#356 - 1 ottobre 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Scuola - Educazione

Si fa un gran parlare del ruolo educativo della scuola

Quando i maestri...

...tiravano le orecchie

di Nicola Bruni

Quando i maestri...

Promosso a giugno agli esami di terza elementare con "otto" in tutte le materie, mi attendeva nella quarta classe della mia sezione, alla Manzoni di Roma, un maestro che aveva la fama di “cattivo”.
Un mio amichetto più grandicello, e birbaccione, me lo aveva descritto come un orco manesco, che tirava le orecchie e dava bacchettate agli scolari, oppure li castigava facendoli stare in ginocchio sui ceci, o in piedi dietro la lavagna, o fuori della porta, come si usava a quei tempi. Il pensiero che sarei capitato sotto le sue grinfie mi terrorizzava.
Ma il 1° ottobre del 1950, quando mi presentai a lui, come alunno della IV C, per iniziare l’anno scolastico, il maestro Emilio De Sanctis mi accolse in maniera così garbata - mi sorrise, mi accarezzò, mi rivolse parole rassicuranti - da lasciarmi meravigliato.

Quando i maestri...

D'altra parte, l'amichetto birbaccione (che, tra parentesi, si vantava di averne combinate in classe "di cotte e di crude"), quando gli riferii quella scena, ribatté: "Lui fa così pe' fasse vedé ch'è bbono, invece è cattivo". In realtà, quel maestro “cattivo” era soltanto burbero; e, a differenza di alcuni suoi colleghi, non insultava mai gli alunni e non usava esporre i “somari” alla berlina con il cappello dalle orecchie d’asino in testa.

Della sua severità ho due ricordi indelebili. Una volta che, in un tema, mi scappò di scrivere “misimo” anziché “mettemmo”, lui fece una tale “tragedia” che mi sarei sotterrato per la vergogna.
Un’altra volta, mi inflisse un giorno di sospensione perché, dopo il suono della campanella di uscita, avevo osato abbaiare (“bau bau”) di gioia. Io, però, non lo dissi ai miei genitori e l'indomani restai a casa fingendo di sentirmi male.
Comunque, di solito, il giudizio che quel "Signor Maestro" esprimeva sul mio profitto nei colloqui con mia madre era: “Non c’è malaccio”.

Quando i maestri...

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