#351 - 11 maggio 2024
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
curiosità

Fichi secchi

di Nicola Bruni

Torna d’attualità, in tempi di “vacche magre”, l’antica metafora delle “nozze coi fichi secchi”, risalente a un’epoca in cui i fichi secchi erano diffusamente un cibo da poveri. Si può riferire a ogni pretesa di fare qualcosa di importante con risorse inadeguate.

Nella scuola, per esempio, è applicabile ai reiterati propositi governativi di restituire dignità alla professione docente, migliorare la qualità dell’insegnamento, incentivare il merito. Domanda ricorrente: “Con quali mezzi?”. Autorisposta: “Coi fichi secchi”.

Fichi secchiFichi secchi

Le “nozze coi fichi secchi” più famose della nostra storia furono quelle celebrate “in forma dimessa” a Roma tra il principe ereditario Vittorio Emanuele III di Savoia e la principessa Elena Petrovich del Montenegro, il 24 ottobre 1896.
A bollarle in modo così spregiativo fu un giornalista dalla lingua biforcuta, Edoardo Scarfoglio, il quale insieme con la moglie Matilde Serao orchestrò, sul quotidiano di Napoli Il Mattino, una campagna denigratoria contro quel matrimonio che elevò a Regina d’Italia una “contadina”, figlia di un “sovrano pastore”.

Fichi secchiFichi secchi

Ciononostante, come racconta Cristina Siccardi nel libro “Elena, la regina mai dimenticata” (Ed. Paoline), il successo di quella regina fu “grandissimo”. Piacque agli italiani la semplicità della nuova sovrana, che d’intesa con suo marito, appena salito al trono, smantellò il sontuoso apparato di corte e impose un regime di sobrietà nella vita della famiglia reale. Per la quale, spesso, era lei stessa a servire in tavola, dopo aver personalmente cucinato le pietanze preferite.
Insomma, grazie alla regina “campagnola”, tra i pochi meriti del re Vittorio Emanuele III (1900-1946), gli va riconosciuto quello di aver introdotto l’etica dei fichi secchi nel più alto palazzo del potere, dando con ciò un buon esempio ai suoi sudditi.

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