L'iniziativa del Diario di Conoscenda 2023 - Edizioni Conoscenza
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La danza e la poesia
sono simili e diverse
Maria Luisa Spaziani
“Io e la mia morte parliamo da vecchie amiche
perché dalla nascita l’ho avuta vicina.
Siamo state compagne di giochi e di letture
e abbiamo accarezzato gli stessi uomini
Come un’aquila ebbra dall’alto dei cieli,
solo lei mi svelava misure umane.”
Luisa Spaziani nasce in un’agiata famiglia torinese nel 1922. A soli di¬ciannove anni, fonda e dirige la rivista «Il Girasole», poi chiamata «Il Dado». Dopo la laurea in lingue inizia il suo legame forte con la Francia e la cultura fran¬cese, dal 1953 soggiorna di frequente a Parigi. Nel 1949 conosce Montale con cui nasce un’amicizia che durerà tutta la vita. Pubblica le sue prime raccolte di poe¬sie, Le acque del Sabato (1954) e Luna lombarda (1959). Comincia a insegnare francese in un collegio, esperienza che arricchisce la sua produzione poetica che confluirà nell’opera Utilità della memoria (1966).
Nel 1958 la Spaziani vince il Premio Lerici e sposa Elémire Zolla, ma il ma¬trimonio finisce dopo due anni. Chiamata all’Università di Messina, insegna lin¬gua e letteratura tedesca e francese. È legata a questa esperienza la pubblicazione di Pierre de Ronsard fra gli astri della Pléiade e Il teatro francese del Settecento. Intensa l’attività di traduttrice di testi inglesi, tedeschi e francesi.
All’esperienza siciliana sono legate le poesie de L’occhio del ciclone del 1970. Seguiranno Transito con catene del 1977 e Geometria del disordine del 1981, con cui vince il Premio Viareggio per la poesia. Alla Spaziani saranno poi dedicate, nel 1979, nel 2000 e nel 2011, tre antologie del suo lavoro poetico.
Negli anni Ottanta è autrice e conduttrice di alcuni programmi per Radio Rai. Al culmine della sua carriera poetica Maria Luisa Spaziani dà alla luce nel 1990 Giovanna d’Arco, e per tre volte – nel 1990, nel 1992 e nel 1997 – è candidata al Premio Nobel per la Letteratura. L’universo maschile non fu sempre generoso con lei, scrive infatti: «Mi piaceva il giornalismo, parlare con la gente, inventare le in-terpretazioni delle cose, andare lontano… Non mi è stato possibile. I direttori mi dicevano di fare le cose che non amo, come la moda».
Nel 2012 la sua opera poetica viene pubblicata nel prestigioso Meridiano Mon¬dadori. Muore a Roma all’età di 91 anni. Significativo per la sua poetica questo suo aforismo: «È un paradosso: la danza e la poesia sono tanto simili quanto profon¬damente diverse, ma al di là di struttura e contenuti emotivi sono unite dal ritmo. D’altronde il ritmo è sovrano di tutte le cose che hanno senso a questo mondo».
Testamento
Lasciatemi sola con la mia morte.
Deve dirmi parole in re minore
che non conoscono i vostri dizionari.
Parole d’amore ignote anche a Petrarca,
dove l’amore è un oro sopraffino
inadatto a bracciali per polsi umani.
Io e la mia morte parliamo da vecchie amiche
perché dalla nascita l’ho avuta vicina.
Siamo state compagne di giochi e di letture
e abbiamo accarezzato gli stessi uomini
Come un’aquila ebbra dall’alto dei cieli,
solo lei mi svelava misure umane.
Ora m’insegnerà altre misure
che stretta nella gabbia dei sei sensi
invano interrogavo sbattendo la testa alle sbarre.
È triste lasciare mia figlia e il libro da finire,
ma lei mi consola e ridendo mi giura
che quanto è da salvare si salverà.
L’eloquenza
Con timoroso stupore accedo alla tua nudità
(guizza il pesce di marzo della luce),
inguini, anfratti, e già un corallo pallido
di vene traccia mappe d’eldorado,
Dormi, e il silenzio è cembalo stregato
che ci percorre il sangue ricongiunto.
Scivola sul pendio di neve azzurra
la mano-luna in brividi e tepori.
Amarti… Ma il linguaggio è una gabbietta
di cornacchie assai rauche. La più saggia
eloquenza sarà tacerti accanto,
mio germoglio che dormi nella neve.
*(Maria Luisa Spaziani, Tutte le poesie, Mondadori, 2012)*