#319 - 3 dicembre 2022
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Jeanne Eagels

Diari di Cineclub n°83, V 2020

Di

Virgilio Zanolla

Jeanne Eagels

Pur se misconosciuta da noi, Jeanne Eagels fu una grande attrice, nel teatro e nel cinema la sua figura ha connotato indelebilmente l’America degli anni Venti.
Perché morì, appena trentanovenne? Si suicidò? e se lo fece, quale ragione la spinse? Sono domande alle quali, a quasi un secolo di distanza, oggi è forse meno arduo rispondere.
Amelia Eagles - questo il vero nome - era nata a Boston il 26 giugno 1890, figlia di Edward, falegname, d’antica famiglia ugonotta di origine tedesca e francese, e di Julia Sullivan, di sangue irlandese, era la seconda di sei fratelli: le sorelle Edna ed Helen e i fratelli Leo, George e Paul; quando aveva due anni la famiglia si trasferì a Kansas City, nel Missouri, dove studiò alla St. Joseph’s Catholic School e alla Morris Public School, ma poco dopo aver effettuato la Prima Comunione il padre lasciò la famiglia ed ella dové mettersi a lavorare presso un grande magazzino.

Avendo studiato danza, cominciò a esibirsi come ballerina in locali e modeste sale di spettacolo; finché a quindici anni, già molto avvenente, - alta 1,64, pesava 55 chili e aveva intensi occhi blu - unitasi alla compagnia Dubinsky Brothers compì una tournée nei teatri del Midwest, dove più che ballare recitava in drammi e commedie, e grazie alla notevole espressività, spesso col ruolo di protagonista femminile.
Col maggiore dei tre fratelli Dubinsky, Maurice detto Morris (1882-1929), il vilain della compagnia teatrale, ella, ancor minorenne, finì per sposarsi. La coppia ebbe un figlio, Morris Jr., di cui ignoriamo il destino: forse morì a pochi mesi, o venne dato in adozione, vuoi per la non florida situazione economica dei coniugi, vuoi in quanto il loro matrimonio era già in crisi irreversibile; quel che si sa, è che il trauma del distacco da lui procurò ad Amelia un grave esaurimento nervoso.

Jeanne EagelsJeanne Eagels

Per risollevarsi non poteva che cambiare vita: così ruppe col marito e nel 1911 si trasferì a New York, decisa a tentare la strada del teatro, stavolta a Broadway; a lei, che sul palco era stata anche primadonna, toccò ricominciare come ballerina di fila. In quel periodo ebbe una relazione con un fascinoso attore ventinovenne che stregava le platee, il grande John Barrymore; essa durò solo qualche mese, ma è da credere che ella abbia avuto da lui molti suggerimenti per la carriera, tanto che studiò recitazione con l’attrice Beverley Sitgreaves, schiarì i capelli castani e assunse un nome d’arte: mutò Amelia Eagles divenne Jeanne Eagels. Favorita dall’aspetto decorativo, fu assunta nelle Ziegfeld Girls, le ragazze del coro dei famosi spettacoli di rivista di Florenz Ziegfeld, per una paga di 35 dollari la settimana: prima e non ultima di molte future dive del cinema. Nel settembre del ’12 Amelia-Jeanne entrò nel cast di supporto della commedia Mind the Paint Girl di Arthur Pinero, rappresentata al Lyceum Theatre; la sua vera carriera teatrale cominciò lì.

Nei tre anni che seguirono fece gavetta, spuntando però ruoli via via più impegnativi. Nel 1913 esordì anche nel cinema, partecipando a due shorts di genere drammatico della Ryno Film Company, The Ace of Hearts di Wallace Worsley e The Bride of the Sea di Francis Powers; seguirono nel ’14 A Lesson in Bridge di regista non identicato, un dramma della Reliance Motion Picture Company dove Jeanne impersonava Mrs. Willis, Judith of Bethulia di David Wark Griffith (ruolo non accreditato) e nel ’15 The House of Fear di Arnold Daly e Ashley Miller per la Pathé Exchange, storia di misteri nella quale vestì i panni di Grace Camp: brevi film girati ciascuno nell’arco d’un giorno, che le permisero di coltivare al meglio la carriera teatrale. L’anno seguente, allo Schubert Theatre di Broadway prese parte a The Great Pursuit di Charles Haddon Chambers (marzo-aprile ’16); seguirono tre spettacoli al Knickerbocker Theatre, protagonista il grande attore inglese George Arliss: The Professor’s Love Story di James Matthew Barrie (febbraio-aprile ’17), Disraeli di Louis Napoleon Parker (aprile-maggio ’17) e Hamilton di Mary Hamlin e George Arliss (settembre-novembre ’17).

Jeanne EagelsJeanne Eagels

Nel cinema, ella firmò un contratto con la Thanhouser Film Corporation, per la quale lavorò in tre film drammatici accolti assai favorevolmente. In The World and the Woman di Franl Lloyd ed Eugene Moore (’16), un lungometraggio ispirato dal dramma Outcast di Hubert Henry Davies, Jeanne impersonò per la prima volta una prostituta, Mary. Seguirono The Fires of Youth di Émile Chautard (’17), nel quale fu la sorella della protagonista (l’attrice Helen Badgley, una Shirley Temple ante litteram), poi Under False Colors di Chautard (id.), in cui vestì i panni della contessa Olga. Anche in teatro, a Broadway, rivestì ruoli sempre più importanti. Recitò tra l’altro in Daddies di John L. Hobble (settembre ’18-giugno ’19, teatri Belasco e Lyceum), A Young Man’s Fancy di John T. McIntyre (ottobre ’19, Playhouse Theatre), e The Wonderful Thing di Lillian Trimble Bradley (febbraio-giugno ’20, Playhouse Theatre), spettacolo che fu costretta a lasciare per malattia; lì intrecciò una relazione durata alcuni mesi con un collega di undici anni più giovane, destinato a godere d’un certo successo nel cinema: Ben Lyon; trascorse estate e autunno del ’20 visitando l’Europa con un milionario italiano. Nel gennaio-maggio ’21 recitò in In the Night Watch di Michael Morton al Century Theatre; mentre davanti alla macchina da presa apparve in The Cross Bearer di George Archainbaud (’18), nel ruolo di Liane de Merode, e in The Madonna of the Slums di George Terwilliger (’19), che prodotta dalla fondazione Stage Women’s War Relief aveva a protagonista il celebre soprano Amelita Galli-Curci.

A Jeanne la fama la dette il teatro, con un personaggio destinato ad avere grande fortuna anche nel cinema, grazie ad attrici come Gloria Swanson (1928), Joan Crawford (’32) e Rita Hayworth (’53), e che ella interpretò per prima e con eccezionale incisività: la Sadie Thompson di Rain di John Colton e Clemence Randolph, tratto dal racconto Miss Thompson di William Somerset Maugham; portato in scena con grande successo dal 7 novembre ’22 al 31 maggio ’24, al teatro Maxine Elliott di Broadway e in tournée, per 904 rappresentazioni e con un pubblico di circa un milione di spettatori. Sadie è una prostituta in fuga dal suo passato, che sbarcata sull’isola di Pago-Pago, nelle Samoa, si mette con un militare, il sergente O’Hara, il quale l’accetta così com’è; questo suscita le ire moraliste di Alfred Davidson, un riformatore che vorrebbe invano allontanarla dall’isola, e infine, restando anch’egli soggiogato dalla sua presenza, si suicida. La giovane Barbara Stanwyck vide lo spettacolo diverse volte, ammirata, mentre il fondatore dell’Actors Studio Lee Strasberg citò la recitazione di Jeanne nelle sue lezioni.

Jeanne EagelsJeanne Eagels

Coi soldi guadagnati, quest’ultima acquistò una fattoria di 29 acri a Ossining (New York), dove mantenne un allevamento di 30 cani. Intanto s’era legata al musicista Arthur Friedler, di quattro anni più giovane, futuro direttore della famosa Boston Pops Orchestra. Poco dopo la fine della sua storia con lui, nel 1923, conobbe Edward Harris “Ted” Coy (1888-1935), un ammiratissimo ex campione di football americano della Yale University, allora agente di cambio. I due si misero assieme: e poiché erano entrambi divorziati, nell’agosto ’25 si sposarono segretamente. Il matrimonio si rivelò fin da subito burrascoso, e la costrinse a diminuire l’attività artistica; dopo aver rinunciato, abbandonando le prove, al ruolo di Roxie Hart nella commedia teatrale Chicago di Maurine Dallas Watkins, nondimeno Jeanne si produsse con felicissimo esito come Simone nella commedia di Jacques Deval, adattata da Valerie Wyngate e Pelham Grenville Wodehouse, Her Cardboard Lover all’Empire Theatre, a fianco di Leslie Howard (marzo-agosto ’27), perdendo solo alcune esibizioni per un avvelenamento da ptomaina. Quell’anno ella interpretò anche Vera Worth nel film drammatico L’uomo, la donna e il peccato (Man, Woman and Sin), diretto da Monta Bell; col suo partner, il seducente John Gilbert, intrecciò una breve relazione che suscitò ire e sospetti del coniuge. Presto i rapporti con Coy le divennero impossibili: egli alzava spesso le mani su di lei, finché temendo danni fisici pregiudizievoli nel febbraio ’28 Jeanne chiese il divorzio per crudeltà del marito, e l’ottenne cinque mesi dopo; quell’anno stesso Coy si risposò. Fu allora che Jeanne s’avvicinò molto alla cantante e attrice Libby Holmes, notoriamente bisessuale, tanto che si parlò d’una loro relazione.

Quell’anno partecipò a una tournée di Her Cardboard Lover, e per non essersi presentata a una replica della commedia a Milwaukee, nel Wisconsin, il sindacato Actors ’Equity Association la multò e le vietò di presentarsi sul palcoscenico per diciotto mesi. Jeanne profittò della forzata astensione dal palco per lavorare in due film della Paramount Pictures, The Letter e Gelosia (Jealousy), diretti entrambi da Jean de Limour: il primo girato muto e poi sonorizzato, il secondo sonoro, che apparvero nelle sale nel 1929. The Letter, tratto dall’omonimo racconto (poi dramma) di Somerset Maugham, è la storia di Leslie Crosbie, una moglie adultera assassina dell’amante, che fa di tutto per evitare il carcere; nei suoi panni, Jeanne offrì un’interpretazione maiuscola, superiore perfino a quella che nel remake di William Wyler Ombre malesi (1940) valse l’Oscar a Bette Davis.

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In Gelosia, tratta dall’omonimo dramma di Louis Verneuil, si ribaltano ruoli e responsabilità: qui è Pierre che, geloso di Rigaud, ex amante della moglie Yvonne, lo uccide e lascia che dell’omicidio sia accusato un altro. Pierre doveva interpretarlo il britannico Anthony Bushell, col quale furono girate alcune scene; ma Jeanne (Yvonne) chiese insistentemente, e infine ottenne, che la parte andasse a Frederic March, uno dei più talentosi attori teatrali e cinematografici di quei decenni. Il film nacque sotto una cattiva stella: le riprese non erano ancora concluse quando, il 19 maggio, l’attrice Hilda Moore (Charlotte) morì a causa di un’infezione di streptococchi. A lavoro finito, il regista Victor Schertzinger chiamò Jeanne a interpretare il personaggio di Marjorie Lee nel film The Laughing Lady; ma presto ella fu costretta a rinunciarvi per un’infezione sinusale aggravata da una reazione congiuntivale alle luci forti; il ruolo andò a Ruth Chatterton. Nel settembre ’29 fu operata agli occhi al St. Luke’s Hospital di New York, e dopo dieci giorni di degenza tornò nel suo appartamento in Park Avenue. Il 3 ottobre ebbe un malore, e fattasi accompagnare dalla domestica si fece ricoverare nell’ospedale di Park Avenue; pochi minuti prima delle sette di sera fu colta da convulsioni e morì, all’età di trentanove anni, tre mesi e sette giorni.

Fin dalla lavorazione di The Letter era apparsa sofferente e smagrita, vittima di violenti sbalzi d’umore. Da anni era dedita all’alcol e al consumo di eroina; soffrendo d’insonnia, inoltre, abusava di tranquillanti; aveva cercato invano di liberarsi da quelle dipendenze, cui si sommavano problemi respiratori e nevrite. Nell’autopsia, i rapporti - effettuati separatamente da tre coroner - rilevarono nel corpo dell’attrice tracce di alcol, eroina e una misura forse eccessiva di idrato di cloro (un sedativo che ella assumeva per poter dormire). Qualcuno parlò di «psicosi alcolica», e ci fu chi ritenne che lei si fosse iniettata un’overdose col preciso intento di suicidarsi. Ma i motivi che l’avrebbero spinta a tanto suonano alquanto pretestuosi: come il timore di non poter più lavorare nel cinema per l’avvento del parlato (ci si dimentica che aveva già interpretato con successo due film sonori e si apprestava a interpretarne un terzo, senza dire che quale stella di Broadway non poteva certo temere d’avere una voce poco fonogenica); o come un amore non corrisposto verso il suo collega Fredric March.

Jeanne Eagels

Dopo i funerali, tenuti nella cappella funebre Frank E. Campbell, la salma di Jeanne venne portata a Kansas City e sepolta nel Forest Hill & Calvary Cemetery. Quell’anno ella ricevé una nomination (la prima postuma della storia) per il premio Oscar alla migliore attrice protagonista; la statuetta la vinse però Janet Gaynor. Nel 1957 la Columbia Pictures realizzò il film Un solo grande amore (Jeanne Eagles) di George Sidney, biografia alquanto romanzata della nostra attrice, interpretata da Kim Novak.

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