La lavanda selvatica o stecade (Lavandula stoechas, L. 1753)
è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Lamiaceae
Lavandula stoechas
di Guido Bissanti
Sistematica
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Lamiales, Famiglia Lamiaceae e quindi al Genere Lavandula ed alla Specie L. stoechas.
Etimologia
Il termine Lavandula è il diminutivo di lavanda, proveniente da lavo, lavare.
L’epiteto specifico stoechas proviene dal greco στοιχώδες stòichódes in fila, allineato, riferito alle isole di Hyeres (di cui la maggiore è Porquerolles) anticamente conosciute come Στοιχάδες νῆσοι Stoichádes nesoi, Isole Stecadi, allusione al loro allineamento visto dalle rotte battute dai naviganti; questi taxa sono presenti quasi esclusivamente nel bacino mediterraneo occidentale.
Distribuzione Geografica ed Habitat
La lavanda selvatica è una pianta di origini mediterranee ma non presente in tutte le regioni del bacino. È presente infatti in tutte le regioni costiere del Mediterraneo con l’eccezione della Libia, dell’Egitto e del versante adriatico della Penisola italiana.
In Italia è presente in Liguria e in tutte le regioni tirreniche.
Questa specie è eliofila, termofila e xerofila ed il suo habitat è quello della zona fitoclimatica del Lauretum, dove la si può trovare in genere dal livello del mare fino ai 600 metri d’altitudine e sporadicamente fino ai 1000 metri. Cresce soprattutto su suoli acidi e quindi maggiormente su suoli a matrice silicea a tessitura grossolana, meno frequentemente su quelli calcarei.
Descrizione
La Lavandula stoechas è una pianta aromatica suffruticosa sempreverde che cresce tra 40 e 60 cm fino ad un massimo di 120 cm; ha una colorazione grigiastra dovuta alla fitta tomentosità, con una ramificazione non fitta ma densamente fogliosa e portamento eretto.
Possiede rami che da giovani sono tomentosi e tetragoni.
Ha foglie persistenti, opposte, lineari o lineari-lanceolate, lunghe 1-3 cm e larghe pochi millimetri, con margine ripiegato e nervatura principale pronunciata, bianco-tomentose su entrambe le pagine; inoltre all’ascella delle foglie sono inseriti dei ciuffi di foglie più piccole.
I fiori formano una vistosa e compatta infiorescenza a spiga, di forma ovato-cilindrica, leggermente angolosa, lunga 2-3 cm e sormontata da un gruppo di 2-3 brattee ben sviluppate, di colore viola, blu o purpureo.
I fiori sono costituiti da un calice tomentoso, di circa mezzo millimetro con una corolla di colore blu-violaceo, lunga circa mezzo centimetro, gamopetala, leggermente bilabiata ma apparentemente regolare, con tubo terminante in 5 lobi quasi uguali e arrotondati.
I fiori hanno 4 stami sessili.
Il frutto schizocarpico è un microbasario (tetranucula) con 4 mericarpi (nucule) di 1,6-1,8 x 1,1-1,3 mm, ellissoidi, subtrigoni, a volte compressi, con una faccia convessa, lisci, lucenti, a volte papillosi all’apice, di colore castano.
Coltivazione
Per la coltivazione di questa specie si deve tenere conto che la Lavandula stoechas è tipicamente acidofila e cresce, come detto, su suoli a matrice silicea a tessitura grossolana e meno frequentemente su quelli calcarei. È una pianta semirustica ricca di spighe floreali profumate, facile da coltivare, adatta ai giardini costieri per la sua elevata resistenza alla salsedine.
Nelle zone più calde la pianta entra in vegetazione a fine autunno o in pieno inverno, in quelle più fredde in primavera. L’epoca di fioritura ha inizio, secondo la ripresa vegetativa, da gennaio a maggio e si protrae per alcuni mesi.
Per l’esposizione si consiglia di scegliere luoghi soleggiati e riparati dal vento.
Se la pianta viene coltivata in vaso va annaffiata quando il terreno è completamente asciutto; quelle allevate in piena terra generalmente si accontentano delle acque piovane e vanno irrigate solo nei periodi di prolungata siccità.
Per quanto riguarda la concimazione, per stimolare la fioritura bisogna somministrare un concime bilanciato fin dall’inizio della ripresa vegetativa (inizio della primavera). Per prevenire l’ingiallimento delle foglie, invece, è bene somministrare del ferro una o 2 volte all’anno. Inoltre in inverno è consigliabile proteggere la pianta dal gelo con una leggera pacciamatura basale di paglia o foglie secche.
È importante poi, per rinvigorire la pianta, accorciare i fusti fino alla parte semilegnosa utilizzando delle cesoie ben affilate e disinfettate.
La lavanda selvatica può andare soggetta, inoltre, alle stesse infestazioni della lavanda comune: afidi e cocciniglie che formano ammassi sugli steli e sotto le foglie.
La pianta è bottinata dalle api.
Usi e Tradizioni
La Lavanda selvatica, conosciuta anche con i nomi di Stecade, Steca o Stigadosso, pur essendo potenzialmente utile, ha ricoperto fino ad oggi poco interesse dal punto di vista agrario. Gli ambiti d’interesse sono il giardinaggio, l’apicoltura e l’erboristeria. L’olio essenziale può trovare impiego in profumeria, tuttavia l’interesse è marginale.
Questa specie, per le sue esigenze pedoclimatiche rifugge dalla macchia mediterranea fitta, mentre è frequente nelle radure, nelle macchie degradate, spesso in associazione con i cisti. È un componente tipico dell’Oleo-ceratonion, della gariga, dei pascoli cespugliati. Inoltre è frequente nelle facies di transizione fra vegetazione riparia mediterranea e macchia. In zone aride e assolate può formare estese coperture dal colore suggestivo per l’abbondante fioritura.
Nel giardinaggio la lavanda selvatica può essere impiegata per la realizzazione di giardini mediterranei in composizioni miste ai quali può conferire una certa spettacolarità per l’abbondante fioritura e l’intensità dei colori delle sue infiorescenze.
La Lavanda selvatica ricopre un importante ruolo nel settore apistico in quanto è un’interessante pianta mellifera. Il miele monoflora ottenuto da questa pianta differisce nettamente dal miele di lavanda (Lavandula angustifolia) propriamente detta: ha un gusto più fine ed è poco aromatico. Il miele di lavanda prodotto in Italia è in realtà ottenuto dalla Lavandula stoechas data la scarsa diffusione delle coltivazioni di lavanda officinale. In ogni modo il miele monoflora è poco presente sul mercato ed è prodotto soprattutto in Sardegna e nell’isola d’Elba.
Dalla lavanda selvatica si estrae un olio essenziale che contenente linalolo, acetato di linalile e cineolo. Al pari di altre lamiacee ha proprietà antisettiche, blandamente espettoranti e antispasmodiche.
In cosmetica, invece, l’olio essenziale che se ne ricava è un ottimo riequilibrante (ansia, insonnia), analgesico (mal di testa, dolori mestruali), antisettico (brufoli), igienizzante (cavità orale, parti intime), balsamico (malattie da raffreddamento) e cicatrizzante (ferite, scottature).
Inoltre, questa pianta, ha una elevata tolleranza agli incendi per cui ritorna molto presto a rifiorire in aree devastate dal fuoco.
Modalità di Preparazione
Lavandula stoechas è una pianta che si può utilizzare, attraverso l’estrazione del suo olio essenziale per varie proprietà terapeutiche, inoltre dai suoi fiori si può ottenere un miele monoflora dal gusto fine e poco aromatico.