Giovanni Boldini
di Roberto Bonsi
In questo numero vi scriviamo di un artista per nulla sui "generis", di un pittore che ha generosamente lasciata una sua ... magica "impronta" sulla ... "tavolozza" della vita e nell'arte. Egli nacque a Ferrara, stupenda città, "culla" dell'arte medioevale e rinascimentale, e con una forte impronta ebraica, il 31 dicembre 1842. Pur amando il suo luogo natio, dopo diverse peregrinazioni, si stabilì per l'appunto nella fantasmagorica ed allora ancor più godereccia e peccaminosa "Ville Lumiere", cioè Parigi. Nella capitale d'Oltralpe riusci a frequentare i "salotti bene", quelli della cosidetta: "Buona Società", tra gli aristocratici e le loro auguste ed in gran parte licenziose consorti. Li ebbe modo di dar concretezza al suo principale scopo, quello per l'appunto di emergere e di raggiungere il successo pieno.
In quel tempo si era al massimo fulgore della "Belle Epoque" (n.d.a.: periodo storico, socioculturale ed artistico che in modo approssimativo, ha "cavalcato" il periodo che va dal 1871 al 1814 , quindi fino all'avvento della "Grande Guerra"), e "monsieur Boldinì" si aggirava brillantemente tra una festa e l'altra, senza però perdere di vista la sua passione giovanile e poi senile, del dipingere "tout-court", che anche per una sorta di genetica eredità paterna, divenne sin da subito il suo mestiere per la vita, e fu anche la maniera con la quale intese esprimersi al meglio delle sue capacità indi trovare un suo punto di riferimento quotidiano.
I suoi soggetti preferiti erano le "femmes", pardon le donne, le stesse che perlopiù lui frequentava nei salotti, nei "boudoirs" e nei vari postriboli, e ritraeva le stesse con "pennellate" che denotavano un certo movimento dei loro corpi e dei loro vestiti fatti di pizzi, corsetti e crinoline, ed è per questo motivo che egli viene ancor oggi ricordato come il "pittore dinamico" per eccellenza.
Di fatto debitamente respinto dalla "intellighenzia" in loco, fu accettato così a pieno titolo nella Parigi mondana e dissipatrice di quel tempo, e quindi tra un flute di champagne, tartine varie, e quant'altro, ha avuto modo di creare degli autentici capolavori su tela ed altri materiali, che con il suo riconoscibilissimo stile pittorico hanno fortemente contribuito a segnare quel particolare periodo storico.
Giovanni Boldini è stato riconosciuto anche come celebre ritrattista, e nel contesto della sua genialità artistica sono passati personaggi illustri come il nobile Robert de Montesquiou, un poeta, scrittore e noto "dandy" francese, il musicista Giuseppe Verdi, Re Vittorio Emanuele II° di Savoia - Carignano, il musicista Giacomo Puccini, e molti altri ancora.
I genitori del pittore ferrarese naturalizzato parigino, furono Antonio Boldini e Benvenuta Caleffi. Il padre fu anch'egli pittore, seppur di taglio modesto, il quale seguiva la corrente dei “Puristi” (n.d.a.: un movimento di natura romantica o meglio religiosa, che manifestava l'autenticità e la semplicità stilistica e primordiale delle arti, la scrittura compresa). Oltre il suo Paese, il Boldini si mise a girare per molte città dell'intera Europa e non solo. A causa di una forte broncopolmonite, allora non curabile come ai giorni nostri, mori nella "sua" Parigi, (n.d.a.: che come sappiamo è la città che molti anni prima l'adottò), l'11 gennaio 1931. I suoi resti mortali riposano in una tomba vicina a quelle degli amati genitori, nella Certosa (n.d.a.: il Cimitero Monumentale) della sua città natale, per l'appunto la bella Ferrara.
Giovanni Boldini lasciò il luogo natio, in quanto il suo desiderio primario era quello di esplorare nuovi mondi e nuove opportunità di vita, e da vivere su nuovi contesti. Ferrara non gli offriva granchè, in quanto allora come oggi era ed è da considerarsi una città molto provinciale e quasi perennamente chiusa ad ogni novità socioculturale di alto livello che si rispetti. Ferrara, Firenze, Londra, Parigi, Nizza, ed altre città "genius-loci" furono i temporanei "capisaldi" del vivere e del lavorare, di questo artista pittore ormai affermato, tanto che il governo francese gli concesse la sua massima onoreficenza, cioè la "Legion d'onore". Nella sua città di nascita, ed in altri luoghi ancora, in Italia, in Europa ed "overseas", sono state allestite delle mostre monografiche sulla sua arte pittorica atta a raffigurare il vero, ed in questa occasione noi intendiamo scrivere di quella allestita in quel di Asti in Piemonte. Tale rassegna è intitolata: "Giovanni Boldini e il mito della Belle Epoque". La mostra in questione si può già visitare nel centralissimo Palazzo Mazzetti (n.d.a.: La Pinacoteca Civica"), ed è l'esposizione di diversi dipinti delle donne da lui conosciute ed anche in molti casi frequentate, e di diversi ritratti, mentre i suoi quadri sono accompagnati dai dipinti di altri pittori che non possiamo definire minori, avendo visto il loro estro pittorico comunque affermato, e vi scriviamo di artisti come Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis, e così via.
Dal 26 novembre 2022 al 10 aprile 2023, si può vedere questa interessante mostra che sinceramente vale la pena di … “gustare” così come è stata allestita, con una luminosità particolare che crea da subito un senso di ... “magia”, arricchendo di fatto ogni cornice ed ogni dipinto. La "Belle Epoque", i salotti, le donnine belle ed appariscenti, le gran dame dell'aristocrazia parigina, la moda femminile e maschile di quei giorni lontani, e tutte le rarefatte atmosfere di quel tempo, pur con il movimento perpetuo della loro dinamicità, produranno poi una sorta di straordinaria forma di rinascita morale, sociale e civile, questo fino al cruento avvento della "Prima Guerra Mondiale" (n.d.a.: come sopra accennato), dove in un colpo solo, i sogni, le speranze e le certezze sin d'allora acquisite, sparirono brutalmente. Le opere esposte sono ben 80, e c'è così la possibilità di spaziare, e di osservarle con la dovuta attenzione, e così come per incanto ... "penetrare" nel lusso, nella spensieratezza e nella finta allegria, cioè, nella voglia di vivere del mondo "parisienne" di allora, il Boldini, che in famiglia, quando era piccolo veniva chiamato con il nomignolo o meglio con il soprannome di "zanin", senza alcuna ombra di dubbio, potremmo definirlo, come il "pittore mondano e dell'attimo fuggente", e le motivazioni per questa centratissima definizione dettata dalla Critica, sono pienamente motivate nello scorrere del nostro scrivere così posto nelle righe più sopra.
La Struttura museale su citata si trova in Corso Alfieri, 357, e per ottenere informazioni più dettagliate, ed anche prenotare, dovete "cliccare" sul sito web: www.museidiasti.com . Come avrete ben compreso, In questa città posta tra le Langhe, il Roero ed il Monferrato, patria di letterati insigni, vini nobili e di colline verdeggianti, ogni cosa ricorda Vittorio Alfieri (n.d.a.: scrittore, poeta, drammaturgo, ed autore di testi teatrali), famosissimo per la sua: "Volli, volli, fortissimamente volli", che sta a dimostrare la ruvida ed a volte anche cocciuta ed austera volontà caratteriale della gente di questi luoghi, così lontani dalle grandi città, eccetto Torino, distante meno di 60 km., e che paiono dimorare come in una specie di "Paradiso in terra", in un "Eden" dipinto di verde.
L'intera fase progettuale di questa importante rassegna boldiniana, ha saputo esaltare nella sua profondità, l'animo femminile, questo grazie al fatto che egli ha avuto modo di psicanalizzare ogni modella che si poneva in posa dinnanzi a lui, dialogando con la stessa, e cercando di entrare nel suo intimo, anche con il supporto di un frasario spesso sconveniente ed inopportuno, se non maleducato ed insolente, od adirittura indecente. Il Ministero della Cultura, la Fondazione Asti Musei, la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, la Regione Piemonte, e la Cassa di Risparmio di Asti, in stretta collaborazione con l'Agenzia di Comunicazione: "Arthemisia", con in più il patrocinio dell'Amministrazione provinciale di Asti, e come fattivo "sponsor" Il Gruppo della Casse di Risparmio di questa città, hanno tutti, unendo le loro sinergie, contribuito a realizzare quanto sopra descritto.