Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro
I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"
Lucille Ricksen
Diari di Cineclub, 101, I 2022
Di
Virgilio Zanolla
Amiche lettrici e amici lettori, il personaggio che propongo oggi, Lucille Ricksen, costituisce in certo modo un unicum nella storia del cinema: si tratta di un’attrice bambina, divenuta stella della settima arte quasi vent’anni prima di Shirley Temple, quando imperava ancora il muto, e mai giunta ad essere adulta; ma così brava nel recitare, che a dispetto della sua età adolescenziale seppe interpretare splendidamente ruoli di giovani donne, con una rispondenza psicologica e fisica che risulta tuttora sorprendente; il suo, purtroppo, è anche uno scandaloso caso di abuso di minore, da parte dei genitori e delle case di produzione.
Ingeborg Myrtle Elisabeth Ericksen, questo il suo nome al secolo, era nata a Chicago il 22 agosto 1910 da Samuel e da Ingeborg Nielsen, due immigrati danesi, che prima di lei avevano avuto un altro figlio, Marshall (1907-75). In quegli anni - antecedenti la scoperta di Hollywood e più estensivamente del sud della California come luoghi ideali per lo sviluppo della neonata industria cinematografica - , la capitale dell’Illinois giocava un ruolo di primissimo piano quale più attrezzato centro cinematografico, vantando un cospicuo numero di case di produzione, studios e maestranze, inclusi naturalmente registi e attori: la Selig Polyscope Company, fondata nel 1896, fu tra le più importanti distributrici americane di films degli anni Dieci; negli Essanay Studios, fondati nel 1907, lavoravano Chaplin, Wallace Beery, Gloria Swanson e Broncho Bill Anderson; e proprio nell’anno in cui nacque la nostra attrice vi vennero fondate l’American Film Manifacturing Company e la Foster Photoplay Company.
Bimba graziosa e molto decorativa, con intensi occhi scuri e una cascata di riccioli biondi, fin dall’età di quattro anni Ingeborg Myrtle venne impiegata come modella per bambini, in servizi di solito mal pagati; risale a quel periodo una sua celebre foto in piedi, in posa nuda davanti a una finestra, l’acerbo sesso appena velato da un’esile tenda di pizzo e l’aspetto che fa supporre un’età più avanzata. L’intraprendenza spinse i suoi genitori a trovarle un nome d’arte, Lucille Ricksen, e a proporla in àmbiti più professionali, anche per piccoli ruoli nel cinema. Ella esordì davanti alla macchina da presa nel 1915, appena cinquenne, col nome di «baby Erickson», nel film The Millionaire Baby di Lawrence Marston, un dramma prodotto dalla Selig e interpretato da Grace Darmond. Anche suo fratello Marshall lavorò come attore bambino, spesso al suo fianco, ma con minore continuità e assai minore fortuna.
Non disponiamo di notizie certe sul prosieguo della sua attività di attrice fino al 1920, quando, notata da un agente della Goldwyn Pictures Corporation (la futura Paramount) su istanza del patron Samuel Goldwyn, Ingeborg Ericksen si trasferì coi due figli in California, a Culver City, dove da qualche anno erano stati attrezzati alcuni studios. Nel frattempo, nel 1917 la madre di Lucille aveva divorziato dal marito, e consapevole di avere nella figlia una sorta di gallina dalle uova d’oro, puntò su di lei per garantire il sostentamento della famiglia.
Nel ’20, appunto, l’undicenne Lucille venne ingaggiata per una serie di undici cortometraggi comici - finiti di girare nell’aprile ’21 - dal titolo complessivo Le avventure di Edgar Pomeroy (The Adventures and Emotions of Edgar Pomeroy), diretti da Paul Bern, E. Mason Hopper e Mason North Litson e interpretati - col nome d’arte di Johnny Jones - dall’attore bambino Edward Peil Jr., dov’ella era la coprotagonista Alice Littlefield. Il successo della serie fu anche un suo successo personale: il biografo di Bern E. J. Fleming la riconobbe «una delle attrici [allora] più promettenti di Hollywood».
La popolarità raggiunta grazie ad Edgar Pomeroy le recò diversi vantaggi: ella prese parte a una tournée nei teatri di vari stati della nazione, presenziando anche ad alcuni eventi mondani; inoltre le permise di conoscere famosi attori e registi, coi quali più tardi avrebbe condiviso il set. Più cresceva il successo di Lucille, e più aumentavano le offerte di lavoro: riconosciuta come una delle più celebri attrici bambine del momento, ella conservava con cura minuziosa ritagli di giornali, manifesti, locandine, volantini e ogni documento che testimoniava la sua attività nel cinema, alcuni dei quali soleva incollare in una sorta di diario, dove aggiungeva commenti e manifestava i suoi sentimenti a riguardo.
Sempre nel ’21 apparve nel lungometraggio Il vecchio nido (The Old Nest) di Reginald Barker, ancora accanto a Edward Peil Jr., vestendo i panni di Kate bambina, mentre il suo personaggio da adulta lo impersonò l’attrice australiana Louise Lovely. Subito dopo, Lucille lavorò nella commedia The Married Flapper (’22), un mediometraggio diretto da Stuart Paton, a fianco di Marie Prevost e Kenneth Harlan, nella parte di Carolyn Carter. Quell’anno prese parte anche a quattro pellicole drammatiche: Remembrance di Rupert Hugues (oggi perduta), The Girl Who Ran Wild di Rupert Julian, La donna è mobile (Forsaking All Others) di Émile Chautard, con Colleen Moore, e The Stranger’s Banquet di Marshall Neilan. Quest’ultimo film, che segnò l’esordio sullo schermo di Eleanor Boardman, fu un successo di pubblico e critica: abbigliata da adulta, gli occhi pesantemente truccati e il rossetto, Lucille interpretava per la prima volta, e convincentemente, una flapper, ovvero una ragazza libera e disinibita, figura tipica di quei cosiddetti «anni ruggenti»; con l’allora trentunenne Neilan si disse che ebbe un’amicizia molto stretta, e a dispetto dell’incredibile differenza di età, forse qualcosa di più.
Se nel ’22 aveva preso parte a cinque film, nel ’23 ella apparve addirittura in nove, sfruttata senza scrupoli dall’avidità dei genitori, i quali pur non vivendo più assieme si spartivano i lauti guadagni ottenuti da Lucille e in assai minor proporzione dal fratello, guadagni che almeno per la madre costituivano l’unica fonte di sostentamento. Lucille fu Lucille Vail in The Social Buccaner di Robert F. Hill, un serial drammatico in dieci episodi, purtroppo perduto. Poi lavorò in cinque shorts della durata approssimativa di venti minuti ciascuno, di genere thriller e western, diretti da Duke Worne: One of Three, Under secret Orders, The Secret Code, The Radio-active bomb e The Showdown. Nel perduto e drammatico Trimmed in Scarlet di Jack Conway interpretò Faith Ebbing, e fornì una prova incisiva nel ruolo di Ginger nel drammatico Human Wreckage di John Griffith Wray, pellicola che intendeva sensibilizzare le famiglie americane a promuovere la prevenzione della droga, diretto e interpretato da Dorothy Davenport, attrice, scrittrice e regista, vedova dell’attore Wallace Reid, spentosi quell’anno a causa della dipendenza dalla morfina. Ma il film dove si distinse quale protagonista fu The Rendezvous di Neilan, una commedia melodrammatica che metteva in satira certi aspetti della prima guerra mondiale, in cui Lucille si misurò con attori di nome quali Conrad Nagel, Richard Travers, Kathleen Key e Sydney Chaplin; la sua performance nei panni della contadina russa sorda Vera, coinvolta in un triangolo amoroso, fu eccellente: si tenga presente che ad ancora dodici anni interpretava il ruolo della moglie di Winkie (Syd Chaplin, allora trentottenne), senza tirarsi indietro nelle scene di abbracci e baci molto espliciti, e in una scena veniva addirittura picchiata dal marito cinematografico. Accuratamente truccata ella sembrava infatti di età assai più matura, riuscendo a figurare una giovane donna appetibile, un po’ come una Brooke Shields ante-litteram; e gli studios, che fino ad allora avevano posto in evidenza la sua verde età definendola pomposamente «la più giovane protagonista apparsa sullo schermo», per evitare possibili reprimende sul piano morale (ma il Codice Hays sarebbe entrato in funzione solo sette anni dopo) cominciarono ad attribuirle quattro anni in più, tanto che per promozionare il film la fecero posare in lingerie. La stampa si sperticò nei pettegolezzi, sostenendo che tra lei e Syd vi fosse del tenero, che fossero addirittura segretamente sposati; come l’interprete di Charlot, del resto, il fratello di Charlie era molto inclinato verso le giovanissime. Qualcuno si spinse perfino a far credere che, rimasta incinta, Lucille avesse segretamente abortito... All’epoca, lei non contava ancora tredici anni!
Per far fronte alle sempre crescenti necessità economiche della famiglia, in quel periodo Lucille fu costretta a lappare, ossìa a lavorare contemporaneamente in più film, cominciando il secondo quando ancora doveva finire il primo e così via. Ella affrontò quei sacrifici di buona voglia, senza capricci né recriminazioni, che pure avrebbe avuto tutto il diritto di esprimere, e nei primi sette mesi del ’24 prese parte a ben undici films: nel drammatico Judgment of the Storm di Del Andrews fece coppia con Lloyd Hugues, nella commedia Galloping Fish, diretta dallo stesso regista, ritrovò Syd Chaplin nel ruolo di suo marito, in The Hill Billy di George W. Hill, un dramma, fu protagonista con Jack Pickford, fratello della «fidanzata d’America» Mary, mentre nel perduto L’agguato (Those Who Dance) di Lambert Hiller divise il set con Blanche Sweet, Bessie Love e Warner Baxter. Figurò poi nella commedia Young Ideas di Robert F. Hill, con Laura La Plante, nel thriller Behind the Courtain di Chester M. Franklin, con John Harron, nel drammatico Il prezzo della vanità (Vanity’s Price) di Roy William Neill e Josef von Sternberg, su soggetto e sceneggiatura di Paul Bern, dove vestì i panni di Sylvia, la fidanzata di Teddy (Arthur Rankin). Un’altra pellicola drammatica a cui prese parte e che ebbe molto successo, a dispetto di un intervento della censura, fu The Painted Lady di Chester Bennett, con George O’ Brien e Dorothy Mckaill.
Questi ruoli le meritarono, appena quattordicenne, l’inclusione nelle tredici WAMPAS Baby Stars 1924, ovvero nelle giovani attrici riconosciute ogni anno le più prossime alla celebrità, secondo una campagna pubblicitaria di cui era sponsor la Western Association of Motion Pictures Advertises; Lucille divise quell’onore, tra le altre, con la diciannovenne Clara Bow e la ventunenne Dorothy Mackaill.
Se nel perduto Idle Tongues di Hiller ella rimediò una parte minore, in un altro film drammatico, The Denial di Hobart Henley, ebbe un ruolo di primo piano, accanto a Claire Winsor, Bert Roach, William Haines e Robert Agnew.
Fu quella la sua ultima apparizione su un set. Perché, già un po’ cagionevole di salute, nell’agosto del ’24 Lucille si ammalò: in dicembre le venne diagnosticata una tubercolosi polmonare, e dové rinunciare ai nuovi ruoli cinematografici che le erano stati offerti. Da allora, ricoverata in casa e assistita dalla madre, magra, smunta, vide al suo capezzale ben pochi esponenti dell’industria della settima arte. All’amica attrice Lois Wilson, che fu tra questi, l’adolescente si mostrò tranquilla e sicura di poter presto guarire; il più assiduo fu il regista, sceneggiatore e produttore Paul Bern, graditissimo alla famiglia, giacché le portava in regalo fiori e riviste e pagava di sua tasca alcune onerose spese mediche. Ciò nondimeno, nel gennaio del ’25 i mancati nuovi introiti del lavoro di Lucille costrinsero la madre e il fratello a trasferirsi in una dimora di due stanze a Hollywood, al 1743 di North Gardner Street; intanto, una colletta promossa da alcuni fan della giovanissima attrice rimediò per le sue cure la somma di 4.000 dollari. Nel frattempo, suo padre s’era dileguato.
Nel mese di febbraio, preoccupata per la loro sorte, la quarantacinquenne Ingeborg Ericksen ebbe un infarto e morì accasciandosi sul letto in cui giaceva la figlia. Da allora Lucille venne accudita da Lois Wilson e da amici di famiglia, e le visite di Bern si fecero più assidue: il futuro secondo marito di Jean Harlow sedeva per ore ed ore accanto al letto dell’inferma e le teneva la mano, cercando di consolarla e accennando all’imminenza della sua morte. Due settimane dopo il decesso della madre, il 13 marzo del ’25, entrata in coma si spegneva anche Lucille, all’età di quattordici anni, sette mesi e tre giorni. Nove giorni più tardi usciva sugli schermi The Denial, la sua ultima fatica cinematografica. Il corpo di Lucille venne cremato e sepolto accanto a quello della madre al Forest Lawn di Glendale, presso Los Angeles. Le dicerie sulla sua morte si moltiplicarono: tra i pettegolezzi, ci fu chi sostenne ella fosse deceduta a causa d’un aborto fallito; molti giornali indagarono le cause della sua malattia, imputandola alla malnutrizione e all’esaurimento fisico e psicologico da stress a causa del superlavoro, e forti d’alcuni illustri pareri medici puntarono il dito contro i genitori e gli agenti della sfortunata giovanissima attrice.