La vita è un viaggio verso la Vera Nascita
Un modo di essere se stessi, di esplicitare uno “stile” personale
“dimmi come cammini e ti dirò chi sei”
Del Camminare
Massimo Pamio - Direttore del Museo "Lettera d'Amore"
Agli eleati che negavano il movimento, Diogene si oppose con il silenzio. Camminò avanti e indietro, e questo bastò per confutarli. Si dice che Aristotele insegnasse camminando, ma non è vero. La sua scuola peripatetica (peripatetic in inglese significa “persona che cammina abitualmente”), peripatos, passeggiata, in greco antico, era il luogo dove gli allievi si radunavano per ascoltare le lezioni del filosofo ateniese. Fatto sta, che la falsa credenza alimentò tanti “pensatori”, da Rousseau a Kierkegaard, il primo, autore de “Le fantasticherie del passeggiatore solitario”, il secondo che, muovendosi avanti e indietro in una stanza, dialogava col padre intorno ai massimi sistemi.
Divenne un’abitudine. Russell racconta di Wittgenstein che “veniva di solito nella mia stanza a mezzanotte, e per ore e ore passeggiava avanti e indietro come una tigre in gabbia. Al suo arrivo, annunciava che, uscito di lì, si sarebbe ucciso. Così, sebbene avessi sonno, mi mancava il coraggio di metterlo alla porta. In una di quelle sere, dopo un’ora o due di silenzio assoluto, gli dissi: - Wittgenstein, state pensando alla logica o ai vostri peccati?- - A tutt’e due. -, mi rispose e si richiuse nel silenzio.”
Il camminare non è fatto così semplice e scontato, come può apparire. Nel mio libro “Sensibili alle
forme. Che cos’è l’arte” scrivo: “Dal punto di vista del movimento a terra, la deambulazione non
rappresenta certo la scelta più comoda e favorevole, forse noi non ce ne accorgiamo, ma compiamo
il secondo passo non per andare avanti, ma per non cadere, per mantenere l’equilibrio!”.
Dopo aver imparato, non senza difficoltà, a camminare, gli uomini hanno iniziato il loro
pellegrinare per scoprire ambienti più ospitali di quelli in cui vivevano. La Bibbia disegna una
grande metafora di questi primi passi: dalla Caduta all’Esodo, per giungere, poi, alla Terra
Promessa (o migliore) dove sarebbe nato il Profeta del cammino spirituale.
La vita è un viaggio verso la Vera Nascita; nell’Antico Testamento per descrivere uno stato di grazia si usa
l’espressione: “Ha camminato con Dio”.
L’uomo pian piano sta iniziando a camminare con Dio grazie al riconoscimento del movimento
fuori di sé, ai viaggi nello spazio che, interiorizzati, definiscono una nuova elaborazione del giro
che il pianeta terra compie senza mai fermarsi.
Se ci si alza in piedi, si assumono verticalità e mobilità, nell’avanzare a piedi, l’allineamento tra
mentecorpo e mondo. Anna de Manincor scrive che “L’orizzonte, la terra su cui camminiamo, è
l’asse x, il nostro corpo è la verticale, l’asse y, e i pensieri viaggiano allo stesso ritmo dei passi
sull’asse z, quello del tempo”.
Camminare è un modo di essere se stessi, di esplicitare uno “stile” personale, “dimmi come
cammini e ti dirò chi sei”, scrive Rebecca Solnit nel suo “Storia del camminare”.
Nella “Casa d’autore” a Capestrano, c’è uno specchio appoggiato al pavimento e accanto allo
specchio un articolo di un quotidiano dal titolo “Dimmi come cammini e ti dirò chi sei”.
Noi non vediamo il nostro corpo, se non in piccola parte, quindi non vediamo neanche come e in
quale modo deambuliamo. Possiamo però, con uno studio e con dovuta accortezza, indirizzare il
nostro passo, curare la “forma” e la sostanza del nostro “strisciare” sulla terra.
Avere cura dei nostri passi ci porterà… lontano, e ci aiuterà a migliorare la nostra esistenza e il
nostro rapporto con il mondo e con noi stessi. Ne parlerò nel prossimo numero del “Pensiero”.