Non è mai troppo tardi
per deporre le armi
Armi e sicurezza
di Amanzio Possenti
‘Con le armi non c’è sicurezza’ è l’ennesimo accorato monito-appello di papa Francesco per la pace in Ucraina - travagliata da razzi, bombardamenti, scontri a fuoco - e in Medio Oriente, lacerato da continue azioni armate.
In Ucraina si vive - dal febbraio 2022 - sotto la pressione della guerra al fronte e delle centinaia di missili, anche ipersonici, lanciati in continuazione sulle città: tragica ‘escalation’ che distrugge e miete vittime.
Nel frattempo la volontà di pace sembra lontana dal realizzarsi, tuttavia il Vaticano non demorde e vi si impegna (nominato il Cardinale Matteo Zuppi, presidente Cei, per una interlocuzione); ci pensano anche il G7 (che condanna l’aggressione russa) e la Cina, mentre complessa è la rimozione delle due contrapposte valutazioni, tra ondate di fuoco bellico e città ucraine colpite.
Come agire verso l’obiettivo non ignorando preliminarmente la differenza fra Paese aggressore e aggredito?
Dire pace significa esprimere una speranza, che è patrimonio di tutti, assegnare un ruolo fondamentale alla umanità dilaniata dalla forza e dalla potenza e piegata dal terrore della violenza permanente: significa contribuire ad un’armonia che è bellezza e senso del convivere. Occorre crederci e dedicarsi non solo a parole bensì con i fatti, con la determinazione di operare per il bene generale. Di tutta Europa, non solo dell’Ucraina.
I continui, quotidiani appelli di Francesco mentre scuotono le coscienze di coloro che credono nel valore incommensurabile della pace, paiono restare inascoltati laddove mirano ad un tavolo di incontro responsabile: prevale il desiderio stolto di perseverare nell’errore fatale delle armi come risoluzione del conflitto.
Incombe lo spazio(assurdo) lasciato alla violenza quale presunta regolatrice: si concede alla disumanità di diventare protagonista nelle attese (pacificatrici) della umanità.
La sicurezza, armi alla mano e sul campo, si trasforma in ‘optional’, mai in certezza.