Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro
I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"
Paul Henreid
I dimenticati, 89
Di
Virgilio Zanolla
Paul Henreid, il personaggio che propongo questo mese, ha avuto davvero un destino curioso: perché, pur se gratificato da un’esistenza piuttosto lunga e una carriera d’attore costellata di film di successo, molti dei quali nel ruolo di protagonista, per gli spettatori italiani il suo nome resta paradossalmente legato a una sola parte (peraltro, da lui molto sentita) in un film tra i più amati della storia del cinema: quello del leader della resistenza antinazista cecoslovacca Victor Laszlo in Casablanca di Michael Curtiz (1942).
Paul Georg Julius Freiherr von Hernreid Ritter von Wassel-Waldingau nacque il 10 gennaio 1908 a Trieste, all’epoca territorio dell’impero austro-ungarico, primogenito di Maria-Louise Lendecke e del barone Karl Alphons Hernried, un facoltoso banchiere viennese d’origini ebraiche il cui nome originario era Carl Hirsch, che per quieto vivere nel 1904 si era convertito al cattolicesimo; qualche anno dopo nacque il fratello Robert. Karl Alphons morì in piena prima guerra mondiale, il 21 aprile 1916 a Praga, dove dirigeva la Banca Agricola Tedesca, precedendo di sette mesi l’ultraottuagenario imperatore Francesco Giuseppe. Paul fu mandato a studiare nell’esclusiva Theresianische Akademie di Vienna, un collegio fondato dall’imperatrice Maria Teresa e giudicato tra le migliori scuole austriache, dove nel 1927 conseguì il diploma. Nel frattempo, con la morte del padre e a seguito della guerra, il patrimonio di famiglia si era notevolmente ridotto. Ragazzo dai molto talenti, amando il disegno Paul s’iscrisse all’Accademia Grafica di Vienna, quindi passò all’Accademia Strobl, lavorando quattro anni come disegnatore e traduttore presso una casa editrice e frequentando i corsi serali della nuova accademia drammatica al Conservatorio della capitale austriaca. Fin da bambino si era sentito attratto dal teatro, e sebbene i familiari esprimessero riserve circa un suo futuro come attore, egli non si lasciò intimidire: alto 191 cm., fisico snello, viso dai tratti regolari intenso e romantico, pareva predestinato al successo.
Nel ’33, ventiquattrenne, esordì nel cinema in un piccolo ruolo ne L’inferno dei mari (Morgenrot) di Vernon Sewell e Gustav Ucicky, un film a colori sulla guerra sottomarina. Ebbe anche fortuna: perché il direttore della casa editrice presso cui lavorava era l’attore e regista Otto Preminger, come lui d’origine ebraica e all’epoca amministratore delegato del Teatro della Josefstadt; Preminger lo presentò all’allora direttore del Teatro, egli pure ebreo, il grandissimo regista teatrale Max Reinhardt: il quale chiamò Paul a lavorare nella sua compagnia facendogli sottoscrivere un accordo privato, e nell’estate 1933 al Reinhardt Theater, lo fece esordire nel suo nuovo allestimento del Faust di Goethe: la prova del giovane attore bastò a fare di lui uno dei più ricercati giovani amorosi del teatro tedesco.
Naturalmente, lo richiese anche il cinema. Nello stesso ’33 Paul, che parlava perfettamente inglese, apparve come comparsa negli avventurosi e sentimentali Love in Morocco e Baroud della coppia Rex Ingram e Alice Terry. Seguirono nel ’34 il drammatico Alta scuola (Hohe Schule) di Erich Engel, e nel ’35 la commedia musicale Eva di Johannes Riemann e l’avventuroso Il re dei commedianti (...nur ein Komödiant) di Engel, tutte pellicole dove rimediò parti di fianco. Paul non aveva mai nascosto il suo fermo antinazismo, motivato senza dubbio anche dalla sua origine ebraica: nel 1935, con l’allora fidanzata Elizabeth Camilla Julia (detta Lisl) Glück, che avrebbe sposato l’anno seguente, si trasferì in Inghilterra. Fu una mossa lungimirante, non solo perché l’avvantaggiò nella carriera: tre anni dopo infatti, quando con l’Anschluß l’Austria venne annessa alla Germania nazista, alla stregua di altri oppositori egli venne designato «nemico ufficiale del Terzo Reich germanico» e tutti i suoi beni rimasti in patria gli vennero sequestrati.
A Londra, Paul trovò presto lavoro, in teatro e davanti alla macchina da presa, dove nel ’37 apparve in una modestissima parte non accreditata ne La grande imperatrice (Victoria the Great) di Herbert Wilcox, una biografia della regina Vittoria interpretata da Anna Neagle, moglie del regista. Quell’anno egli prese pure parte con successo all’omonimo spettacolo teatrale, figurando come principe Alberto, ruolo che nel film aveva ricoperto Anton Walbrook. Quando deflagrò la seconda guerra mondiale, per la sua nazionalità tedesca Henreid rischiò seriamente d’essere deportato o internato come nemico: ma l’attore Conrad Veidt - tedesco ma naturalizzato cittadino britannico, sposato a un’ebrea e dichiaratamente antinazista (nel ’42, in Casablanca, avrebbe interpretato da par suo il bieco maggiore nazista Strasser) - si spese molto per lui, riuscendo a persuadere della sua buona fede, sicché il nostro poté continuare a prodursi nella terra d’Albione. Nel ’39 Paul colse un buon successo col personaggio di Max Staefel nel fortunatissimo dramma sentimentale Addio, Mr. Chips! (Goodbye, Mr. Chips) di Sam Wood, produzione MGM sull’isola, accanto a Robert Donat e alla debuttante Greer Garson. L’anno successivo, fu Victor Brandt nel drammatico An Englishman’s Home (conosciuto anche quale Mad Men of Europe) di Albert de Courteville, il capitano Karl Marsen nel thriller bellico Night Train to Munich di Carol Reed, e apparve in una piccola parte nella commedia musical-spionistica Under Your Hat di Maurice Every.
Nel frattempo, con l’incalzare degli eventi bellici la vita in Inghilterra si faceva sempre più difficile e precaria. Sicché nel 1940 Paul, la moglie e le due figlie adottive Monika e Mimì si trasferirono negli Stati Uniti. Qui egli riscosse subito grande successo interpretando a Broadway, tra il dicembre ’40 e l’aprile ’41, il console nazista nel dramma Flight to the West di Elmer Rice. La sua convincente prestazione gli aprì le porte di Hollywood. Nel 1941 divenne cittadino statunitense, firmò un contratto con la RKO e cambiò il nome d’arte da Paul von Hernried al meno teutonico Paul Henreid. Per fortuna, in grazia della sua figura attraente, lo studio intuì subito che Paul sarebbe stato altrettanto efficace interpretando ruoli positivi. Il suo film d’esordio fu il dramma bellico L’ora del destino (Joan of Paris, 1942) di Robert Stevenson, dove fu protagonista accanto a Michèle Morgan. Seguì, sotto l’egida Warner Bros., il coraggioso dramma sentimentale Perdutamente tua (Now, Voyager, id.) di Irving Rapper, accanto a Bette Davis: nei panni dell’architetto Jerry Durrance, sposato a una donna che non lo ama e padre d’una figlia cresciuta solitaria e infelice, il quale s’innamora, riamato, della giovane Charlotte (la Davis), nubile e anch’ella vittima di una madre dispotica, Paul disegnò un personaggio sensibile e combattuto; il gesto, ripetuto più volte, in cui accende contemporaneamente due sigarette per poi porgerne una a Charlotte, è rimasto tra i più celebri del cinema hollywoodiano.
I suoi due primi film americani avevano riscosso notevole successo; il terzo, Casablanca (id.) di Michael Curtiz, con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, benché lo vedesse deuteragonista, portò ai vertici della considerazione la sua figura d’attore; a vestire i panni dell’antinazista Victor Laszlo egli non fece alcuna fatica, visto la sua storia personale. Nel dramma romantico Bombe su Varsavia (In Our Time, ’44) di Vincent Sherman, dove interpretò il conte Stefan Orwid, ebbe quale partner Ida Lupino. Un altro dramma, Tra due mondi (Between two Worlds, id.) di Edward Blatt, lo vide nei panni d’un profugo austriaco, Henry Bergner, che assieme alla moglie Ann (Eleanor Parker) affronta la tragedia dei bombardamenti aerei su Londra durante l’ultima guerra. Ne I cospiratori (The Conspirators, id.) di Jean Negulesco, un melò a tratti ricalcato su Casablanca, dov’era l’antinazista olandese Van Der Lyn, chiamato a individuare una spia, Paul ebbe quale partner la bellissima compatriota Hedy Lamarr. La guerra era presente solo di sfondo anche nella commedia musicale Ho baciato una stella (Hollywood Canteen, id.) di Delmer Daves, ambientata in un club hollywoodiano realmente esistente, fondato da Bette Davis e John Garfield, dove i soldati in licenza dal fronte venivano accolti gratuitamente e avevano l’opportunità di conoscere le star del cinema; nella pellicola, come moltissimi altri colleghi, Heinred interpretò semplicemente se stesso.
Al vertice della popolarità, il nostro attore si permise il lusso di rifiutare due ruoli da protagonista maschile da interpretare accanto all’amica Bette Davis: uno dei quali - Quando il giorno verrà (Watch on the Rhine, ’43) di Herman Shumlin - portò all’Oscar l’attore Paul Lukas, che l’aveva sostituito.
Nel 1945, nell’avventuroso Nel mar dei Caraibi (The Spanish Main) di Frank Borzage, egli incarnò per la prima volta un eroe di cappa e spada: il capitano Laurent Van Horn, pirata destinato all’amore della contessa spagnola Francisca Alvarado (Maureen O’Hara). L’anno seguente, in Appassionatamente (Devotion) di Edmund Goulding, passò a vestire i panni del reverendo Arthur Nichols, marito della scrittrice Charlotte Brönte (Olivia De Havilland), quindi, in Schiavo d’amore (Of Human Bondage, id.) dello stesso Goulding, fu il protagonista Philip Carey, e ne Il prezzo dell’inganno (Deception, id.) di Irving Rapper, tornò a lavorare con la Davis, interpretando suo marito, il talentuoso violoncellista Karel Novak. Nel ’47 venne prestato dalla Warner alla MGM per Canto d’amore (Song of Love) di Clarence Brown, dove impersonò il compositore Robert Schumann, accanto a Katharine Hepburn nel ruolo di sua moglie Clara.
Divenuto una sorta di gallina dalle uova d’oro, l’anno seguente, per la somma di 75.000 dollari Henreid acquistò il suo contratto dalla Warner Bros.; la MGM gli offrì il doppio di quella somma affinché firmasse con essa un impegno a lungo termine, ma lui rifiutò. E quell’anno stesso produsse l’intrigante giallo-noir Jim lo sfregiato (Hollow Triumph) di Steve Sekely, che interpretò accanto a Joan Bennett, nel doppio ruolo del dottor Bartok e del suo sosia e assassino John Muller. Nel ’49 apparve come vilain nell’avventuroso La corda di sabbia (Rope of Sand) di William Dieterle, accanto a Burt Lancaster, Corinne Calvet, Claude Rains e Peter Lorre, nel ’50 fu il dottor Jason in un altro film di ferma denuncia sociale, Belle, giovani e perverse (So Young So Bad) di Bernard Vorhaus, la storia di uno psichiatra che lotta per il benessere delle recluse di un riformatorio femminile.
Dopo due film di cappa e spada e la deliziosa commedia Pardon My French di Vorhaus, in cui fu partner di Merle Oberon, nel ’52 Henreid esordì come regista del film For Men Only, di cui era interprete accanto a Margaret Field e Kathleen Hughes, nonché coproduttore: la vicenda, ambientata in un campus universitario, affrontava il tema del nonnismo. Quell’anno stesso egli interpretò il noir Volto rubato (Stolen Face) di Terence Fisher, accanto a Lizabeth Scott, e ritrovò la Oberon nella commedia di Marcel Cravenne Dans la vie tout s’arrange. Per essersi recato a Washington con un gruppo di colleghi a protestare contro gli eccessi del Comitato della Camera istituito dal senatore McCarthy per indagare sulle attività antiamericane, Paul - ricordò nell’autobiografia Ladies Man Henried (1984) - fu inserito per un quinquennio nella lunga e famigerata «lista nera», per fortuna senza gravi conseguenze per la carriera, essendosi egli ormai reso indipendente dagli studios e recandosi spesso a lavorare in Europa.
Negli anni Cinquanta e Sessanta s’impegnò soprattutto in ruoli di fianco, diretto da registi di qualità e apparendo in film di spessore quali Sacro e profano (Never So Few, ’59) di John Sturges, accanto a Frank Sinatra, Gina Lollobrigida, Steve McQueeen e Charles Bronson, I quattro cavalieri dell’Apocalisse (Four Horsemen of the Apocalypse, ’62) di Vincente Minnelli, a fianco di Glenn Ford, Charles Boyer, Ingrid Thulin e Lee J. Cobb, Operazione Crossbow (Operation Crossbow, ’65) di Michael Anderson, con Sophia Loren, George Peppard, Trevor Howard e Lilli Palmer. La sua ultima parte d’attore sul set fu quella dell’anziano cardinale ne L’esorcista II - L’eretico di John Borman (1977).
Tra le sue regie cinematografiche merita un cenno almeno il thriller Chi giace nella mia bara? (Dead Ringer, ’64), nel quale diresse la sua vecchia partner e amica Bette Davis, nonché, in un ruolo minore, sua figlia Monika. Henreid diresse anche alcuni episodi di celebri serie televisive, come Alfred Hitchcock presenta e Bonanza. Lui, che negli anni Quaranta aveva lavorato anche in radio, nel ’73 tornò a Broadway per esibirsi nel ruolo del Comandante in Don Juan in Hell di George Bernard Shaw.
Paul Henreid morì a Santa Monica (California) il 29 marzo 1992, per le conseguenze di un ictus, all’età di ottantaquattro anni. Riposa nella stessa città al Woodlawn Cemetery. Due stelle sulla Hollywood Walk of Fame ne ricordano l’attività come attore e regista nel cinema e nella televisione.