Shaliran
Il Piccolo fiore sorridente - 25
di Ruggero Scarponi
Dopo aver ricordato questa triste storia, Amin e i suoi si introdussero nelle Grotte Nascoste, il cui ingresso si trovava lì vicino, celato da rocce e cespugli. Subito furono avvolti dall’oscurità, mentre miriadi di pipistrelli disturbati dai nuovi venuti, abbandonavano i loro tetri rifugi. In breve, furono costretti a percorrere un faticoso cammino di fango, acqua e sassi. Con loro c’era anche Betelian che essendo molto piccola e minuta, nonostante l’età avanzata, si muoveva agilmente sul sentiero impervio, senza rallentare la marcia degli altri. Kalina e la bella Manshay procedevano affiancate, tenendosi per mano, e stando bene attente che, né l’una, né l’altra, rischiasse di cadere su qualche inciampo. Così anche facevano Nazhira e la giovane cortigiana, aiutandosi, premurose, nei punti più difficili. Mentre Quemosh, Bashir e lo stesso Amin si prodigavano nel suggerire i passaggi più agevoli e offrendosi di trasportare a braccia le donne nell’attraversare vene d’acqua e tratti scivolosi. Il buio era pressoché totale e le torce che avevano acceso offrivano scarsa luminosità, sì che spesso, erano costretti a saggiare più volte il terreno con i piedi, per evitare pericolose cadute.
Cominciarono quindi a salire per una ripida cengia rocciosa, resa assai insidiosa dall’acqua che scolava dalle pareti formando a terra un fango molto scivoloso. Su tutti e in particolare su Shaliran, vegliava la dea Belt, che con materna premura, senza manifestarsi, rendeva il cammino più sicuro. Più volte, però, per alleviare l’angoscia dell’arrampicata, la dea soffuse sulla sua prediletta il tenue sospiro profumato, sì che avvertisse la sua presenza e prendesse coraggio. Ora avvenne che al termine della cengia, fosse necessario affrontare la scalata di un alto gradone roccioso, dalla cui sommità era possibile dominare il corso del torrente, sul fondo della grotta, fino a scorgere in lontananza un vago bagliore di una possibile uscita all’aria aperta. Amin si incaricò di affrontare per primo la scalata, ma Quemosh che aveva intuito il rischio di quel passo di roccia, volle a tutti i costi farlo lui, essendo il maggiore tra i fratelli. Con agilità, dunque, cominciò ad arrampicarsi e poi una volta raggiunta la sommità si sporse in basso, allungando il braccio, per offrire un aiuto a Bashir, il secondo della cordata. Amin, intanto, era rimasto indietro ad aiutare le donne. Quando fu la volta di Kalina a dover affrontare la ripida roccia, la dea Belt la prese tra le sue braccia affinché non rischiasse di cadere. Poi, quando tutti furono saliti, cercarono un luogo sicuro dove riprendere fiato, prima di continuare il cammino. A quel punto la grotta fu scossa da un tremendo ruggito. Un enorme orso era uscito dalla sua tana e incombeva sulla piccola compagnia con occhi pieni di ferocia. Solo le torce accese avevano evitato che si avventasse sul gruppo per farne scempio. Gli uomini si interposero facendo scudo alle donne che spaventate si erano ritirate nel punto più estremo della roccia. L’orso soffiava e agitava minaccioso le zampe anteriori con le quali sembrava volesse ghermire gli uomini in posizione di difesa. Allora Amin che recava con sé una lunga lama affilata, si avanzò verso la belva, mentre i due fratelli cercavano di distrarla con le torce. L’orso emise un furioso ruggito e con una zampa colpì violentemente Bashir facendogli volare di mano la torcia.
Il giovane, scosso dal colpo, precipitò nel vuoto, dove solo grazie a uno spuntone roccioso, evitò di rovinare nel fondo della grotta. Nel frattempo, però, Amin approfittando del momento in cui l’orso aveva attaccato Bashir era riuscito a spingere lo spiedo tra le costole della fiera, fino al cuore. L’enorme bestione dopo aver emesso un soffio poderoso strabuzzò gli occhi e franò a terra, come una montagna. Dopo aver ucciso l’orso, Amin, Quemosh e le donne si precipitarono nel punto dove era volato Bashir e con grande sollievo si avvidero che era scivolato solo di qualche metro su delle rocce sporgenti riuscendo a limitare i danni della caduta. Dopo aver tratto in salvo il compagno, ripresero il cammino, tenendosi tutti legati con una lunga corda per essere sicuri che nessuno restasse indietro o si perdesse in quell’ambiente ostile. Finalmente dopo molte ore giunsero in prossimità di un’apertura che conduceva all’esterno. Si ritrovarono infatti al calar della sera nel buio di un locale di un antico edificio, all’interno dell’onorevole città di Shawrandall.