Trenini "Vaca Mora"
di Roberto Bonsi
“Ciuf, ciuuf, ciuuuf…!.” questo singolare suono onomatopeico, ci
richiama prontamente allo sferragliare del treno sulle rotaie o meglio
ancor di più dire, sulla strada ferrata o su i binari.
Da quel che
sappiamo, il primo che riuscì a far muovere un veicolo su rotaie,
questo grazie all’allora per molti versi innovativa forza del vapore,
fu l’inventore britannico, Richard Trevithick, che in un giorno del
lontanissimo febbraio del 1804 costruì la primissima locomotiva a
vapore funzionante, questo per facilitare i lavori attorno e dentro la
miniera di Pennydarren nel Galles.
Circa 21 anni più tardi, lo stesso
Trevithick, utilizzò un nuovo modello di locomotiva a vapore, e fu
così creata la prima ferrovia pubblica, che fu la “Stockton &
Darlington Railway s”, e si era ormai sul finire della magica “epopea”
della “Prima Rivoluzione Industriale”.
Sotto il regno di Ferdinando
II° di Borbone-Parma …, e veniamo così in quel che allora fu il “Regno
delle Due Sicilie”, fu inaugurato il primo tronco ferroviario di soli
8 km. della linea Napoli-Portici. Correva l’anno 1839, e questo fu il
primo tragitto su strada ferrata in quello che è oggi il nostro
Paese.
Sarebbe davvero molto interessante poter scrivere della pur
sempre avvincente storia delle ferrovie italiane, ma in questo numero
ci limitiamo a raccontarvi di alcuni rami anche non intersecanti tra
di loro, che nel Triveneto o meglio nella Venezia Euganea, hanno reso
più facile e meno stancante ed oneroso, il collegamento tra alcune
città, dei viaggiatori e delle merci, che pigliavano il mezzo di
trasporto alla bisogna, favorendo di fatto anche la non brillante
economia di quel tempo, ed in questo nostro caso, vi scriviamo dei
treni della “Vaca Mora” (n.d.a.: Mucca nera) con comprensibile e
chiara allusione alla mucca da latte.
Anche i trenini, i treni e le
loro vecchie locomotive, comprese quelle moderne con il pantografo, i
locomotori, ed treni ”superveloci” di oggigiorno, hanno visto loro
“affibbiato” una sorta di simpatico nomignolo, dato dai ferrovieri
stessi e dalla popolazione che ha usato ed usa quotidianamente come
“pendolare” e periodicamente come “businessmen” e come turista, questo
più che mai attuale e popolarissimo mezzo di locomozione.
Ecco qui di
seguito, conosciamo solo alcuni dei soprannomi a loro
dati: L’”Inglesina”, Il “Crematoio”, la “Regina”, la “Ballerina”, la
“Signorina”, la “Caprottina”, le “Rumene”, la “Wilson”, la “Giulia”,
l’”Americana”, Il “Krassin” (o “Scassabinario”), la “Cagabasso”,
l’”Ochetta”, il “Bombolone”, la “Micetta, e molti altri ancora. P.s.:
(Se volete sapere degli altri nomignoli, ed i loro specifici
significati, ed in breve anche la conformazione delle stesse, potete
comunque andare su. “Google” alla voce:wikipedia.org (Soprannomi di
rotabili ferroviari), e tra questi vi è per l’appunto, anche la “Vaca
Mora”.
Scriviamo ora della prima “Vaca Mora” che ci appare come in
un “flashback”nella nostra mente, e vi informiamo su quella che - dotata
di una primordiale ma per quei tempi - pur sempre efficace cremagliera,
si arrampicava, ed è proprio il caso di scriverlo, sui ripidi
costoni dell’Altopiano di Asiago, nel vicentino; e questo fu uno dei
primi treni a vapore, di montagna.
Curiosità per curiosità, o meglio
con una certa “curiosaggine”, che a quanto pare non è solo un termine
di sola impronta femminile, venne, per così dire ribattezzato, come
“Trenino della “Vaca Mora”, e qui c’è pure una breve storiella da
raccontare: Pare che nel “Secondo Dopoguerra”, i mariti, e
perlopiù quelli con maggior denaro in tasca, e non solo, avessero
l’abitudine di mandare le loro gentili consorti a villeggiare
sull’Altopiano appena citato, specialmente per far loro trascorrere
la già ben nota “Settimana bianca”; cosicché i mariti impegnati in
pianura nelle loro diversificate mansioni lavorative, affidavano le
loro mogli alle … per così dire, attente … cure di aitanti maestri di
sci, affinchè potessero meglio imparare questa loro attività, per così
dire, di puro svago e di salubrità varia. Durante i fine settimana
quando i mariti salivano sulla “Vaca Mora “ per ricongiungersi con le
loro … mogliettine vacanziere, qualche ferroviere, così per celia,
mise più di una volta delle traversine di ferro sul comignolo fumaiolo
della locomotiva a vapore, ed in questo particolar modo, il fumo
uscendo, si delineava o meglio si biforcava a mò di irriverenti …
corna … .
La “Vaca Mora” dell’Altopiano, in prossimità delle stazioni di Cogollo del Cengio e di Campiello, Thiene-Rocchette-Asiago,Thiene-Rocchette-Asiago, ovvero la linea ferroviaria: Thiene-Rocchette-Asiago, in prossimità delle stazioni di Cogollo del Cengio e di Campiello, a causa di un netto dislivello pari a 700 m.s.l. del mare ed in un percorso di appena 6 chilometri, faticava notevolmente, e riduceva così il suo già lento avanzare,Il treno andava sempre a circa 40 , 45 Km. all’ora, ed ancor meno, e grazie a ciò, spesso e volentieri, i ragazzotti a bordo, scendevano con attenzione e con un veloce salto, ed andavano a raccogliere un piccolo fiore, poi con il classico …“fiatone” in gola riuscivano a risalire sull’ultima carrozza, e di seguito a portare il fiore per “omaggiare” la ragazza da conquistare o quella, più o meno apparentemente di … “turno”.
Grande artefice dei
collegamenti ferroviari dell’Alto-vicentino, fu il Sen. Alessandro
Rossi (n.d.a.: della nota famiglia dell’industria laniera in
loco, ancor oggi operante). Per tutto quanto riguarda questo treno, e
tutti gli altri, verificare maggiori e più approfondite notizie, sul
sito web: www.vacamora.it. Nel periodo della “Prima Guerra Mondiale”
questo tipo di percorso ferroviario e di quelle adiacenti, fu anche
reso opportuno per il trasporto di materiale bellico. Durante il
periodo risalente al cosiddetto: “Boom economico”, finita da poco
l’ultima guerra, e con lo “stragrande” desiderio di vivere con maggior
allegria e con una nuova e diversa consapevolezza, anche per via della
costruzione di nuovi collegamenti stradali, il trasporto ferroviario
in quel territorio ed un pò ovunque, divenne così a tutti gli effetti
antieconomico e si procedette ben presto alla chiusura totale del
trasporto su rotaia appena citato, ed oggi al posto delle rotaie a
scartamento ridotto o meno, vi è una significativa e panoramicissima
pista ciclabile al servizio dei cicloamatori, siano essi turisti
oppure stanziali, tutto questo quasi ovunque in Italia, questo al
posto delle ferrovie dismesse.
Fu costruita anche la ferrovia che
univa Vicenza alla non lontana Schio, sotto le pendici dell’Altopiano:
La vera e propria “Vaca Mora”, rimasta ancor oggi
nelle menti e soprattutto nel cuore degli abitanti e dei suoi vecchi
fruitori, nell’area dove per anni ha percorso il suo tratto rotabile,
è quella della linea ferroviaria: Piove di Sacco- Adria-Mestre
(n.d.a.: La prima nella provincia di Padova, la seconda in quel di
Rovigo, e la terza, nella provincia di Venezia), e tale ferrovia è
ancor oggi funzionante.
Il 28 ottobre del 2021 la “Littorina” che
univa giornalmente Adria a Mestre ha compiuti ben 90 anni.
La linea Piove di Sacco-Adria, fu iniziata nel corso dell’anno 1916 mentre il
suo prolungamento con Mestre, fu inaugurato proprio il 28 ottobre del
1931 ed il prolungamento con Venezia, fu completato nel 1938.
La linea
in questione è a binario unico e gode di uno scartamento “standard”.
La distanza su strada ferrata tra Adria e Mestre è di soli 57
chilometri. Uno tra i piccoli ma pur sempre importanti centri che
questa linea percorre è quello di Cavarzere nella provincia di
Venezia.
Prima di concludere, non vogliamo dimenticare che nato nei
primi anni del secolo scorso, ovvero del ‘900, sempre in provincia di
Vicenza, fu inaugurato anche il tragitto tra questo capoluogo del
Veneto con il centro termale e sciistico di Recoaro Terme, sempre
nell’alto Vicentino, qui inteso anche e soprattutto come briosa
località di Montagna. Su questo treno, anch’esso allora definito
della: Vaca Mora”, si racconta quasi al pari di quanto si narrava
circa la “Vaca Mora” che si … “inerpicava” sui contrafforti
dell’Altopiano di Asiago, che tale trenino veniva così chiamato
perché quando lo stesso entrava nel buio di una galleria, pressoché
tutti gli scompartimenti delle varie carrozze, si riempivano in
maniera diffusa dell’acre fumo che fuoriusciva dalla ciminiera della
locomotiva stessa, e quando il treno usciva dal tunnel ferroviario, la
stessa locomotiva aveva due lunghe colonne di nero fumo che
arginavano entrambi i lati della locomotiva in questione, tanto da
sembrare una “Vaca Mora” non priva delle sue poderose corna.
Sta ai lettori
ora dare l’ennesimo pari significato a tutto
ciò.
La linea: Adria-Venezia (Mestre), e le linee: Rovigo-Chioggia e Rovigo-Verona, sono da poco state affidate all’odierna maggiore efficienza di Trenitalia, e comprensibilmente tutte queste linee un tantino “arcaiche” ma anche “favoleggianti” nel loro percorso storico a ritroso, godono così di nette migliorie per le opportunità di viaggio e per la sicurezza di ogni viaggiatore. Voi però dovreste meglio conoscere quanto di bello, interessante e soprattutto conoscitivo, potete avere nel frequentare i treni storici della Fondazione FF.SS. che circolano in tutto il nostro Paese, e ci fanno apprezzare luoghi ameni e realtà di natura folkloristica e non solo.