Dal fumetto alla pellicola
Kingsman
Colin Firth, vincitore dell'Oscar per "Il discorso del re",
continua a divertirsi
di Federica Fasciolo
Kingsman, adattamento cinematografico di una miniserie a fumetti, racconta dell'addestramento di una potenziale spia del gruppo Kingsman, Eggsy (Taron Egerton), e della lotta portata avanti col suo aiuto da Harry Hart (Colin Firth) contro un eco terrorista miliardario Valentine (Samuel L. Jackson).
Spionaggio e azione con lo spirito della commedia fanno passare velocemente i 129 minuti del film.
Colin Firth, vincitore dell'Oscar per "Il discorso del re", continua a divertirsi (con qualità) senza ingabbiarsi sempre nello stesso genere di interpretazioni: guardando Kingsman è impossibile non pensare che non vedesse l'ora di avere un ruolo ricco di azione. Sempre con l'aspetto di un vero gentiluomo, ovviamente.
Il contrasto tra l'essere gentiluomini e la violenza di varie scene è infatti proprio al centro del film, ed è il protagonista, teppistello dal passato difficile ma dalla forte onestà, a dover affrontare (insieme a missioni al cardiopalma) il passaggio da ragazzo di strada a vero gentleman. Il suo personaggio strizza l’occhio al cliché del giovane che rimane incantato di fronte a un mucchio di armi super tecnologiche (o che sono la rivisitazione dì ciò che di più classico può esistere, vedi gli ombrelli antiproiettile), ma del resto qualche cliché ben utilizzato non guasta affatto. Qui i riferimenti, al reale come all’immaginario, sono molti, ma tutti ben utilizzati e capaci di creare contrasti e sorprese inaspettate (in un caso specialmente).
Niente è nascosto nelle scene d'azione: il sangue si vede eccome, e i colpi di pistola (o di qualsiasi altra cosa si trovi nei dintorni) pure. Spettacolari le lotte con Gazelle, che al posto delle gambe ha due protesi capaci di diventare armi letali.
La prima scena in cui appare, poi, è particolarmente ben costruita. Il personaggio dell'antagonista, interessante per quanto si ritiene fondamentalmente buono, lascia scoprire il suo piano poco alla volta ma ciò, più che dar fastidio, aumenta la suspense (per quanto un paio di cosiddetti “spiegoni” da parte sua si potessero effettivamente migliorare).
Ambientato in una Londra che fa da giusto sfondo senza diventare una cartolina, divertente e anche imprevedibile, riesce ad avvicinarsi a una non scontata complessità che all’inizio non ci si aspetterebbe. Nei primi minuti si cerca infatti di capire a cosa si andrà incontro e si teme il classico Blockbuster dal poco spessore, ma si viene, per fortuna, smentiti presto. E se anche a voi, come ai personaggi di Firth e Jackson, mancano i film di spie in cui si ride anche, questo in particolare è da non perdere.