fosse in via di guarigione e volle aprire il fazzoletto che il giovane teneva al collo e verificarne con i propri occhi lo stato. Così parlò la Bella Manshay. – Principe, mai dimenticherò il nostro combattimento sulle mura. E come in quell’occasione ti sia rivestito di onore e lealtà. Un abito raro di questi tempi. Questa ferita che ti ho inferto al collo, Principe Massur, mi duole dentro e sono felice di vedere come si stia rimarginando. Ora fammi questo onore, dividi il pane con me prima di ritornare al campo. - Il Consiglio degli Anziani, infatti, aveva concesso solo un’ora per quella ambasciata e allora la Bella Manshay chiese alle compagne di predisporre una tavola per offrire un semplice ristoro, come si conveniva in quel tempo, all’ospite. Così nonostante la guerra e gli odi scatenati, due nemici, dimentichi dell’avverso campo, mangiavano lo stesso pane alla stessa tavola in fraterna comunione, come sarebbe stato scritto e tramandato, per innumerevoli anni.