tradizioni scultoree di Bergamo e Brescia
con un’acuta analisi storico-artistica degli artisti protagonisti.
Riva per Pagazzano
di Amanzio Possenti
Il respiro della scultura è alito di bellezza e di ricerca, di passione e di stimolo, di gusto e di sensibilità; anzi è canto di poesia tra stile e severità d’impianto e di composizione, inno che esalta la materia donandole proprietà espressiva. Gli scultori sono dei narratori dell’immediatezza e della presenza, autori di un cammino che guarda avanti portandosi dietro e dentro un cumulo di esperienza umana.
Banco di prova di questa strada che esprime invenzione narrativa è la capacità della scultura di immergersi nella storia e di dialogare. Proprio come si propone – in un gesto di viva provocazione culturale - la singolare mostra ’Dopo Manzù- Dialogo fra sei scultori e un Maestro‘ aperta dall’8 settembre fino al 15 ottobre nelle storiche sale del Castello visconteo di Pagazzano(Bg).
Tra la suntuosità del luogo e le scelte espressive nel programma-mostra di sette scultori dialoganti, le loro opere di ieri e di oggi affrontano temi cari al territorio e alle tradizioni in un’ analisi serrata e linguisticamente intensa.
Dalla forza del dire a quella del coinvolgere. Come intendono i promotori, gli amministratori – Comune, sindaco e assessore alla cultura - e gli artisti che ne sono i curatori - gli scultori Ugo Riva di Bergamo e Sergio Battarola di Bariano(Bg) – ideatori con Silvana Scotti di Pagazzano di un evento sopra le righe, di alto spessore, nell’ambito di Bergamo-Brescia Capitale della Cultura 2023.
Come il titolo suggerisce, si mettono a confronto le voci di un grande Maestro, Giacomo Manzù, e di sei valenti artisti di oggi, bergamaschi e bresciani, di varia età e di diverso stile - nelle variazioni contemporanee del figurativo - vocati a rappresentazioni di bellezza e di stile, contestualmente impegnati fra materia e ricerca, decisi a restituire dal mondo della materia la qualità della forma e il godimento estetico del linguaggio: nel dinamismo inventivo e coerente delle figure.
Sono sei scultori dalle storie personali, professionali e autonome pur se confluenti nella comunanza di radice culturale, linguaggio sobrio e asciutto, innovativo e proprio, dove la figura è slancio di ricerca e immagine non stereotipa. I sei artisti che ‘parlano’ il linguaggio dell’oggi e dialogano con purezza e proprietà sia con Manzù sia con il Castello e il pubblico sono, oltre a Giacomo Manzù Maestro indiscusso, Viveka Assembergs (svedese, Bergamo), Sergio Battarola (Bariano), Ugo Riva (Bergamo), Giuseppe Rivadossi(Nave,Bs), Federico Severino(Brescia), Dario Tironi (Bergamo).
Un prezioso catalogo presenta l’ampio e documentato testo di Ugo Riva sul tema delle tradizioni scultoree di Bergamo e Brescia con un’acuta analisi storico-artistica degli artisti protagonisti.Durante il periodo di apertura della esposizione, sono programmati diversi eventi collaterali nel viaggio sulle tradizioni locali e bergamasco-bresciane.