In occasione del 150° della morte
Alessandro Manzoni
di Amanzio Possenti
Sono i giorni delle commemorazioni di Alessandro Manzoni nel 150esimo di morte. Fra i tanti ricordi, alcuni, importanti, sono di ‘fonte Treviglio e Casirate’, due territori bergamaschi dove il grande romanziere ebbe frequenti contatti e visite: quelle memorie sopravvivono intense, tramandate con affetti, riportate e tratte da giornali d’epoca.
Numerosi furono i suoi incontri in casa Grossi, nel centro storico di Treviglio. Caro amico di Tomaso Grossi - poeta e scrittore milanese in lingua e dialetto, che aveva lo zio a Treviglio con il quale conservava un rapporto familiare costante - Manzoni si presentò più volte dai Grossi, ospite con Tomaso e Massimo D’Azeglio, altro personaggio dell’epoca: erano incontri di amicizia e di ‘cenacolo’ storico-letterario. Secondo documenti e tramandi, Manzoni e Grossi, trovandosi a Treviglio prendevano l’occasione di spostarsi nel vicino comune di Casirate, presso la benestante famiglia svizzera dei *Blondel, origine ginevrina, religione calvinista, padre banchiere. La figlia Enrichetta, molto religiosa, sarebbe poi diventata la moglie di Manzoni, sposandolo nel 1808.
Dopo la morte del primo figlio, Enrichetta aveva abiurato alla dottrina calvinista ricevendo la fede cattolica con il battesimo nella chiesa parrocchiale di Casirate, dove una targa ricorda l’evento; la sua scelta influì grandemente su Manzoni che, come è noto, nel 1810 si convertì definitivamente al cattolicesimo.
Nel 1833 moriva Enrichetta; i lutti si susseguirono in casa Manzoni, nel 1841 la morte di mamma Giulia (figlia di Cesare Beccaria), della seconda moglie (1861) e di ben sei degli otto figli di Enrichetta.
Al di là dell’aspetto storico-familiare e dentro la realtà e i personaggi del grande romanzo ‘I promessi sposi’, - pubblicato nella prima edizione con il titolo ’Renzo e Lucia’nel 1825-1827, ma poi ‘risciaquato in Arno’ sotto l’aspetto linguistico e stilistico e riproposto nella forma attuale negli anni 1840-1842 - Manzoni è stato vicino alla terra bergamasca che conosceva e amava da studioso e da frequentatore: per tutti valga la figura dell’Innominato, uno dei grandi protagonisti, che si identificherebbe con Bernardino Visconti presente, all’epoca dei fatti narrati nel romanzo, nel castello di Brignano (bassa bergamasca) appartenente alla storica famiglia milanese dei Visconti.