Sui monti dell'Abruzzo
Piccola Transiberiana
di Roberto Bonsi
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Un termine improprio, forse creato per promuovere al meglio un territorio di grande bellezza, attraversato da una ferrovia datata, che desta la curiosità di tutti coloro, e specialmente i turisti, che l’hanno percorsa e continuano a farlo.
La cosiddetta "Piccola Transiberiana d’Italia”, così è stata battezzata, è uno dei tanti capolavori dell’ingegneria ferroviaria del nostro Paese, che da nord a sud, il centro compreso, dopo che le stesse strade ferrate sono state dismesse per anzianità di servizio od altro ancora, da un pò di tempo sono state rimesse a nuovo e poste a disposizione dei turisti, dei visitatori, degli stanziali e dei curiosi, italiani e stranieri, per renderli compartecipi di tutto ciò che si vede sbirciando dai finestrini dei vecchi treni, e sopra ogni cosa, vivere appieno ogni parte del territorio per fare “trekking”, escursioni e “tours” con le bikes, quelle apposite.
Fu chiamata la “Piccola Transiberiana d’Italia", perchè essendo disponibile ai più, anche durante il lungo, freddo e spesso innevato periodo invernale di quelle zone, fu per questo motivo “ipso-facto” paragonata alla vera “Transiberiana”, quella di oltre 7.000 Km., che dopo un lunghissimo percorso sul territorio della Russia sovietica e post sovietica, ed infine, e da qui il nome, nella lontana e freddissima regione della Siberia, un collega fantasioso a dir poco, pur facendo comprendere il senso del tutto, coniò questo termine così sbrigativo e sotto molti versi molto azzeccato, per promuovere la zona in questione nel migliore dei modi, e qui ci ripetiamo.
Su di una seguita rivista di turismo, il giornalista Luciano Zeppegno, rimasto favorevolmente impressionato nel corso di un viaggio, si crede di un “press-tour” in quei luoghi, ovvero sugli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, scrivendo poi un pezzo su quel tema, creo dunque un paragone tra quella fetta di terra d’Abruzzo, alle di certo non vicine steppe siberiane, quelle poste sotto la grande area artica del nostro pianeta.
Era l’anno 1980 quando il Zeppegno, scrisse di questo amabilissimo e sorprendente percorso-avventura, un viaggio in treno suddiviso in dieci tappe attraverso l'Appennino, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, e con i vari collegamenti ferroviari lungo la fascia costiera adriatica, un tracciato che poi probabilmente contribuì a rendere floridi sul piano turistico e conseguentemente socioeconomico, i territori percorsi.
Dopo anni di … “Vacche grasse”, ecco che iniziò la decadenza di tutto quanto, ed ai giorni nostri la “ Piccola Transiberiana d'Italia” è stata un pò riscoperta al pari di altre ferrovie fino a poco tempo prima dimenticate ,e che sono la gioia delle gite brevi, di quelle organizzate, e di quelle “ad hoc”, create per meglio far conoscere il territorio, le sue vetustà, ed i suoi prodotti a “Chilometro Zero”. Una sorta di interscambio culturale che di certo male non fa. E’ assodato ed è stato anche comprovato, che i “gangli” periferici di uno Stato sovrano, ma quasi completamente sordo, ben poco o nulla, hanno attuato, per correre ai ripari e per così salvaguardare le pur sempre utili ferrovie locali, che erano soprattutto una facilitazione di percorso anche per gli anziani e per i lavoratori residenti lungo quei percorsi o nelle loro immediate vicinanze. l’Associazione: “Le Rotaie”, composta da diversi giovani isernini, che per anni si è posizionata in primo piano per combattere l’indifferenza e probabilmente anche l'ottusità, la burocrazia e la caparbia volontà del non fare, dei vari Enti sopra nominati, riuscirono così per dire, a fare “fuoco e fiamme” , cosicché la “Piccola Transiberiana d’Italia” è venuta finalmente alla luce il 4 marzo 2012. Questa linea non più dormiente, ed ora predisposta solo per i transiti di natura turistica, è lunga 128 km. e viene denominata seppur con minor impatto promozionale, come: “Ferrovia dei Parchi”, e dall'area collinare della Conca Peligna a quota 300 metri s.l.m., si giunge sino ai contrafforti del grande massiccio della Maiella e degli altipiani summenzionati, arrivando poi ai 1268 metri, una volta in sosta alla stazione ferroviaria di Rivisondoli-Pescocostanzo, per infine scendere agli 800 metri dell’Alta Valle del fiume Sangro, e per finire poi sui 400 metri della città di Isernia, capoluogo del Molise.
Cittadine e paesi montani di alto livello turistico e con forti presenze in estate, ed apprezzate anche come stazioni sciistiche, che sono da definirsi dei “genius-loci. Le stesse sono: Campo di Giove, Castel di Sangro e Roccaraso, oltre quelle su nominate. “Secondo il noto ed apprezzato scrittore triestino Paolo Rumiz, la ferrovia segna l’ultima alleanza tra la funzionalità e l’estetica, mentre l'autostrada, ha decretato la sconfitta della bellezza (n.d.a.: Tratto dal suo libro, “L’Italia in seconda classe” -Feltrinelli Editore-Milano- pagg. 144). Questo è di fatto il caso della “Piccola Transiberiana d’Italia” e di tutte quelle ramificazioni di strade ferrate in disuso ed ora meglio riutilizzate, grazie ad associazioni di amatori, compresa quella summenzionata e quella meglio conosciuta ai più, della "Fondazione FF.SS.”.
Oggigiorno si va da Sulmona (n.d.a.: La “patria” dei confetti) a Isernia, facendo una serie di soste prolungate su questo “treno della natura”, ed il tragitto è di solo un giorno, e da capolinea a capolinea, si fa sosta in altre quattro stazioni ferroviarie. Credete ne vale davvero la pena!!!. Dunque!. Signore e signori, ora si va in carrozza e si parte inevitabilmente, per rallegrarci e per percorrere con serenità e gioia di vivere una terra davvero color “verde speranza”.