Emiliana Campo e Nicola Stasi
per
Duo d’Eden
Al Teatro Ariosto di Reggio Emilia, Grosse fugue (vedere articolo precedente) è stata preceduta da Duo d’Eden, altro titolo di Maguy Marin del 1986, entrato nel repertorio della compagnia emiliana nel 2020.
È un folgorante duetto (un estratto del più ampio Eden) dentro la genesi dell’uomo, dell’origine e della fine. E dell’amore.
La simbiosi, il rigore esecutivo e l’ardua prova fisica di Emiliana Campo e Nicola Stasi, catturano la tensione dello sguardo immergendoci dentro un mondo primordiale evocato solo dalla danza muscolare dei loro corpi velati da un costume color carne che li rende nudi, col viso mascherato e una lunga chioma.
Sono Adamo ed Eva, colti nella nudità del paradiso terrestre; sono i sopravvissuti a un’apocalisse, unici esseri viventi su una terra desolata; sono gli amanti di sempre nel loro frastagliato rapporto di unione.
Sotto il rumore di una pioggia incessante, di tuoni e lampi, di cascate d’acqua, la coppia, tra lentezze e contorsioni, tesse un continuum di movimenti; la donna, serrata, avviluppata, si contorce con le gambe e le braccia all’uomo che la tiene, la prende sulle spalle, sopra la schiena, la sostiene, trattiene i suoi scatti, gli attacchi e le difese, la fa roteare, senza mai farla cadere se non, in alcuni momenti, facendole appena toccare terra coi piedi.
La plasticità dei due corpi che sembrano saldati e dei quali sentiamo il respiro e l’affanno, quel ritmo interno che sprigiona eros, solitudine, violenza, tenerezza, ci riconduce nei diciotto folgoranti minuti all’innocenza originale di un eden sognato e perduto.