#357 - 1 novembre 2024
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Cinema

I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Leonard Whiting

Diari di Cineclub - I dimenticati - 113


Di

Virgilio Zanolla

Leonard WhitingLeonard Whiting

Il mondo dello spettacolo presenta molte figure di artisti che hanno brillato per una sola stagione: vuoi per la brevità della vita, vuoi per vari altri motivi; in questa rubrica ne abbiamo ricordato molti. Il personaggio dell’odierno numero, ancora felicemente tra noi, ha settantaquattro anni e viene definito già da tempo un «semi-pensionato del cinema»: Leonard Whiting.

Nato a Londra, nel distretto settentrionale di Wood Green, il 30 giugno 1950, Leonard John è il primogenito di Arthur Leonard, responsabile di un negozio di scenografie teatrali, e di Peggy Joyce O’Sullivan, operaia in una fabbrica di apparecchi telefonici: due famiglie con antenati inglesi, irlandesi e rom; dopo di lui, la coppia ebbe le sorelle Linda ed Anne. Presto i Whiting si trasferirono ad Holloway, un quartiere a mezza strada tra Wood Green e il centro della capitale. Leonard studiò alla St. Josephs Richard of Chichester Highgate School di Camden Town, dove nella scuola primaria - all’incirca corrispondente alla nostra elementare - esordì in palcoscenico con la sorella Linda in alcune recite incentrate sulle rappresentazioni del Natale, segnalandosi per le notevoli qualità vocali: tanto che si classificò secondo al Gaiety Theatre nell’annuale Butlin’s Talent Contest, una competizione canora britannica vagamente simile al nostro Zecchino d’Oro.

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All’età di dodici anni, mentre si esibiva col gruppo Teal Lewis and the Fourtunes cantando Summertime a un matrimonio ebraico al Connaught Rooms Holborn, grazie alla voce e alla figura attraente venne notato da un agente teatrale, il quale lo indirizzò a un provino per il musical Oliver! di Lionel Bart, ispirato al romanzo di Dickens Oliver Twist, che prevedeva l’impiego di molti bambini; Leonard ottenne il ruolo del borseggiatore Jack Dawkins detto Artful Dodger (in singolare contrasto con la sua figura, il personaggio essendo caratteristico per il naso schiacciato e la fronte piatta, ciò che lo costrinse a impegnative sedute di trucco), che portò in scena per quindici mesi. In seguito, alternandosi con un altro attore, nel 1965-66 ricoprì per tredici mesi il piccolo ruolo del secondo cantante nella commedia di William Congreve Love for Love prodotta dal National Theatre, con Laurence Olivier, Lynn Redgrave ed altri eccellenti interpreti: allestimento che venne portato in tournée anche a Mosca e Berlino. In quel periodo esordì davanti alla macchina da presa, nella parte di Jimmy the Dip, nell’avventuroso The Legend of Young Dick Turpin di James Neilson (1965), con David Weston: storia romanzata di un criminale inglese del primo Settecento, divenuto figura molto popolare nel folklore britannico. Quell’anno stesso, Leonard apparve anche in televisione, nelle serie A Poor Gentleman, Laughter from the Whitehall e Disneyland.

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A questo punto della sua promettente carriera, entrò in campo Franco Zeffirelli. L’allora quarantaquattrenne regista fiorentino, dopo il felicissimo esordio in àmbito internazionale col film La bisbetica domata (1967), tratto dall’omonima commedia di Shakespeare e interpretato dalla coppia Liz Taylor e Richard Burton, intendeva girare un nuovo film basato su un’opera del sommo drammaturgo di Stratford-upon-Avon: Romeo e Giulietta. Fino ad allora, la tragedia era stata trasposta cinematograficamente in almeno sette pellicole: ma in nessuna di esse i protagonisti avevano l’età dei due personaggi scespiriani; nella più famosa di esse, anzi, - quella diretta nel 1936 da George Cukor - Giulietta (Norma Shearer) aveva trentaquattro anni e Romeo (Leslie Howard) ben quarantatré, mentre l’impetuoso amico di Romeo, Mercurzio (John Barrymore), addirittura cinquantaquattro! Zeffirelli intendeva proporre una versione della storia il più possibile moderna, ovvero fresca e veridica, più vicina alla cronaca dei fatti secondo le fonti storiche e letterarie che l’hanno tramandata: per lui, la prima operazione da compiere consisteva dunque nello svecchiamento dei protagonisti: e girando il film in lingua inglese, si preoccupò di cercare una coppia di ragazzi. Inizialmente, offrì la parte di Romeo a Paul McCartney, ma era indisponibile; sicché effettuò tre mesi di provini, visionando più di trecento candidati; quando si trovò di fronte Leonard (che gli era stato segnalato dalla scenografa e costumista Lila De Nobili) non ebbe più dubbi: trovò che aveva «un viso magnifico, gentile, dolce, melanconico, il tipo di giovane idealista che Romeo dovrebbe essere». Nondimeno, poiché Leonard sfoggiava un marcato accento cockney, lo mandò per alcuni mesi a ‘sciacquare i panni’ della sua dizione presso l’ottimo attore Anthony Nicholls. Quanto alla parte di Giulietta, dopo aver pensato ad Anjelica Huston, in un secondo provino con cinquecento candidate scelse Olivia Hussey, che nel primo aveva trovato insicura e in forte sovrappeso (durante la lavorazione del film si preoccupò che sul set non le venisse mai servita pasta).

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All’epoca, Leonard aveva appena compiuto diciassette anni, diplomandosi alla St. Josephs Richard of Chichester Highgate School, mentre Olivia, quindicenne, era già apparsa in due film (nel primo, Accadde in estate di Delmer Daves, 1965, interpretava Donna, la figlia di Lorenzo, Rossano Brazzi) e in una pièce teatrale accanto a Vanessa Redgrave. Poiché il film sarebbe stato girato in Italia, Zeffirelli li portò con sé a Roma, ospitandoli a Villa Grande, la sua nuova magnifica dimora sull’Appia Antica; le riprese si effettuarono a Gubbio, Pienza, Montagnana, Verona, e altri luoghi ancora, oltreché a Roma stessa. Ottimamente diretti e consigliati da lui, oltre alla straordinaria fotogenia i due ragazzi mostrarono un’eccellente intesa sul set. La prima del Romeo and Juliet, che si avvaleva della splendida colonna sonora composta da Nino Rota, avvenne la sera del 4 marzo 1968 all’Odeon Theatre di Londra, nell’àmbito del Royal Film Performance, alla presenza della regina Elisabetta II, dei principi Filippo e Carlo, e di varie personalità dello spettacolo come gli attori Joan Collins, Danny Kaye, Roger Moore, Richard Chamberlain e molt’altri ancora. Il successo del film fu travolgente: basti dire che solo negli Stati Uniti incassò in pochi mesi oltre 40 milioni di dollari; il critico Roger Ebert lo giudicò «il più eccitante mai fatto tratto da un’opera di Shakespeare». Inoltre vinse due Oscar: per la migliore fotografia e i migliori costumi; e grazie ad esso, nel 1969, Leonard e Olivia si aggiudicarono quali migliori attori debuttanti il Golden Globe e la Targa d’Oro del David di Donatello.

Tra i due giovanissimi ci fu un breve flirt («Ci piacevamo follemente, o almeno, io ero follemente innamorato di lei. Ma sfortunatamente i nostri percorsi nella vita non hanno coinciso» ebbe a ricordare lui), sentimento che col tempo si trasformò in una splendida amicizia: basti dire che si abituarono a sentirsi con cadenza quasi settimanale, e complici e sorridenti, nel corso degli anni hanno concesso assieme parecchie interviste filmate. Nel 1992, quando il figlio maggiore di Olivia, Alexander Dean Martin, soggiornò a Londra, fu ospite di Leonard, il quale nove anni dopo ha collaborato con lui all’Hollywood Collectors and Celebrities Show.

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Nel ’69 il nostro attore diciannovenne prese parte a due film. Fu Martín nello storico La grande strage dell’impero del Sole (The Royal Hunt of the Sun) di Irving Lerner, accanto Robert Shaw e Christopher Plummer: il racconto della cruenta conquista del Perù da parte del conquistador Francisco Pizarro. E tornò protagonista vestendo i panni del giovane Giacomo Casanova nel biografico Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano di Luigi Comencini, con Maria Grazia Buccella, Lionel Stander, Raul Grassilli, Senta Berger, Tina Aumont e Silvia Dionisio. Giocato molto sul fascino fisico e sulla freschezza d’interprete di Leonard, con poche inevitabili concessioni all’erotismo, la pellicola è un divertito e accuratissimo ritratto della società veneziana di metà Settecento, realizzato con grande finezza e splendida resa d’immagini: non si tratta dunque di un Comencini così «minore» come certa critica si è premurata di scrivere. Dopo questa performance in chiave scopertamente divistica, Leonard tornò davanti alla macchina da presa per la deliziosa commedia romantica Il ragazzo e la quarantenne (Say Hello to Yesterday, ’71) di Alvin Rakoff, con Jean Simmons [vedine la scheda di Federico La Lonza sul n° 82 di “Diari di Cineclub”, marzo 2020, pp. 21-22], fornendo una delle sue più persuasive prove d’interprete. Ambientata a Londra, essa narra la cronaca del breve incontro sentimentale e sessuale tra una matura bella signora della high society e un’affascinante ragazzo della periferia operaia, il quale, festeggiando quel giorno il proprio compleanno, bighellona per le vie del centro in cerca di avventure erotiche.

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In quel 1971 il ventunenne Leonard impalmava la ventiseienne modella statunitense Catherine Hellen (Cathee) Dahmen, dalla quale il 7 gennaio dell’anno seguente ebbe la figlia Sarah Beth. Il suo film successivo, che lo vide ancora protagonista, fu la commedia d’avventura Le eccitanti guerre di Adeline (À la guerre comme à la guerre, ’72) di Bernard Borderie: dov’egli, l’ufficiale degli ussari Franz Keller, innamorato di Sissi (Simone Rethel), figlia del generale von Klapwitz (Helmut Schneider), approfitta dello scoppio della prima guerra mondiale per cercare di elevarsi socialmente così da poter legittimamente aspirare alla sua mano. Nel 1973 Leonard tornò a lavorare per la televisione, apparendo nella serie Love Story, come protagonista nel film-musical Smike! ispirato dal romanzo Nicholas Nickleby di Dickens, e nel film tv Frankenstein: The True Story, di Jack Smight, dove interpretò Victor Frankenstein (e, in una breve scena, il poeta Percy Bisshe Shelley), in un cast prestigiosissimo che includeva Jane Seymour, David McCallum, James Mason, Michael Sarrazin, Michael Wilding, Ralph Richardson, John Gielgud e Agnes Moorehead. Con Rachel’s Man di Moshé Mizrahi (1975), la storia biblica di Rachele (Michal Bat-Adam), in cui impersonò un barbuto Giacobbe, egli ritenne d’aver concluso la sua carriera nel cinema.

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Da allora infatti si dedicò soprattutto all’attività teatrale, sia come attore che come scrittore e produttore. Tra il 27 novembre 1978 e il 17 gennaio ’79 interpretò il Faraone nel musical di Andrew Lloyd Webber Joseph and the Amazing TV Technicolor Draemcoat, rappresentato con eccezionale successo al Westminster Theatre nella capitale inglese. Incise anche vari motivi come solista, tra cui The Raven (dall’albo del The Alan Parsons Project Tales of Mystery and Imagination - Edgar Allan Poe), What Is A Youth, che è la sigla del Romeo and Juliet con la musica di Rota, quella di Say Hello to Yesterday con la musica di Riz Ortolani, You Don’t Know Me, Heaven in Your Eyes, e altri ancora: ed è un vero peccato che con la sua bellissima voce non abbia intrapreso una seria carriera nel mondo della canzone.

Nel 1977 divorziò dalla moglie Cathee e intraprese una relazione con la scenografa teatrale Valerie Marion Tobin, che nell’ottobre ’79 gli diede la figlia Charlotte Alexandre. Valerie sposò nell’82 William Warren Westenra, e la figlia ne assunse il cognome. A quanto lei stessa ebbe a dichiarare, Charlotte Westenra, che è oggi una bravissima regista teatrale, conobbe il suo padre biologico soltanto all’età di dodici anni. Per tre stagioni, tra il 1990 e il ’93, ha prestato la voce ad Urpgor, lo scienziato che capeggia gli Urpney nella serie animata per bambini della tv britannica The Dreamstone, trasmessa anche in Italia col titolo La pietra dei sogni. Nel 1995, quarantacinquenne, Leonard ha sposato la quarantaduenne Lynn Michelle Beth Mandell Presser, regista teatrale, con la quale viveva da tempo e dirigeva una compagnia assicurativa, la Leocor Limited, risiedendo dove abita tuttora, allo Steele’s Village di Haverstock Hill, nella parte settentrionale di Londra.

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Nel 2014 ebbe il dolore di perdere la figlia Sarah Beth, spentasi a Nashville appena quarantaduenne a causa di un tumore cervicale. In quei mesi cupi, quando all’età di sessantaquattro anni come attore aveva ormai da tempo tirato i remi in barca, a persuaderlo a riapparire davanti alla macchina da presa fu la sua grande amica Olivia, che gli chiese d’interpretare la parte di suo marito, Mr. Coulson, nel thriller psicologico Social Suicide (2015) di Bruce Webb, del quale era protagonista sua figlia India Eisley: guarda caso, una rivisitazione in chiave contemporanea dello scespiriano Romeo e Giulietta, in cui lei e Leonard rivestivano i panni dei genitori della moderna Giulietta Capuleti. In tal modo, dopo quarantasei anni essi si sono ritrovati assieme sul set.

Il 30 dicembre 2022 Leonard e Olivia hanno intrapreso un’azione legale congiunta presso la Corte Superiore della contea di Los Angeles contro la Paramount Pictures - casa coproduttrice e distributrice del Romeo e Giulietta di Zeffirelli (mancato nel 2019), che per esso incassò oltre 500 milioni di dollari - per frode e abusi sessuali verificatisi durante le riprese del film: sostenendo che all’epoca, entrambi minori, nelle scene di nudo vennero filmati a loro insaputa e contro la loro volontà. Il caso è stato archiviato il 25 maggio 2023 per l’assenza dei requisiti richiesti. Resta il fatto paradossale che nel 1968, all’epoca dell’uscita del film, Olivia non poté recarsi al cinema a vederlo proprio per la presenza di scene di nudo: tanto che ebbe a chiedersi come fosse possibile non poter vedere quel che osservava di sé «ogni giorno guardandosi allo specchio».

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