Suolo il grande malato di cui la politica non si cura
l'influenza del clima
e riferimento al 22 marzo Giornata Mondiale dell'acqua
Difesa del suolo
Nonostante l’impegnativo ed ingente programma di Agenda 2030, che cambia complessivamente il modo di pensare politica ed azioni, di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico ed ai suoi, oramai frequenti, disastri, si continua a ragionare ed a prendere provvedimenti con una logica e mentalità non più adatta alla complessità della questione.
È quello che succede in questi giorni e che, purtroppo, succederà nei prossimi tempi, tanto che a rileggere questo articolo anche tra mesi o anni rischiamo di essere, purtroppo, sempre attuali ed aggiornati.
Stiamo parlando dei disastri legati ai sempre più frequenti e devastanti eventi meteorici che, con effetto crescente, causano sempre più devastazioni, allagamenti, smottamenti, frane e, purtroppo, morti e perdita di suolo e produzioni agricole.
Tra l’altro, il dato ufficiale che negli ultimi tempi è venuto alla ribalta è che dal 2014 è tornato a crescere il numero di persone che nel mondo soffrono la fame, nel 2017 erano 821 milioni. In Italia dal 2010 al 2017 l’uso di pesticidi e diserbanti in agricoltura è diminuito del 20%, ma tra il 2016 e il 2017 è aumentato l’utilizzo di fertilizzanti.
Ma per comprendere la fragilità del sistema suolo di cui troppi esperti (ed anche improvvisati) di altre discipline non parlano, vediamo alcuni dati sull’impressionante degrado del suolo che, in gran parte, al di là degli eccezionali eventi meteorici, è il vero responsabile.
In Europa tra il 60% e il 70% dei suoli è in stato di degrado; a livello globale la percentuale è al 52%. Entro 60 anni potremmo perdere le terre coltivabili. L’unica via è aumentare il contenuto organico nel terreno, lavorando contestualmente alla diminuzione di prodotti di sintesi, quali diserbanti, fertilizzanti ed altre sostanze che, con il loro apporto, non solo incidono negativamente sul contenuto di sostanza organica ma agiscono negativamente sulla struttura e resistenza del suolo agli eventi meteorici.
Potremmo dire che il degrado del suolo è “l’illustro sconosciuto” che nessuno (o troppo pochi) notano.
Di crisi climatica, inquinamento, pratiche nocive di deforestazione si parla sempre di più, ma pochi, a sentire alcune interviste anche di tecnici e politici, parlano e male di una crisi forse di maggiori e preoccupanti proporzioni: quella del suolo, che riguarda l’intero pianeta, anche se con effetti più evidenti in aree geologiche e morfologicamente più delicate come l’Italia.
È quanto evidenziato dall’ultimo lavoro di Save soil, movimento globale di Conscious planet per “risvegliare l’attenzione dei cittadini sullo stato del suolo e sollecitare i governi ad agire”, dal titolo “Soil revitalization – Global policy draft and solutions handbook”.
Lo studio è corredato da “manuali di politica globale” suddivisi per sette aree geografiche: Africa, Asia, Europa, America Latina e Caraibi, Medio Oriente e Nord Africa, Nord America e Oceania.
Si tratta di documenti che forniscono raccomandazioni pratiche e scientifiche che i governi possono adottare al fine di rivitalizzare il suolo della propria nazione. Un vademecum di pratiche specifiche di gestione sostenibile del suolo per 193 Paesi, nel quale vengono suggeriti 700 metodi diversi per la rigenerazione dei terreni agricoli.
-Rivitalizzare il suolo nel mondo
Secondo la UNCCD (Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione) è imperativo e impellente l’obbligo di rigenerare entro il 2030 almeno un miliardo di ettari di terreno. Ogni secondo che passa perdiamo quasi 0,5 Ettari di terreno fertile, di questo passo, secondo l’ONU, potremmo avere al massimo altri 60 anni di terre coltivabili. Ciò significa che nel prossimo futuro l’agricoltura non produrrà cibo sufficiente per una popolazione in costante crescita, dato che si stima che, entro il 2050, saremo circa dieci miliardi di persone (rispetto agli otto miliardi del 2022).
Le azioni climatiche ma, soprattutto e congiuntamente, l’uso scellerato dell’agricoltura convenzionale stanno provocando una perdita di suolo proprio nel momento in cui dovremmo incrementare la produzione agricola: facendo così “stiamo silenziosamente ma inesorabilmente accelerando verso disastrose carestie su scala globale”.
Secondo lo studio di Save soil il 52% dei terreni agricoli nel mondo è già in una condizione di degrado. Se le tendenze attuali non vengono arrestate, addirittura il 90% della superficie terrestre potrebbe essere degradata entro il 2050 e, considerando che il 95% del cibo che mangiamo proviene dalla terra e che l’87% della biomassa del pianeta è di origine terrestre, la continua distruzione del suolo rischia di avere implicazioni davvero terrificanti per la vita sulla Terra.