Il treno dei bambini
Di
Sergio Perugini per il Sir
Presentato alla 19a Festa del Cinema di Roma, arriva finalmente su Netflix “Il treno dei bambini”, che ci riporta al tempo dell’Italia nell’immediato Secondo Dopoguerra, tra affanni di sopravvivenza e desideri di futuro, di riscatto.
A firmare la regia è Cristina Comencini, che ritorna a dirigere con grande eleganza e incisività dopo i successi “Va’ dove ti porta il cuore” (1996) e “La bestia nel cuore (2005). L’opera prende le mosse dal romanzo omonimo di Viola Ardone (Einaudi, 2019) e il copione porta la firma della stessa Comencini insieme a Furio Andreotti, Giulia Calenda e Camille Dugay. Protagoniste Barbara Ronchi e Serena Rossi, affiancate da Christian Cervone, Antonia Truppo e Stefano Accorsi.
La storia. Napoli 1946, Antonietta e il figlio Amerigo, di otto anni, vivono con pochi mezzi nei Quartieri Spagnoli. La guerra ha messo in ginocchio tutti, e si fa fatica a trovare stimoli e speranza. Un giorno Antonietta viene a sapere che il Pci sta organizzando dei treni dei bambini diretti a Modena per far trascorrere loro l’inverno e la primavera, trovando così ristoro e opportunità di scolarizzazione. Antonietta, con non poca sofferenza, manda il suo Amerigo al Nord e di lui si prenderà cura la militante di partito Derna, ex partigiana che vive nel dolore per la perdita del proprio amore…
“Un viaggio epico – ha dichiarato la Comencini – organizzato dall’Unione Donne Italiane, che racconta un’Italia impegnata nello slancio solidale. (…) Una vicenda passata ma attualissima: un periodo in cui sembrava possibile un Paese unito”.
“Il treno dei bambini” è un’opera che conquista per la forza della storia e la delicatezza dei sentimenti in campo.È il racconto di un Paese piegato dalle sofferenze economiche e sociali, che però non resta a guardare ma si adopera per rimettersi in marcia. A fare la differenza sono soprattutto le donne, che non si danno per vinte e fanno di tutto per tornare a sperare, soprattutto per le nuove generazioni. Sono le coraggiose madri del Sud, rese simbolicamente dalla figura di Antonietta, che non esitano un istante a privarsi dei propri figli pur di garantire loro un’opportunità nella vita, un’infanzia decorosa e la promessa di un futuro possibile. Madri espressione di un amore che non trattiene ma sa lasciare andare, incuranti dello strappo e del dolore. E poi ci sono le donne del Nord, colte nella figura di Derna, che si mettono in gioco per un’idea più grande: accogliere in maniera solidale.
Un racconto semplice come svolgimento ma vibrante per valori ed emozioni in campo.Una storia che brilla per solidarietà, misericordia e dolcezza,che volteggia con grande intensità grazie a due interpreti magnifiche.
Consigliabile, poetico, per dibattiti.