#359 - 1 gennaio 2025
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Cinema

I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Oscar Levant

Diari di Cineclub - I dimenticati , 115


Di

Virgilio Zanolla

Oscar Levant

Giù il cappello, signori: un genio. Non si può definire altrimenti una persona che nel corso della sua non lunghissima vita si è affermata quale compositore, pianista concertista, direttore d’orchestra, scrittore, attore, comico, conduttore di quiz radiofonici e di talk-show televisivi e personaggio della televisione. Un tipo siffatto verrebbe portato ovunque in punta di dita: ma nel nostro paese, che dei geni poliedrici e multiformi pure è la patria (Leonardo, Michelangelo, Bernini, Galileo... Do you now?), il nome di Oscar Levant tarda a diffondersi coi meriti che gli sono propri, sicché, se non davvero dimenticato, si può comunque ritenerlo indebitamente trascurato.

Oscar Levant

Oscar era nato a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 27 dicembre 1906, da Max, un ebreo ortodosso di professione orologiaio, e da Annie Radin, emigrata dalla Russia; i due erano stati uniti in matrimonio dal padre di lei, ch’era rabbino. Come i fratelli Howard detto Harry (1895-1950), futuro direttore d’orchestra, e Benjamin (1898-1957), futuro reputato urologo, egli si appassionò alla musica fin da bambino, studiando pianoforte; e nel 1922, dopo la morte del padre, si trasferì con la madre a New York, dove a Manhattan divenne allievo del prestigioso pianista, compositore e poliglotta polacco Zygmunt Stojowski (1870-1946). Dando del «tu» al pianoforte, cominciò prestissimo a esibirsi nel complesso orchestrale All the Lads del bandleader e violinista jazz Ben Bernie (1891-1930), col quale ancora sedicenne, nel febbraio 1923 (ma la data è controversa: in ogni caso, non dopo il 1925), esordì davanti alla macchina da presa nel divertente cortometraggio sonoro di Lee de Forest Ben Bernie and All the Lads, realizzato in loco col sistema sound-on-film (audio su pellicola) della De Forest Phonofilm. Con l’orchestra di Bernie registrò diversi brani.

Oscar Levant

La sua carriera prese l’abbrivio nel 1928, quando si recò a Hollywood. Qui conobbe George Gershwin col quale strinse amicizia, e, forse suggestionato dal suo esempio, cominciò a comporre. Il cinema sonoro, agli esordi, fagocitava canzoni e altri pezzi musicali per i film in uscita dei vari studios: così egli iniziò a sfornare motivi con buona continuità, se è vero che nei prossimi vent’anni collaborò alle colonne sonore di venti film, creando diversi successi, tra cui la canzone Blame It on My Youth (1934), su testo di Edward Heyman, che è stata incisa da numerosi artisti tra cui Bing Crosby, Rosemary Clooney, Nat King Cole, Frank Sinatra, Connie Francis, Sammy Davis jr. e Chet Baker. Scrisse inoltre musica per il teatro: dopo l’esperienza di Burlesque (1927), lavorò per i musical Ripples e Sweet and Low (entrambi 1930), in quest’ultimo esibendosi anche al pianoforte.

Dopo l’esordio cinematografico con gli All the Lads di Ben Bernie, Oscar tornò sul set nel 1929, prima in una parte d’attore, nel melodramma musicale e sentimentale La danza della vita (The Dance of Life) di John Cromwell e Edward Sutherland, con Nancy Carrol e Hal Skelly, nei panni di Jerry Evans, un elegante pianista che a un certo punto vediamo anche dirigere l’orchestra; poi nel drammatico La più bella vittoria (Night Parade) di Malcom St. Clair, stavolta nel ruolo del pianista che accompagna la performance della ballerina (Ann Pennington).

Oscar Levant

Il 5 gennaio 1932 il Nostro impalmava l’allora ventunenne Barbara Woodell (1910-97), attrice allora soprattutto teatrale; la loro unione tuttavia durò pochissimo: divergenze caratteriali - dovute, occorre dirlo, per buona parte al carattere instabile e nevrotico di lui - il 6 settembre 1933 portarono la coppia a divorziare. Intanto, il compositore Aaron Copland aveva incitato Oscar a esibirsi, il 30 aprile 1932, al Festival di musica americana contemporanea di Yaddo, presso Saratoga Springs (New York), dove viveva una comunità di artisti. Il successo ottenuto come interprete spinse il pianista venticinquenne a considerare l’idea di dedicarsi anche alla musica ‘seria’, giacché comporre canzoni era molto gratificante, ma egli aveva in animo di affermarsi anche quale autore di pezzi classici. Così, quell’anno intraprese la stesura della sua prima opera orchestrale, una Sinfonietta. Più tardi prese lezioni di composizione, prima dal reputato autore e teorico russo Joseph Moiseyevich Shillinger (1895-1943), poi addirittura dall’austriaco Arnold Schönberg, il padre della musica dodecafonica; a causa della dittatura nazista, infatti, questi nel ’33 era emigrato in America, finendo fatalmente per approdare a Hollywood. Dove già si trovavano, o presto sarebbero giunti, altri eccellenti maestri quali i russi Stravinski e Rachmaninov, nonché virtuosi come i pianisti Rubinstein (polacco) e Horowitz (ucraino), e i violinisti Szigeti (ungherese) ed Heifetz (russo). Schönberg restò molto soddisfatto di lui, tanto da proporgli il ruolo di suo assistente: ma non ritenendosi abbastanza qualificato, Oscar rifiutò l’incarico. Rimase comunque sempre affascinato dalla musica colta, continuando a praticarla anche in qualità di autore: tra i suoi lavori più acclamati una Suite (1936) e un Nocturne per orchestra (’37), due concerti per pianoforte (1936 e ’42), due quartetti d’archi, due Sonatine per pianoforte e altri brani di musica da camera. Inoltre, nel 1938 debuttò quale direttore d’orchestra a Broadway, sostituendo il fratello Harry in sessantacinque rappresentazioni della rivista The Fabulous Invalid di George Simon Kaufman e Moss Hart.

Oscar Levant

A dispetto delle sue ottime prestazioni d’attore (apparve anche nella commedia sentimentale La regina di Broadway - In person, 1935 - di William Alfred Seiter, con Ginger Rogers e George Brent), del suo fantastico talento pianistico e della solida reputazione quale compositore, ad assicurargli la popolarità fu però un programma radiofonico, il quiz Information Please, andato in onda dal 1938 al ’51, di cui Oscar (presente dapprima come ospite), coi colleghi John Kieran, Franklin Pierce Adams e Clifton Fadiman divenne una delle colonne portanti. Il programma si basava su domande le più varie rivolte dai radioascoltatori agli esperti in sala: Levant, che rispondeva per la musica e per il cinema, univa alla profonda cultura uno spirito caustico (Kieran lo definì «genio positivo», sottolineando la sua bravura nel «dare una risposta brillante condita con acidità»), sicché molte sue battute si fissavano nella memoria collettiva, come «Conoscevo Doris Day prima che fosse vergine», e «Penso molto a Leonard [Bernstein], ma non quanto lui»

Oscar Levant

Nel 1939 fu ancora a Broadway con lo stesso compito, per una nuova opera di Kaufman e Hart, la commedia The American Way, che interpretata da Frederik March e sua moglie Florence Elridge riscosse uno strepitoso successo. Il 1° dicembre 1939 Oscar si sposava per la seconda volta, con la cantante e attrice June Gilmartin (1911-96), nota in arte come June Gale in quanto membro del quartetto vocale The Gale Sisters. Il loro fu un matrimonio felice, che durò quasi trentatré anni, fino alla morte di lui, e venne altresì allietato dalla nascita di tre figlie: Marcia, Lorna e Amanda.
Nel 1940 Oscar pubblicò anche il primo dei suoi tre libri, A Smattering of Ignorance, seguito nel ’65 da The Memoirs of an Amnesiac, e nel ’68 da The unimportance of Being Oscar, che giocava sul titolo della nota commedia di Oscar Wilde L’importanza di chiamarsi Ernesto: tutte vivaci e preziose testimonianze autobiografiche, ricche di aneddoti e col ricordo delle celebrità da lui conosciute. In quel periodo lavorò nei film musicali Rhythm on the River (1940) e Kiss the Boys Goodbye (’41), diretti da Victor Shertzinger e con Mary Martin quale interprete femminile; nel secondo apparve anche quale cantante, eseguendo con Elizabeth Patterson il motivo Battle Hymn of the Republic. Nel 1945 interpretò se stesso (così come Al Jolson, Paul Whiteman, Hazel Scott e George White) in Rapsodia in blu (Rhapsody In Blue) di Irving Rapper, biografia musicale dell’amico George Gershwin spentosi otto anni prima, con Robert Alda nel ruolo del celebre compositore; dove, in una famosa scena, eseguì il Concerto in fa dell’autore di Porgy and Bess. Per ricordarlo, quell’anno stesso Oscar registrò per la Columbia Masterworks l’album Gershwin, Rhapsody In Blue, accompagnato dalla Philadelphia Orchestra diretta da Eugene Ormandy; molti anni dopo, nel 1990, questa registrazione si è aggiudicata il Grammy Hall of Fame Award.

Oscar Levant

Nella seconda metà degli anni Quaranta prese parte, sempre con ruoli cospicui, al drammatico Perdutamente (Humoresque, 1946) di Jean Negulesco, con Joan Crawford e John Garfield, alle commedie musicali Amore sotto coperta (Romance on the High Seas, ’48) di Michael Curtiz, film d’esordio di Doris Day, e You Werw Meant for Me di Lloyd Bacon (id.), con Jeanne Crain e Dan Dailey; ma fu con un terzo musical, I Barkleys di Broadway di Charles Walters (The Barkleys of Broadway, 1949), l’ultimo film della fantastica coppia di ballerini formata da Ginger Rogers e Fred Astaire, che Oscar acquistò finalmente la popolarità cinematografica: quando il suo personaggio, il pianista Ezra Millar, interpretò da par suo il Concerto per pianoforte n° 1 di Pëtr Il’iĉ Čajkovskij. In quel periodo il Nostro era il virtuoso del pianoforte più pagato negli Stati Uniti.

Oscar Levant

Negli anni Cinquanta egli attinse alla massima fama d’attore grazie ai suoi ultimi cinque film: fu il bislacco pianista bohèmien Adam Cook, indefesso fumatore di sigarette proprio come lui, nel musical-capolavoro di Vincente Minnelli Un americano a Parigi (An American in Paris, 1951), con Gene Kelly, Leslie Caron e Nina Foch; il rapinatore Bill Peoria nel 4° episodio - il grottesco Il ratto di Capo Rosso, diretto da Howard Hawks, con Fred Allen e Lee Aaker - dei cinque che compongono La giostra umana (O. Henry’s Full House, 1952), pellicola firmata da cinque registi; il pianista Charles Bennett nella biografia muscale I don’t Care Girl di Lloyd Bacon (1953), con Mitzi Gaynor; il librettista Lester Marton nel musical Spettacolo di varietà (The Band Wagon, id.) di Minnelli, con Fred Astaire, Cyd Charisse e Jack Buchanan, un altro strepitoso successo di pubblico e critica; e l’autolesionista Mr. Capp nel drammatico La tela del ragno (The Cobweb, 1955), ancora di Minnelli, con Richard Widmark, Lauren Bacall, Gloria Grahame, Charles Boyer, Lillian Gish e Fay Wray.

Oscar Levant

Allontanatosi dal cinema - dove nella seconda metà degli anni Cinquanta il genere musical entrò in lenta e irreversibile crisi, che più tardi culminò con un vero ‘cambio di pelle’, col mutamento di storie, musiche, scenografie, e naturalmente degli interpreti - Oscar si avvicinò alla tv, apparendo nel quiz radiotelevisivo della NBC Who Said That? Negli anni 1958-60 condusse presso la KCOP-TV di Los Angeles The Oscar Levant Show, il cui grande successo ne consentì la distribuzione anche ad altre reti televisive. Il talk show consisteva in un mix di esibizioni pianistiche, (in cui - spesso in compagnia della moglie June, e sempre fumando come un turco - il Nostro dava prova del suo incredibile virtuosismo passando con la massima naturalezza da Gershwin a Bach), di gustosi monologhi e di interviste a ospiti di prestigio come l’amico Fred Astaire, l’attore e sceneggiatore Christopher Isherwood, la cantante nippo-statunitense Miyoshi Umeki, lo scienziato e attivista Linus Pauling, vincitore di due premi Nobel (uno per la chimica, l’altro per la pace), eccetera. In esso Oscar non risparmiò le sue battute al fulmicotone, tanto che a un certo punto il programma venne sospeso; fu a causa di una freddura a proposito del fatto che in seguito al suo matrimonio col drammaturgo Arthur Miller, l’attrice Marilyn Monroe s’era convertita all’ebraismo: «Ora che Marilyn è kosher, Miller la potrà mangiare» sentenziò Levant. Nella religione ebraica, kosher significa cibo rispondente alle regole alimentari della Torah e quindi atto ad essere consumato, ma nella traduzione slang è incluso un velato richiamo al cunnilingus. Mesi dopo, quando il programma tornò in onda, venne registrato in precedenza per evitare altri pericolosi scivoloni; ma Oscar era praticamente ingestibile, sicché un suo commento sulle abitudini sessuali dell’attrice Mae West portò alla chiusura definitiva della trasmissione.

Oscar Levant

Dopo d’allora, vittima di una nevrosi accentuata dal suo umore balzano, egli si andò ritirando in se stesso, affidandosi sempre più di frequente agli psicofarmaci, così che in più occasioni, nel tentativo di curarlo, la moglie lo fece ricoverare in un ospedale psichiatrico. Oscar Levant morì il 14 agosto 1972 nella sua casa a Beverly Hills, per un attacco di cuore: aveva sessantacinque anni, sette mesi e diciotto giorni;. Fu June a trovarlo morto: quel giorno lui aveva concordato un appuntamento per farsi intervistare da Candice Bergen, e quando l’attrice di Soldato blu e Conoscenza carnale, che all’epoca era attiva anche come fotoreporter, si presentò da lui la moglie lo chiamò senza ottenere risposta. È sepolto a Los Angeles, al Pierce Brothers Westwood Village Memorial Park Cemetery. La sua figura è stata rievocata nell’aprile 2003 dal premio Pulitzer Doug Wright nel dramma Good Night, Oscar, rappresentato con successo al Belasco Theatre di Broadway; a vestirne i panni l’attore Sean Hayes, che per la sua interpretazione fu premiato con un Tony Award. Good Night, Oscar è ispirato a un episodio reale della vita del nostro personaggio, avvenuto negli anni Sessanta: quando, durante il suo ricovero in un ospedale psichiatrico, riuscì a ottenere un permesso di quattro ore per partecipare come ospite in tv al The Tonight Show.

Oscar Levant

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