L'incapacità di liberarsi degli ideologismi
pregiudizi e sguardo strumentale
Cittadinanza
di Amanzio Possenti
La nuova cittadinanza è un tema forte dell’estate 2024, soprattutto per quanto riguarda lo ’ius scholae’, primizia per un’eventuale (necessaria) estensione del diritto.
Oltre alla soluzione di un problema ’antico’ - l’Italia e gli immigrati presenti sul territorio nazionale e di diverse generazioni, problema di etica sociale - c’è di mezzo anche - seppure sovente non considerato - un problema di ’svecchiamento’ della vita e della realtà nazionale: siamo troppo legati al passato, come limite autoimposto di prospettive e di visualità, e questo frena spesso riforme destinate ad un’Italia più nuova.
Ecco il problema politico, con le conseguenze parlamentari che questo comporta, se è vero che non esistono le stesse visioni all’interno della maggioranza e che anche nelle opposizioni non tutti sembrano concordare in un’opinione comune.
Purtroppo la politicizzazione del fenomeno sposta l’unico angolo dal quale si dovrebbe guardare, il buon senso, che in Italia - non solo in questa situazione specifica - talvolta è carente, se non abbandonato in rari discorsi di evoluzione, privi di pragmatismo.
Trovarsi a discutere su un argomento che meriterebbe altra attenzione è segnale di una cultura legata ad ideologismi di maniera e di contrasto fra parti.
I diritti civili, patrimonio di tutti, devono trovare spazio idoneo in un dibattito di civiltà aperto ad una mescolanza di culture: purchè rispettoso fra loro e desideroso di percorrere la strada dell’espulsione dei pregiudizi.
Oltre la tradizione bloccata e dallo sguardo strumentale.