Fumetti
graphic novel interattiva?....ci salva Hayao Miyazaki
di Giada Gentili
La sinergia (empatia?) tra fumetto e cinema ha la sua alba nella storia del cinema: vedi Walt Disney e Topolino. Minnie è nata contemporaneamente e fa un certo effetto vedere in arrivo l'ultimo film di Luc Besson in cui quella simpaticona di Scarlett Johansson è stata disegnata come un fumetto, Lucy. La chiamano "graphic novel interattiva", una parolona che sa di terzo millennio, di super tecnologie, di futuro, di spazi interstellari, di astronavi e di bosoni perduti nelle galassie.
Poi c'è la animazione digitalizzata in 3D di "Polar Express", per tacere dei prodigi della Pixar per arrivare alla motion capture di "Tin Tin" di Spielberg e Jackson. Per fortuna, per noi appassionati del classico, resiste in Giappone Hayao Miyazaki.
Cito per tutti il film "La città incantata" (2001). Tutte le estati Miyazaki trascorreva le sue vacanze in una baita di montagna, in compagnia della sua famiglia e di cinque bambine loro amiche. L'idea per "La città incantata" gli venne proprio quando desiderò fare un film per queste bambine, un film pensato per ragazze di dieci anni. La città incantata si merita tutti i premi ricevuti in quanto il film è veramente sbalorditivo sia per la qualità delle animazioni, sia per la storia fantastica e onirica, sia per lo sfondo morale rivolto sia ai bambini che agli adulti.
Pensate che il film "La città incantata" è stato realizzato da uno staff di 150 disegnatori che hanno composto e disegnato a mano 1415 scene per un totale di 144.000 disegni, che successivamente sono stati colorati al computer. Un film onirico per tutti i sognatori, ricco di riferimenti al mondo di Fellini, di Moebius e ai simboli della cultura occidentale.
In un'intervista tempo fa, il Maestro raccontava che nel film sono presenti molte tracce della sua infanzia: la città in cui la famiglia arriva assomiglia infatti a uno stabilimento termale.
L'ispirazione arriva proprio da un ricordo passato: “Il punto di partenza del film è mostrare le divinità e gli spiriti che vanno alle terme, o “yuya†come si dice in giapponese, per rilassarsi. Ed è vero. Ho dei ricordi molto nitidi degli “yuyas†della mia infanzia. E' stato proprio in uno di quei posti che ho visto per la prima volta un quadro occidentale. Da bambino, una volta ho anche notato una porticina che si trovava nell'area principale di uno “yuyaâ€. Quella porticina e quello che avrebbe potuto nascondersi dietro, mi perseguitarono per diverse notti.
Era da tempo che desideravo realizzare un film che esplorasse quel misteroâ€.
Un ritorno all'infanzia e alla vita personale del regista e disegnatore che si rintraccia in ogni sua opera: tra qualche mese, esattamente il 13 settembre 2014, uscirà quello che è già definito come la summa del lavoro di Miyazaki: l'opera animata si intitola " Si alza il vento", e sublima, in una appassionata e drammatica storia d'amore, tutto l'alfabeto sentimentale del maestro giapponese raccontando il sogno di un ragazzo di diventare aviatore e del suo amore per una ragazza malata di tubercolosi.
Due temi presenti in ogni film e che riportano proprio alle origini di Miyazaki, visto che il padre era proprietario dell'azienda Miyazaki Aviation e la madre ha per molto sofferto di tisi.