#346 - 17 febbraio 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Pagine Preziose

I versi “iconopoietici” di Dante Alighieri.
Un’indagine sui temi dell’aldilà e del sacro nell’ultimo libro di Marcello Fagiolo.

L'immaginazione della Commedia

l'ombra di Fiorenza e il Paradiso di Roma-amor

Visione di Dante

Di Marcello Fagiolo

Quattro Emme Edizioni

Marcello Fagiolo ha pubblicato, per i tipi di Quattroemme, un testo affascinante dedicato al padre della lingua italiana, ma non come letterato, bensì come propulsore d’immagini che hanno influenzato l’arte di tutti i tempi. Il libro, illustrato da 700 immagini, s’intitola Visione di Dante. L’immaginario della Commedia, l’ombra di Fiorenza e il paradiso di Roma-Amor.

Non deve certo essere dimostrato - scrive Marco Bussagli - che la Divina Commedia ha – in un sol colpo – assolto almeno a due funzioni: rendere concreta e tangibile l’idea dell’Aldilà e stimolare la riflessione filosofica per immagini intorno al tema del sacro. Dico per immagini perché, come l’autore dimostra magistralmente, Dante non si abbandona alla descrizione astrusa di concetti, ma riconduce la speculazione teologica a icone; come se si trattasse di una Biblia pauperum sorprendente dove, però, sono le parole a descrivere figure allegoriche in grado di spiegare in maniera immediata assunti filosofici e teologici che, altrimenti, necessiterebbero di pagine e pagine di note e di chiose.

In altri termini, se mi si permette un neologismo, i versi di Dante sono “iconopoietici” e Marcello Fagiolo ce ne spiega i meccanismi con quella acribia e quell’acutezza intellettuale che solo i grandi Maestri possono permettersi. Del resto, giustamente, l’autore ricorda quanto Paola Manni ha scritto nel suo saggio sulla lingua dantesca, rilevando «che occhio è il sostantivo che ha in assoluto la più alta frequenza nella Commedia, con 263 occorrenze e parallelamente fra i verbi più ricorrenti abbiamo quelli della medesima sfera semantica: vedere, rivedere, guardare, mirare…».

Il punto d’inizio che ci introduce a questa particolare visione del poema risiede nella relazione fra la città di Firenze e l’idea del giardino, nell’ambito della quale, poi, la costruzione di S. Maria del Fiore divenne il segno più bello e tangibile di quella grande stagione fiorentina in cui la Repubblica provava a moralizzare le sue immense ricchezze, frutto delle varie attività di speculazione finanziaria e commerciali, trasformandole nella preghiera di marmo sbocciata proprio al centro della città-giardino di cui diveniva l’ornamento più bello.

Dante non vide mai la costruzione di Arnolfo e meno che mai quella ampliata di Talenti (completata poi con la cupola di Brunelleschi, ma la decisione di sostituire l’antica chiesa di Santa Reparata con quella nuova, datata al 1293, era ben nota al poeta che assunse la carica di priore (insieme ad altri sei colleghi) nel bimestre luglio-agosto 1295.

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