#356 - 1 ottobre 2024
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte del 31 gennaio, quando lascerà il posto al numero 360. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchè ti morde un lupo, pazienza; quel che secca è quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport è l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista è colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Scuola - Educazione

Lezione di scrittura

L'inflazione dei punti esclamativi e interrogativi

di Nicola Bruni

Consiglio, ai miei lettori, una scelta di sobrietà nell’uso dei punti esclamativi e di quelli interrogativi, che non ha senso usare in forma plurima o addirittura mista (!!!! - ???? - ?!?!) secondo una moda che dai fumetti è straripata in maniera travolgente nei social-network.

Lezione di scrittura

Il punto esclamativo, in base alle regole consolidate dell’ortografia italiana, è uno solo (!), e sta a indicare l’intonazione più o meno esclamativa della voce che deve assumere chi legge un testo scritto. Lo stesso vale per il punto interrogativo (?), che non può essere moltiplicato secondo l’enfasi che si vorrebbe dare alla lettura della forma scritta della domanda.
Nessun buon libro, nessun giornale serio ricorre a queste forme di interpunzione plurima. Anzi, se esaminate i titoli (anche quelli più “strillati”) dei giornali di informazione non sportivi, vi accorgerete che non hanno quasi mai un punto esclamativo. Perché? Perché l’enfasi dei punti esclamativi non piace al moderno stile giornalistico della carta stampata.

Lezione di scrittura

Per dare un’idea dell’incompatibilità tra il punto interrogativo e quello esclamativo al termine di una frase, vi cito questo esempio.
Se io, incontrando per la strada le Tre Grazie (Grazia, Graziella e Maria Grazia), dico con un’intonazione esclamativa “Che fate!”, gli rivolgo un complimento.
Se invece pronuncio le stesse parole con un’intonazione interrogativa - “Che fate?” -, mi “impiccio” della loro vita privata. Insomma, l’esclamazione è una cosa, la domanda un’altra.

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Aggiungo che il segno grammaticale dei “puntini di sospensione” ne comprende solo tre (…), incluso il punto finale. Il loro numero non varia secondo la durata della “sospensione”, altrimenti per le sospensioni prolungate bisognerebbe riempire pagine e pagine di “puntini”.

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