Recenti casi di cronaca accentuano il problema
I social
di Amanzio Possenti
So di non dire cose nuove, ma sento che il ’problema social’ – tecnologia che pur presenta aspetti positivi nel confronto di opinioni - ha bisogno di essere “ri-osservato” alla luce di alcune evidenze negatrici della funzione del dialogo.
Accade che talvolta lo web-social divenga territorio di grave indifferenza ai valori del rispetto e dei diritti altrui, sotto la ‘protezione’ dell’anonimato, magari fra insulti e affermazioni inaccettabili.
E’ argomento riportato all’attualità dalla morte tragica di una ristoratrice lodigiana, circa ipotesi di eventuali connessioni sulle quali sono in corso indagini.
Tutti – a cominciare da noi giornalisti e comunicatori, che pure possiamo sbagliare, ma ‘paghiamo’ le conseguenze - abbiamo bisogno di regole di comportamento, che per stampa e Tv esistono già (dal codice penale alla autoregolamentazione) e sono essenziali per la qualità e la responsabilità di una seria informazione.
C’è bisogno tuttavia, nel caso dei social divenuti presenza diffusa, qua e là ‘famelica’ o giustizialista , di una educazione responsabile e massima alla civiltà dei rapporti, in ogni scritto o dichiarazione, non dimenticando la dignità delle persone delle quali si parla. Ne deriva la necessità categorica di fare del rispetto – e della informazione fondata; no assoluto alle ’fake news’ - la fonte autocontrollata ed equilibrata della circolazione di un pensiero o di una opinione.
Mentre è incontestabile e permanente la libertà di espressione, va ribadito che essa finisce laddove inizia quella altrui, meritevole di piena attenzione. La gravità di certi interventi ’social’ scatta quando non si considera che le offese non sono mai accettabili: un conto è esprimere opinioni, altro è rifugiarsi nell’anonimato per colpire.
Mancando sui social una disciplina comportamentale, occorre affidarsi al buon senso e alla sensibilità di chi ci scrive.
E’ possibile? Con quale garanzia? L’uso scorretto non può diventare un porto franco per linguaggi-tritacarne.