Trento - Palazzo delle Albere
Sciamani
Comunicare con l’invisibile
Di Laura Fasciolo
Si chiude a Trento una delle mostre più interessanti ed esaustive su un tema tanto affascinante quanto intrigante che è appunto quello dello sciamanesimo, un termine che già si presta a diverse interpretazioni e fraintendimenti, soprattutto perché si muove in un’area culturale che ha a che fare con il sacro e la sua definizione.
Il termine sciamanesimo ha origini lontanissime; nasce in Siberia, ma sappiamo che le pratiche ad esso connesse (viaggi nel mondo degli spiriti, poteri di guarigione e di comunicazione con altre dimensioni compreso il mondo animale) si ritrovano poi tra le più diverse zone del pianeta, dall’Africa, alle Ande al nord America e nell’Europa stessa.
Impressionante (nella mostra realizzata grazie alla collezione della Fondazione Sergio Poggianella), riscontrare oggetti, costumi, strumenti cerimoniali che si ritrovano identici in tutto il pianeta, come se queste pratiche, che non si basano su testi scritti, si tramandassero pratiche e segni per…canali occulti (ci si passi termine anche se ormai inflazionato in ambienti New Age…). Un esempio a noi prossimo è quello dei mamutones sardi, che usano costumi, maschere, strumenti musicali (cimbali di un certo tipo e scacciapensieri) identici a quelli usati nelle steppe della Mongolia o tra i riti vudu africani.
Non si diventa sciamani per scelta o per conversione interiore, ma per opera di una vera e propria “chiamata dal mondo degli spiriti”, in età prevalentemente adolescenziale; quello che è definito un vero e proprio rapimento da parte degli spiriti, porta l’iniziando a vagare come in trance o a rimanere in uno stato di morte apparente per giorni interi. Una tradizione che non sembra fare preferenze tra uomini e donne, infatti assai importante è la presenza di donne sciamane in questo contesto che presuppone anche un rapporto profondo con il mondo degli antenati.
Alcuni segni ed elementi come il tamburo, il flauto, o azioni come la danza e il canto di determinate formule, sono imprescindibili in quell’universo sciamanico che ha interessato le più diverse discipline quali l’antropologia, la psicologia, la filosofia, e l’arte in generale. Una sezione della mostra è dedicata proprio ad artisti contemporanei che dallo sciamanesimo hanno tratto ispirazione per le proprie opere, a cominciare dal grande Joseph Beuys.
La forza di questo fenomeno è testimoniata proprio dalla sua straordinaria capacità di sopravvivenza, nel corso dei millenni, ai tentativi di soppressione da parte dei diversi poteri religiosi (che spesso ne hanno assorbito e camuffato alcuni aspetti) e politici (in URSS fu uno delle prime proibizioni messe in atto) che non potevano certo sopportare la vicinanza di una realtà così forte e “sfuggente” ad ogni inquadramento che ne avrebbe determinato lo svilimento e la conseguente scomparsa.