Giovani e genitori
generazioni a confronto
I social
di Amanzio Possenti
I social sono una straordinaria realtà che, coniugandosi con i temi della tecnologia e del bisogno di socializzare, rappresentano il ’plus’ della civiltà in movimento, punto apicale di un cammino di connessione interattivo, oltre la stampa. Se ne parla spesso, additandoli con entusiastica adesione o con negativa valutazione, spendendo per essi l’intero schema mental-operativo in nostro possesso e lasciandosi spesso guidare dall’assenza di criteri autocritici indispensabili.
La loro presenza è oggetto di dispute accanite fra sostenitori e denigratori, ma si ignora la necessità di farsi domande - giustificate e legittime – su come funzionino e agiscano sulla personalità dei singoli operatori. Salvo contestarli, - senza conoscerne perfettamente le motivazioni, o restarne abbacinati, senza un perché, attratti dal fascino (negativo) di una medialità sfuggente. Tanto che i social possono diventare ’padroni’ di noi stessi se non sappiamo porci in funzione autocritica, fondamentale se gli interventi sono privi del controllo (proprio o esterno) e del bisogno di non superare i limiti giuridici e del buon senso.
Il saggio dello psicologo americano Jonathan Haidt (edito da Rizzoli, anticipato recentemente da’Il Corriere della Sera’ in un articolo di Walter Veltroni) sottolinea, con i guai ‘dell’abuso degli smartphone e della iperprotettività dei genitori ’ di figli giovanissimi, il pericolo derivante dall’ incontro esagerato con i social: ’adolescenza in rovina’, certifica il titolo, rimarcando il rischio della instancabile connessione permanente e come i ragazzi iperconnessi appaiano ’depressi e ansiosi’.
Preoccupazioni allarmanti di fronte ai clic compulsivi dettati dall’abbandono a scelte estreme e dal passaggio ’dalla generazione del gioco a quella del telefono’, preoccupazioni da intendersi aperte all’ uso non all’abuso del mezzo nella difficile età adolescenziale.