Scuola di fotografia
di Guido Alberto Rossi
Oggi la prima regola per un ragazzo che voglia fare il fotografo è avere la mamma ricca e le scarpe comode, sia che voglia fare il fotografo in studio e che si voglia fare il reporter.
Nel primo caso dovrà comunque macinare chilometri per far conoscere il proprio lavoro, nel secondo perché andando in giro si cammina molto e poi una volta fatte le foto, bisogna camminare molto per conoscere e farsi la clientela.
Certamente internet aiuta molto, ma prima o poi dovrai pur vedere qualcuno in faccia (sono esclusi gli uffici amministrazione e contabilità fornitori perché non esistono e rispondono al telefono dei robot, solo il mercoledì dalle 08,00 alle 08,45).
Ogni tanto qualcuno mi chiede consiglio sulle scuole di fotografia e qui mi trovo sempre un po' in difficoltà a rispondere, perché sono un po' scettico sul fatto che la fotografia si possa imparare in un’aula, magari insegnata da un ottimo teorico, ma che non ha mai scattato per il vil denaro. Trovo che siano invece utili i workshop se sono fatti da veri professionisti e non da palloni gonfiati che hanno pubblicato un paio di reportage e poi sono saliti in cattedra.
Importante per scegliere un workshop utile è informarsi bene su chi è in cattedra, basta andare su Google e vedere il suo sito e il suo CV professionale: dove pubblica, che libri ha fatto, da quanti anni lavora etc. Diffidare da chi usa troppo Photoshop, specialmente sui cieli al tramonto.
Personalmente penso che le migliori scuole di fotografia siano le pinacoteche, dove tutti i quadri dei grandi pittori sono una lezione, ovviamente bisogna studiarli e non fare il turista cinese, che gli dedica tre secondi con selfie incluso. Le regole basi della fotografia sono: luce e composizione, tutto parte da qui poi ovviamente il discorso si amplia, ma se non si capiscono al volo questi due elementi forse è il caso di dedicarsi ad un’altra professione.
Ovviamente per sfruttare a fondo le lezioni che offrono i musei d’arte, bisogna sapere cosa cercare. Prima di tutto guardare una tela “smontandola” e “rimontandola” come se fosse una costruzione del Lego.
Prediamo ad esempio i ritratti dei maestri fiamminghi del 1600, se analizziamo la luce è esattamente uguale a quella che i grandi fotografi ritrattisti creano con flash, bank e luci in studio. Facciamo un esempio concreto se prendiamo un ritratto fatto da Anton Van Dyck, di un qualunque suo personaggio, e lo sovrapponiamo ad una foto di Avedon vedremo che il viso è illuminato nello stesso modo, solo che uno è stato fatto con i pennelli e l’altro illuminato dalle fonti di luce elettriche scelte dal grande fotografo ma partendo copiando il pittore olandese. Anche le pose sono molto simili e se con la fantasia sovrapponete i personaggi vedrete che sono praticamente uguali ma con facce diverse. Ovviamente un ritratto eseguito da un pittore futurista è un’altra cosa, ma qui mi ritiro e lascio la spiegazione a Sgarbi.
Ovviamente la stessa cosa vale per tutto quello che è fotografabile, anche per lo still life: un piatto di frutta dipinto dal Caravaggio ma rifatto in fotografia può essere benissimo la foto della campagna stampa della vera marmellata XYZ. Se poi guardiamo le sue opere con soggetti umani, tradotte in scatti fotografici potrebbero essere benissimo immagini di reportage e di moda dove i modelli devono assumere determinate pose ed atteggiamenti.
Possiamo andare avanti all’infinito su tutti i temi, dal paesaggio all’architettura alle scene guerresche con la differenza che mentre il pittore era al sicuro in studio e immaginava la situazione con la fantasia il fotografo deve essere sul campo per documentare e scattare con tutti i rischi del caso.
Altro grande vantaggio di queste quadro-lezioni è il costo; infatti, molti musei sono gratis o costano poco e si trovano in tutte le città del mondo. L’unica cosa che i musei non possono insegnare è come funziona una macchina fotografica, ma oggi questo serve poco, le moderne digitali fanno tutto da sole ed in molti casi è meglio lasciarle fare, non sbagliano mai, esattamente come l’autopilota dell’aereo.