Le "Scatole vuote" del filoso/sociologo
Ivan Illich
di Roberto Bonsi
Ivan Illich nacque a Vienna il 4 settembre 1926 e morì nella città-Stato di Brema in Germania il 2 dicembre 2002. Filosofo e scrittore, pedagogista, teologo e storico austriaco, un poliglotta e sopra ogni cosa, un “Libero pensatore”.
Il suo principale interesse fu quello di attuare una sorta di “metanalisi” critiche al riguardo delle “Istituzioni” della nostra società, maggiormente affini al suo pensiero ed al suo scrivere nonchè al suo discorrere, e fu per lui quella che per l’appunto tutti noi stiamo vivendo, cioè la società contemporanea.
Illich poneva il suo profondo interesse a diversificati settori dello scibile umano, e tutta la sua ispirazione e la sua cultura provenivano dalla sua ampia fede verso il Cattolicesimo. La “Convivialità” e l’”umanizzazione” sono i cardini del suo elevato pensiero e per il suo essere uomo e per tutta la sua intera attività esperienziale, fu anche largamente riconosciuto come uno dei massimi sociologi del nostro tempo, così pieno di preconcetti, insidie ed anche per molti versi di “umana stupidità” (n.d.a.: Come ebbe modo di dire Albert Einstein), se non ferocia.
Illich nacque da padre croato e da madre ebrea sefardita. Aveva compiuto i quattordici anni quando dovette seguire la sua famiglia, che si trasferì a Firenze, città dove completò gli studi intrapresi. In quel di Roma si iscrisse poi alla Pontificia Università Gregoriana, da dove ne uscì presbitero. Fu trasferito ben presto presso l’Arcidiocesi di New York dove fu nominato assistente parrocchiale dell’allora potente Cardinale Francis J. Spellman. fu poi inviato a Puerto Rico ed in Messico. In costante contrasto con le alte gerarchie vaticane, a causa delle sue idee di fatto oltremodo avanzate per l’epoca nella quale si viveva ed ancor si vive, si tolse così ben presto la tonaca.
Secondo le teorie proposte da Illich, le varie crisi di natura sociale, economica ed anche quelle odiosamente sfociate in azioni belliche, di molte parti del nostro mondo, sono di fatto causate dalla sostituzione del lavoro dell’uomo con la tecnologia che gli è parallela e che spesso lo sormonta ed ormai in diversi comparti ne fa addirittura le veci, questo con tutte le astiose problematiche che così facendo si vengono a creare. La convivialità su menzionata, si pone, sempre secondo Ivan Illich, al riguardo dello speciale aspetto ludico che si inserisce nella vita umana unitamente all’attuazione delle attività lavorative che lo coinvolgono.
Illich disse anche questo per meglio far comprendere e far così proseguire con maggiore efficacia il … “cammino del suo pensiero”: -”Come posso io vivere in un mondo nel quale sono nato, il mondo in cui sperimento sempre più di essere racchiuso in una specie di prigione?.”-.
Le forti e severe critiche di Illich, furono una sorta di attacco verso quelle “Istituzioni” (n.d.a.: Ad esempio, scuole, università ed altro ancora, compresa l’azione politica delle genti e soprattutto di chi li rappresenta), contro il loro potere di riuscire a distruggere le nostre innate capacità di vivere con dignità l’uno con l’altro, e qui per l’appunto salta fuori il suo concetto di “convivialità”, quella di riunirsi attorno ad un tavolo per confrontarsi con franca pacatezza per così affrontare tematiche diversificate con il fattivo supporto della filosofia e per tentare di annullare le varie contrapposizioni che di filosofico non possedevano alcunchè. Come vivere ogni quotidiano impegno sulla parte ludica dello stesso e sullo sviluppo dell’etica del lavoro, ovvero sulle pratiche a suo dire: - “garbate e gioiose”-, nei diversificati campi d’azione di intervento sociale. Per questo “libero pensatore” di larga cultura mitteleuropea, la vita “non filosofica”, -“Castra e sterilizza il cuore e indebolisce le sensibilità etiche”-.
Per Ivan Illich, godere di numerose amicizie, significava ottenere una certa credibilità, il rispetto ed un doveroso e mai marginale impegno personale e sociale. Tutta l’attività critico-saggistica di Illich fu nel corso del tempo debitamente influenzata da “grandi” personaggi, filosofi e sociologi, come: Michel Foucault, Jacques Maritain, Paul Goodman, ed altri. Illich fu fortemente contrario a quello che per lui fu l’innaturale involversi della scuola e delle sue attività burocratiche, che rispondevano ed ancor oggi rispondono a pratiche arcaiche e di fatto politicizzate per loro natura, chiedendo responsabilmente ed a “tutta forza” un totale cambiamento affinché gli adolescenti e non solo loro, potessero rendersi abili in altri campi più pratici ed efficaci rispetto ad ogni tipo di scolarizzazione che tendeva ormai a “fare acqua da ogni parte”, e così doveva altresì essere per chi già era posizionato in un suo lavoro, questo per tenerlo lontano da pressoché giornaliere pratiche vessatorie e da sommarie ingiustizie sociali.
Ivan Illich, in conclusione, non voleva aver nulla a che fare con dei barbosi e petulanti accademici, ma intendeva stringere delle grandi, ed in questo caso, opportune amicizie per elevare e mantenere alto il livello di una nuova … “scuola del sapere” onde meglio vivere ed operare in questo nostro mondo così distratto, bistrattato, incoerente e manipolatore, dove i pochi comandano sui tanti e dove le negatività della vita sono di molto superiori ad un concetto di felicità che potrebbe davvero riportare ad un bene comune le numerose ed inopportune “bestialità” di questa nostra epoca abbastanza futile e perlopiù irascibile e violenta. Lavorare di meno ma impegnarsi tutti per avere una maggiore disponibilità di tempo libero.
All’apparire degli ormai lontani anni ‘70 il buon Illich, prese nella dovuta considerazione l’antitesi e la scelta etica che ne consegue, contrapponendo una vita di azione a quella dei consumi esagerati ed anche inquinanti, e dinnanzi a tutti gli aspetti che ancora si attuano in maniera assurda e vituperata. La Famiglia, la scuola in particolare la società in genere, devono agire operando una specie di … “modernismo” al passo con i tempi, cercando di ricreare un modello di critica posto a favore dell’individuo, ed in aperto contrasto con chi intende brutalmente “schiavizzare” lo stesso, cioè gli altri uomini ivi compresa la tecnologia da tempo imperante e sempre più perfezionata, paradossalmente in aiuto ma anche un danno per i lavoratori stessi.
Illich lo si ricorda e lo si studia, anche entrando nel merito di una Legge che porta il suo nome. Atto non politico e neppure parlamentare, ma la perfetta sintesi di un suo effettivo pensiero, il quale come principale presupposto ha quello del concetto di: “Soglia della produttività negativa”, cioè si tratta dell’attimo in cui sul lavoro si ha una riconosciuta difficoltà a mantenere la dovuta concentrazione e quindi di seguito si commettono errori a volte anche fatali, e questa Legge analizza di fatto le varie fasi del lavoro concepito. La “Legge della gestione del tempo” questo e il suo vero nome, specie in campo lavorativo, secondo Illich è di fatto così suddivisa: E’ necessario attuare delle regolari pause, e di qualità, bere acqua, camminare, fare meditazione, si cerchi di non trascurare le pause-pranzo. Si faccia in modo di non superare le otto e più ore di lavoro. Il tutto si deve svolgere in pochi e ben selezionati minuti, e soprattutto non raggiungere un effetto contrario che rischia di minare l’attività sul lavoro, questo a causa della mancata concentrazione. Ma cosa significano le “scatole vuote” poste a titolo di questo resoconto, ed attribuibili a Ivan Illich e ad altri suoi colleghi?. Sono posizioni mentali con intestazioni diversificate, comprendenti varie attività dello scibile umano e del suo contesto psichico dell’uomo, ed in questi ambiti, la filosofia e la sociologia quasi si intersecano per sviluppare delle azioni comuni.