I sei Re
Di Santi Visalli
Posso essere orgoglioso di dire che durante la mia carriera di fotogiornalista ho avuto l'opportunità di fotografare sei Re tra cui lo Shah di Persia, Reza Pahlavī che mi ha dato la possibilità di fotografarlo nella sua reggia, nel Niavaran Palace a Teheran, nel 1977.
Tre dei sei re erano e sono incoronati: come il Re del Marocco Hassan, fotografato a New York nel 1965, il Re di Giordania Hussein, fotografato a New York nel 1967, e il Re di Svezia Carl XVI Gustaf, fotografato negli Stati Uniti nel 1976. Con lui ho trascorso un mese intero, quando era venuto in America a visitare le comunità scandinave. Mentre due di loro avevano perso la corona, come il Re o, meglio, l'Imperatore d'Eritrea Haile Selassiè, fotografato a New York nel 1960, ed il Re di Spagna Juan Carlos, fotografato alle Nazioni Unite nel 1986. Ce ne sono ancora altri due fuori concorso: Umberto di Savoia, fotografato a New York nel 1967, ed Edward VIII, Duca di Windsor, che perse la corona per un amore, anch'esso fotografato a New York nel 1967.
Carl XVI Gustaf di Svezia si era fidanzato con una donna che non era di sangue blu, precisamente la tedesca Silvia Renate Sommerlath di Heidelberg. La rivista tedesca Bunte mi spiegò che il Re avrebbe visitato l'America per un mese con il suo entourage e un gruppo di giornalisti scandinavi per visitare tutte le comunità scandinave negli Stati Uniti. "Ti accrediteremo, e al di fuori degli scandinavi, sarai l'unico giornalista straniero sul suo aereo. Quindi, facci un bel servizio, specialmente se lo raggiungerà lei, la fidanzata Silvia."
Il Re atterrò a Washington, dove l’Ambasciata svedese gli organizzò un grande ricevimento. Poi partimmo per questo lunghissimo viaggio. I fotografi scandinavi avevano molto rispetto per il Re e quindi erano timidi nel parlare con lui. Si riunirono ed elessero me come "portavoce" dei fotografi, pensando che io, essendo di un paese dove il Re perse la corona nel 1946, potessi organizzare le foto che quotidianamente giovavano ai loro giornali. Ma quando il Re camminava ed io mi avvicinavo, cominciai a ricevere fortissime gomitate al petto e fortissime pestate ai piedi dagli agenti del servizio segreto che lo circondavano. Questo continuò per un paio di giorni. Io, naturalmente, ero molto arrabbiato e chiesi di parlare con il capo del servizio segreto di quel particolare giorno, poiché cambiavano il personale ogni due o tre giorni.
Riuscii ad avere una colazione a tu per tu con il capo del servizio segreto. Fra un caffè e l'altro, iniziai a spiegare che ero stato eletto come portavoce e quindi cercavo anche di fare qualche foto diversa da quelle posate che organizzavo. Lui mi guardò e mi disse: "Tu entri continuamente nel diamante di protezione, trasgredendo così le nostre regole che salvaguardano il Re." Io risposi: "Ma quale diamante, cos'è questo diamante?" E lui mi spiegò che attorno alla persona da loro protetta si immagina un'area a forma di diamante, dove per maggiore sicurezza non può entrare nessuno. "Tu ti avvicini sempre di più al Re, quindi entri nell'area protetta, e noi dobbiamo farti capire di non avvicinarti troppo." Così imparai a mie spese un'altra lezione di etichetta di salvaguardia: Il diamante di muscoli.
Ma per me il vero Re, anche se non aveva la corona, è stato l’Avvocato Gianni Agnelli.
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