Se è vero che sono gli uomini a caratterizzare i luoghi, a dare loro riconoscibilità,
a renderli affascinanti, è poi vero che sono i luoghi a restituire ricordi, affetti, nostalgie,
a pretendere un costante richiamo, una sottile ragnatela che avvolge i nostri desideri.
Il mare di Sicilia
12 - Aci e Galatea
di Angelo Zito
Jaci, un giovane pastorello, portava il suo gregge lungo le spiagge del mare. Vide un giorno
uscire dalle onde dello Ionio una ninfa bellissima, Galatea, e se ne innamorò. L’amore fu
ricambiato.
Il gigante Polifemo, innamorato della stessa ninfa, ma da lei sempre rifiutato, scoperti i due
giovani in atteggiamento amoroso, preso dalla gelosia scagliò dei massi che spezzarono la
vita del pastorello. Gli Dei impietositi trasformarono il sangue in tanti piccoli fiumi alle
falde dell’Etna che ricordano oggi quel nome Jaci.
Biancumanciari è un dolce tipico della tradizione siciliana, chiamarlo budino è quasi
offensivo, è un composto cremoso di latte e cannella, guarnito da frutti di bosco o da
cioccolato. Mangiarlo e pensare a Galatea è tutt’uno.
Biancumanciari
Biancumanciari in riva allo Jonio
a ritrovare la ninfa del mare
che Aci perdutamente amò.
Bianco come il latte, colore della sua pelle,
bianco come quel nome,
come quell’amore
spezzato in mille rivi.
Perché, si chiede una fanciulla,
tanti paesi hanno quel nome?
Non sa che il suo biancumanciari
è il trionfo di un mito,
memoria saporita di un amore
che l’Etna conserva alle sue pendici.