Montesarchio - (Benevento)
Torre del Museo Archeologico
Lasciar parlare la speranza
Di
Mario Dal Bello
È vero, tristemente vero. Il mondo in cui ci tocca vivere è affannato, anche disperato, privo di amore.
Un mondo pure violento, ingiusto. Sembrerebbe ovunque. E alle nuove generazioni è data ben poca speranza, ottenebrati come possono essere dalla schiavitù della paura o dell’egocentrismo. È una nuova apocalisse, ma senza rivelazioni?
Eppure, paradossalmente, questa storia umana cieca e buia può trovare a causa della sua oscurità o meglio dentro ad essa stessa un firmamento nuovo, nuove stelle. Così è successo lungo i secoli.
Uno dei miracoli che si sono succeduti nel tempo è quello dell’arte, come ricerca della Bellezza. Essa trasmette il senso della vita, il desiderio innato dell’immortalità, la necessità di continuare a vivere, a cercare, scoprire, sperare. Perché vivere è bello, nonostante tutto e tutti, oltre e dentro il dolore, il male.
L’arte lo insegna, perché essa è “visione”. E di visioni, non romantiche, non idealiste, ma reali e soprattutto vive, abbiamo un innato bisogno. Vivere è anche contemplare. Forse oggi più che mai.
Ecco perché una rassegna come quella di due artisti, Raffaele Sadutto e Francesco Astiaso Garcia, diventa una occasione da non perdere, un momento di immersione nella ricerca della bellezza-verità nei lavori dei due “creatori di immagini e di visioni”. Diversi, eppure uniti a formare un “duo sinfonico” che è un inno alla speranza.
Le Farfalle di Sadutto, simbolo di rinascita per eccellenza, che vengono alla luce là dove pare tutto sia finito nel nulla, sono immagini fosforescenti che si irradiano come un visionario arcobaleno, un firmamento di nuove stelle, accese da una pennellata vibrante e commovente.
Le Colombe pacificanti di Astiaso Garcia si librano in una purezza assoluta come altri cieli nell’universo, abbaglianti visioni di quella “luce etterna”, a dirla con Dante, che trascende le oscurità terrestri con un tocco delicatissimo, a volare sempre più in alto. Sono la luce immacolata.
Nelle opere di questi “creatori” dialogano forza e delicatezza, accensione e purezza, a formare una visione unica la quale grida che la bellezza è vita, è speranza. Finché ci saranno uomini, come i due autori, che troveranno il coraggio di andare oltre la fatica per creare immagini tanto splendenti, la morte non avrà l’ultima parola. Le loro opere infatti parlano di resurrezione. Immergersi in esse fa bene, non è illusione, è vita vera checontinua. L’unica, forse, possibile.