I Camogliesi
Andrea Repetto e Gaetano Lavarello a Tristan de Cunha
di Roberto Bonsi
Tutti voi ben sapete dei luoghi ideali di balneazione estiva, di elioterapia e di relax che rispondono al nome di Riviera di Ponente e di Levante, in quel del fragile ma pur sempre affascinante territorio orograficamente composto e delineato ad arco, della Liguria.
Ora noi intendiamo però “zoomare” su quella di Levante, la quale è, a conti fatti, quella più frequentata dal cosiddetto: “Jet-set” internazionale, dai “cummenda” e dalle “sciure” della “Milano bene” ; a differenza di quella di Ponente è perlopiù in via temporanea ma anche stabilmente, abitata, da anziani pensionati piemontesi, i quali si ritrovano spesso in giro con dei cani di piccola stazza al guinzaglio, e da giovani famigliole con i relativi pargoli al seguito.
Dunque, eccoci nella bella ed accogliente località di Camogli, e proprio qui in questo natio borgo di pescatori, di gente comune e di … “nobili” di aspetto e di rango, alcuni con un certo “pedigree”, che tra le tante storie locali tramandate oralmente e grazie ad antichi manoscritti, incomincia l’avventurosa storia di vita e di lavoro di due allora stanziali cittadini camogliesi.
Si racconta che nel tempo dei tempi, i due marinai di Camogli, i quali si chiamavano Andrea Repetto e Gaetano Lavarello, sopravvissuti ad un naufragio del brigantino “Italia del 1892, approdarono in maniera fortunosa su di un’ isola lontana e sperduta, posta al centro dell’Oceano Atlantico.Tale isola sulle carte nautiche e su quelle geografiche, oggi come ieri risponde al nome di Tristan de Cunha. Quest’isola ed il suo arcipelago formato da quattro isolette ben lontane tra di loro ed alcune minori, si trova di fatto nell’area sud proprio al centro dell’oceano, a tremila chilometri da Capetown ovvero Città del Capo sede del Parlamento della Repubblica sudafricana.
Tutti i componenti dell’equipaggio si salvarono, e dopo circa quattro mesi furono recuperati dalla nave “Wild Rose” che lì trasportò verso l’Africa Australe. Nel mentre, solo i due camogliesi decisero di restare sull’isola. Fu l’amore o un solo desiderio di esplorare una vita nuova, che convinse i due camogliesi a non tornare più sulla terraferma ed alla vita di sempre? Domanda fin troppo comprensibile, in quanto la risposta fu dichiaratamente dettata, non da loro di persona, bensì dal successivo evolversi dei fatti.
I due marinai convolarono a nozze con due giovanissime cittadine dell’isola: Jane Glass e Frances Green. di origine anglosassone. Di generazione in generazione nacquero dei figli, e nel tempo si perpetuerò una sorta di genia di origine italico-levantina o meglio dire, ligure, su quel territorio aspro e ingeneroso che si rappresentava come un bastimento in mezzo al mare in preda a dei venti fortissimi; e chi l’avrebbe mai pensato od anche solo detto, che un giorno venisse “celebrato” una specie di storico “connubio” … un “Gemellaggio” con Camogli, luogo di case ““ammucchiate”” l’un l’altra, e simbolo della fedeltà coniugale. Or ora in quel luogo quasi inospitale posto oltre l’Equatore, ma in direzione sud, si parla tra gli abitanti di origine camogliese, una lingua, che è quasi un vernacolo, un misto tra un inglese coloniale e la parlata di “Zena” …e che dire della struttura sanitaria: “Camogli Hospital”…? o della targa marmorea posta in Via Jacopo Ruffini che indica ai passanti la meravigliosa avventura di questi loro concittadini così ardimentosi, che è di rimembranza e di monito per i cittadini liguri e per i i turisti?
Oggigiorno in quell’isoletta: Tristan De Cunha di poco meno di 100 km.quadrati, che i più possono solo osservare sulle carte geografiche e su i mappamondi, vivono all’incirca poco più di 250 persone che portano quei cognomi che sono ancor oggi più in voga, come ad esempio i Glass, gli Swain, i Green, i Rogers, gli Hagan, i Patterson, ed infine i Lavarello ed i Repetto eredi di Andrea e Gaetano, due uomini audaci a loro insaputa, capostipiti di una colonia italiana che in quel piccolo mondo così lontano hanno dato e danno ancora lustro al nostro Paese.