#321 - 7 gennaio 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Di borgo in borgo

n cordiale collaborazione con l'Associazione dei Borghi del Respiro
Premio per l'Ambiente 'Gianfranco Merli' del Movimento Azzurro 2021

L'Aquila - Abruzzo

Secinaro

SecinaroSecinaro

A giudizio del filologo Felice Santarelli, il toponimo "Secinaro" deriverebbe da Cecina-ara nel senso di altare dedicato alla dea Cecina, ma la tradizione orale del luogo fa invero riferimento ad una dea "Secina" o "Sicinna".

Centro agricolo della Valle Subequana, addossato alle pendici nord-orientali del monte Sirente, interrotto a mezza costa da un vasto altipiano carsico (Prati del Sirente), lungo una strada (S.P. 11 Sirentina) che sale al vicino altopiano delle Rocche. L'abitato digrada verso il solco inciso da un subaffluente di destra dell'Aterno. Il suo territorio è tornato di recente alla ribalta per via di un "campo di crateri" a cui si attribuisce un'origine meteoritica. Il più grande dei crateri misura 140 metri di diametro e ospita un lago; l'origine del campo di crateri è ancora controversa in quanto alcuni studiosi ritengono che il lago sia di origine antropica e che si tratti di un abbeveratoio per greggi, altri che sia di origine vulcanica. .

SecinaroSecinaro

I reperti più antichi datano al Paleolitico superiore e precedono, in ordine cronologico, quelli dell'età del Rame e del Ferro. Gli scavi tuttora in corso in contrada Cerrenzana, lungo la provinciale per Castelvecchio Subequo, hanno ad esempio restituito un sito archeologico in cui sono riemersi tre differenti livelli stratigrafici corrispondenti ad altrettante epoche dell'antichità: -età calcolitica: vasi di ceramica impressa, pesi per reti da pesca e punte di freccia;
-età del Ferro: frammenti di un disco di bronzo traforato di stile ellenistico;
-periodo italico: tomba bisoma a fossa circondata da sepolture neonatali sottocoppo.
I reperti di epoca italica sono assai più numerosi e si trovano per lo più conservati nella sede del locale municipio, nel Museo Nazionale dell'Aquila e in quello di Chieti.

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Un testo epigrafico del I secolo a.C. proveniente dalla località "La Ira" fa riferimento ad un iter paganicam, probabilmente un antico percorso tratturale che doveva connettere perpendicolarmente il Tratturo Celano-Foggia col Tratturo L'Aquila-Foggia secondo la direttrice Goriano Sicoli-Paganica (Statulae - pagus o vicus Fuficulanus).

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Dal testo dell'iscrizione si evince che l'opera fu curata da un collegio di tre magistri. Un'altra epigrafe secinarese riferisce di una fontana collaudata da un collegio di tre edili.[5] L'esegesi delle fonti epigrafiche superequane induce a sospettare che le magistrature italiche abbiano cessato le loro funzioni a partire dalla metà del I secolo a.C., in concomitanza con l'istituzione del municipium romano di Superaequum, per essere sostituite dai duoviri di diritto romano. L'istituzione del municipium rappresenta la tappa finale di un lunghissimo processo di romanizzazione che ebbe inizio verso la fine del V secolo d.C.. Tale processo subì un'accelerazione improvvisa in concomitanza con la fine della seconda guerra Sannitica, episodio militare in cui i Romani compresero a pieno l'importanza del controllo militare dell'Abruzzo interno per un disegno di egemonia peninsulare.

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La tradizione letteraria vuole che i resti del "municipium" siano da ubicare sul pianoro di Macrano in Castelvecchio Subequo. Lo stato delle conoscenze attuali non consente un'ubicazione precisa di "Superaequum" e basti pensare che resti completi di cinte murarie, reti fognarie o altri indizi utili a localizzare e circoscrivere il presunto nucleo urbano del municipium non sono ancora tornati alla luce. Macrano è la località in cui sono tornate alla luce iscrizioni relative al pagus Vecellanus (dunque un insediamento che gli stessi Romani definiscono "pagus" in una pubblica iscrizione di età municipale).

SecinaroSecinaro

Troviamo i Superequani attestati epigraficamente in tre iscrizioni (due localizzate in Castelvecchio Subequo e una in Secinaro). Il testo dell'iscrizione secinarese menziona la "civitatis superaequanorum". Il processo di municipalizzazione di Superaequum si realizzò nella tarda età cesariana se non augustea e, comunque, più tardi rispetto ai due municipi peligni di Corfinium e Sulmo.

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Non mancano reperti che tradiscono possedimenti territoriali della stessa casa imperiale. Un'iscrizione latina proveniente da contrada "La Ira" in Secinaro è dedicata a Scribonia, seconda moglie dell'imperatore Ottaviano Augusto da lui stesso ripudiata dopo la nascita di Giulia. L'imperatrice Livia, raffigurata con acconciatura classicheggiante, è raffigurata in una scultura che potrebbe provenire, stando alla tradizione popolare, da un arco situato al passo di Forca Caruso. A questo stesso arco leggendario, topograficamente collocabile lungo la linea di confine tra Peligni e Marsi, sarebbe da riferire la testa marmorea dell'imperatore Tiberio, scultura che i frati di Castelvecchio Subequo hanno custodito nel chiostro del convento di S. Francesco fino a pochi decenni or sono. Particolarmente interessante è anche la statua (ormai scomparsa ma simile a quella dell'Augusto loricato proveniente dalla Villa di Livia in Prima Porta a Roma e custodita oggi nei Musei Vaticani) che raffigura il cavaliere Caio Scaefio Pollio, prefetto quinquennale e militare inviato da Tiberio a Superaequum per trasformare la Valle Subequana nella fucina della cavalleria romana.

SecinaroSecinaro

Nel 1527, ai tempi di Carlo V, il comune di Secinaro viene ancora nominato nelle fonti scritte sia come "Secinara" sia come "Secenara". All'epoca si contavano appena 140 fuochi (circa 500 anime) e il castello doveva essere caduto già in rovina per lasciare posto alle fondamenta su cui sarebbe sorta la chiesa di San Nicola di Bari. A giudicare dal portale, l'elemento più antico dell'edificio, è possibile datare la costruzione della chiesa al 1547. All'interno si conserva una croce di rame e argento del secolo XVI e un'iscrizione incisa su legno del medesimo periodo. Poco più in basso, a breve distanza, sorge la piccola chiesa di S. Maria della Consolazione che reca incisa sull'epistilio dell'ingresso frontale la data del 1507. All'interno affreschi cinquecenteschi e una piccola statua rinascimentale in terracotta, che raffigura la Maternità in trono incorniciata dietro l'altare con ghirlande di fiori e frutta.

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Chiesa di Santa Maria della Consolazione, Santuario della Consolazione: la Chiesa sorge sui resti di un tempio della dea Pelina. Sotto il tetto a capriate vi sono due navate, la prima dedicata alla Madonna della Consolazione, mentre l'altra a San Rocco. Il portale laterale del 1503 è in stile rinascimentale. L'interno ospita affreschi del 1500, tra i quali quello relativo alla leggenda secondo la quale la chiesa e la statua della Madonna posta sull'altare sarebbero state portate dagli angeli in un abbagliante fascio di luce per sconfiggere i pagani seguaci della dea Sicina, legata all'impatto della meteorite del Sirente del IV secolo. Nel sacello della chiesa fu rinvenuta una lapide del 271 d.C. con un'epigrafe relativa alla civitas di Superaequum nel territorio di Secinaro.

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Chiesa parrocchiale di San Nicola: la chiesa, ad una navata, sorge sui resti del castello medievale del feudo della famiglia Sichenalem, originaria di Rieti. Al suo interno ospita affreschi del 1500 ed uno degli organi più antichi della regione. Il portale rinascimentale risale al 1523.

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Gli abitanti di Secinaro controllavano le risorse naturali dal monte Sirente e commercializzavano legname, carbone e il ghiaccio finanche nei territori del Lazio, della Puglia e della Campania. Il taglio della legna dai boschi del Sirente e la produzione di carbone attraverso la cottura del legname nelle carbonaie ha costituito un importante settore dell'economia di Secinaro. Il Comune di Secinaro ha inoltre gestito le risorse della Neviera del Sirente in regime di monopolio fino alla metà del Novecento. La concessione ai privati del diritto di taglio del ghiaccio avveniva con procedure ad evidenza pubblica come dimostrano gli atti di natura amministrativa e i contratti di diritto privato tuttora custoditi.

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Secinaro vantava anche un'importante tradizione artigianale di ombrellai e vasai fino ad alcuni decenni or sono. A partire dagli anni sessanta / settanta il paese ospita un distretto del settore edile con specializzazione delle maestranze nelle attività di rifinitura, stuccatura e pavimentazione oltre ad attività artigianali di nicchia legate all'indotto.

Attualmente le principali risorse naturali sono l'agricoltura (vite, frumento, mais), la silvicoltura, il commercio del legname e l'allevamento del bestiame. Nel territorio esistono anche vecchie cave di ghiaia ormai in disuso, per le quali si attendono interventi di recupero.

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Curiosità: al paese è stato dedicato un asteroide, 43193 Secinaro.

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