In anteprima nazionale al Teatro Ariosto di Reggio Emilia,
va in scena Grosse Fugue, rielaborazione disperata ed euforica di Beethoven
Danza: Grosse Fugue
Di
Giuseppe Distefano
Era tra gli spettacoli più attesi del progetto Maguy Marin – La Passione dei Possibili dedicato alla grande, e ancora battagliera, coreografa francese.
Grosse Fugue, Ph. Tiziano Ghidorsi
Grosse Fugue è andato in scena in anteprima nazionale per il Reggio Parma Festival al Teatro Ariosto di Reggio Emilia (prima nazionale a luglio 2024 al Festival Bolzano Danza), ultimo appuntamento dell’intenso programma che ha visto nell’arco dell’anno un palinsesto di sei spettacoli e iniziative, con un workshop formativo, due mostre, occasioni d’incontro con l’artista, e il film documentario UMWELT, de l’autre côté des miroirs.
Grosse Fugue, Ph. Andrea Mazzoni
Creato nel 2001 per la compagnia di Maguy Marin e ripreso dal Balletto dell’Opera di Lione nel 2006, concepito sulla musica Die Grosse Fuge op.133 di Beethoven nella versione per quartetto d’archi, Grosse Fugue è stato ora ricreato sui corpi di quattro danzatrici della MM Contemporary Dance Company diretta da Michele Merola. Accompagnate dalla musica dal vivo dei solisti dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, le interpreti, tutte vestite di rosso, rappresentano i quattro strumenti di cui è composta la contrappuntistica e dissonante partitura musicale (che, va ricordato, all’epoca della sua composizione, il 1825, venne ritenuta alquanto ostica e ineseguibile) letta dalla coreografia di Marin come una metafora della vita in gara contro la morte. La danza cavalca la musica con energia pulsante, incessante come onde elettriche che si propagano; vive di slanci scomposti, di cadute e risalite, con gli arti che si dibattono e si spingono, la testa con scatti all’indietro o il corpo piegato in avanti.
Grosse Fugue, Ph. Andrea Mazzoni
Matilde Gherardi, Fabiana Lonardo, Emiliana Campo, Alice Ruspaggiari incarnano una frenetica disperazione ed euforia – evidente nella partitura di Beethoven -, ciascuna nella propria solitudine, con alcuni movimenti all’unisono e momenti insieme, condividendo anche la stanchezza a terra e la tregua sedendosi sul bordo del palco, guardando verso di noi, per subito decidere di riprendere la corsa. Coreografia di non facile esecuzione che le donne di MM Contemporary Dance Company danzano con assonanza come se la musica nascesse da dentro di loro.