Note sulla Memoria dei Giorni
-Primo SMS della storia: «Merry Christmas» era il contenuto del messaggio inviato, il 3 dicembre del 1992, dal computer dell'ingegnere inglese della Vodafone, Neil Papworth, al telefono cellulare di un collega. Un semplice augurio natalizio, fatto con largo anticipo, ricordato come il primo SMS inviato nella storia dei dispositivi elettronici.
A quei tempi i cellulari erano esteticamente molto simili agli attuali cordless e la tecnologia a disposizione non permetteva granché, all'infuori della normale telefonata. Il sistema GSM, il più diffuso attualmente, era ancora in fase sperimentale. Ciò spiega il fatto che Papworth si trovasse costretto ad utilizzare il proprio personal computer per inviare un messaggio di appena 15 caratteri.
Il primo SMS scambiato tra due telefoni mobili è stato inviato l'anno successivo da uno stagista della Nokia, il finlandese Riku Pihkonen. Il primato resta, tuttavia, all'ingegnere inglese che ha avuto il merito di aprire la strada a un fenomeno di massa, che in pochi anni ha sconvolto il modo di comunicare delle persone e l'utilizzo stesso del telefonino.
Il boom si è avuto alla fine degli anni Novanta, quando il cellulare ha cominciato a diventare un oggetto inseparabile per milioni di adolescenti, che trovavano più congeniale comunicare tra di loro attraverso i 160 caratteri del messaggino piuttosto che telefonarsi. Negli stessi anni, si è diffusa la consuetudine di utilizzare per il singolo messaggio il termine SMS (dall'acronimo Short Message Service), quando invece quest'ultimo indica il servizio che ne consente. l'invio.
Il linguaggio utilizzato, estremamente sintetico e con abbreviazioni originali, ha finito nel tempo con l'influenzare il modo di scrivere in generale dei giovani e i linguaggi utilizzati dai media e nella comunicazione commerciale.
Tra gli utilizzi positivi, va menzionato il nuovo modo di esprimere la propria solidarietà verso temi e contesti sensibili, diffusosi a partire dal 2005, con una donazione effettuata verso organismi senza fini di lucro, semplicemente inviando un SMS.
Quanto i "messaggi" siano, oggi, presenti nella vita delle persone lo testimoniano recenti statistiche che parlano di 6.100 miliardi di SMS inviati in un anno, circa 193.000 al secondo (stime 2010). Numeri che sembravano destinati a ridimensionarsi con la crescente diffusione delle applicazioni di messaggeria istantanea (WhatsApp è il più noto), legati a smartphone e tablet di ultima generazione. Invece, secondo uno studio dell'Economist, nel 2015 è stata raggiunta una media giornaliera di 20 miliardi di SMS e 30 miliardi di messaggi su WhatsApp.
-Barnard esegue il primo trapianto di cuore su un essere umano: Il cuore del 55enne Louis Washkansky era ormai al capolinea e la sua ultima speranza di vita era affidata all'abilità medica di Christiaan Barnard, valente chirurgo sudafricano, destinato ad entrare nella storia della medicina.
Specializzatosi in chirurgia cardiotoracica negli Stati Uniti d'America, conseguendo anche un master, Barnard cercò di mettere a frutto quell'esperienza in Sud Africa, creando la prima unità coronarica del Groote Schuur Hospital di Città del Capo. Dopo aver eseguito con successo la prima operazione a cuore aperto in Africa, verso la fine del 1967 gli si presentò la grande occasione che attendeva da tempo.
Il nuovo muscolo cardiaco di cui il paziente Louis Washkansky, affetto da grave cardiopatia, necessitava venne offerto da un padre generoso, al quale un incidente stradale aveva portato via la moglie e condannato la figlia 25enne, Denise, a una morte imminente. L'uomo diede il suo consenso all'espianto del cuore della figlia, scegliendo di salvare la vita a un altro essere umano.
Il 2 dicembre 1967 Barnard entrò in sala operatoria per eseguire il difficile trapianto e dopo diverse ore, ad operazione conclusa, si fermò a guardare per poi fare un passo indietro ed esordire così: «Funziona!» La notizia fece il giro del mondo nelle settimane successive, nonostante la morte del paziente avvenuta 18 giorni dopo, per via di una polmonite, conseguenza del rigetto del corpo estraneo da parte del sistema immunitario.
Risolvere il problema del rigetto fu la nuova sfida di Barnard e di altri ricercatori, che centrarono l'obiettivo tra gli anni Settanta e Ottanta con la scoperta della ciclosporina come farmaco antirigetto. Il primo trapianto cardiaco in Italia venne effettuato nel 1985 dal professor Vincenzo Gallucci.
-Fondato il quotidiano "Avvenire": Parlare con un'unica e autorevole voce a tutti i cattolici italiani. Con quest'obiettivo la Conferenza Episcopale Italiana, raccogliendo l'auspicio di papa Paolo VI, promosse la fusione de L'Italia di Milano e L'Avvenire d'Italia di Bologna, per dar vita a una nuova testata a diffusione nazionale.
Nacque così Avvenire, fondato a Milano e lanciato in edicola il 4 dicembre 1968. Diretto da Leonardo Valente, il nuovo quotidiano ebbe un inizio difficile, legato alla scarsa diffusione territoriale. Con la guida di Angelo Narducci (1969-80) le cose cambiarono e grazie all'opera della CEI si riuscì a raggiungere i lettori di tutte le regioni.
Altra direzione foriera di importanti cambiamenti fu quella di Dino Boffo (1994-2009), con il quale vennero lanciati un giornale per ragazzi, "Popotus", e il sito web del quotidiano. In generale, nel nuovo millennio si è avvicinato maggiormente alla cronaca, legata ad esempio agli emarginati, ai perseguitati per motivi religiosi e alle problematiche connesse alla globalizzazione.
Fatto oggetto di una campagna denigratoria condotta da "il Giornale" di Vittorio Feltri (da cui l'espressione ricorrente "metodo Boffo"), con notizie poi ritrattate dallo stesso Feltri, nel settembre 2009 Boffo si è dimesso ed è stato sostituito da Marco Tarquinio, attuale direttore della testata.
-Il Giappone attacca la base di Pearl Harbor: L'aria di festa di una tranquilla domenica mattina nella base aeronavale americana di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii, viene bruscamente interrotta dal rombo di oltre 300 caccia giapponesi. Lancette sulle 7.40, è l'inizio di un attacco a sorpresa tra i più drammatici della storia mondiale, non preceduto da alcuna dichiarazione di guerra.
Il raid di fuoco, concepito dall'ammiraglio Isoroku Yamamoto, va avanti per due ore e alle 9,45 lo scenario della baia consegna solo morte e distruzione: 2.400 vittime (in maggioranza militari) e circa 1.700 feriti.
I danni rilevati dal segretario alla Marina William Franklin Knox sono ingentissimi: 8 corazzate affondate o danneggiate; 3 incrociatori, 3 cacciatorpediniere, 2 navi ausiliarie, 1 posamine e 1 nave-bersaglio colati a picco; 188 aerei abbattuti. Da parte nipponica si tratta di una vittoria cruciale nel grande scacchiere dell'Oceano Pacifico, la cui conquista aveva portato l'Impero giapponese a sposare il progetto nazista di Hitler.
L'indomani il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt si rivolge al Congresso parlando, a proposito del 7 dicembre 1941, di una data da ricordare come «giorno dell'infamia» e chiedendo il sostegno alla dichiarazione di guerra contro il Giappone, votato poi all'unanimità (ad eccezione della deputata repubblicana Rankin).
È un evento destinato a cambiare le sorti del secondo conflitto mondiale, rispetto al quale, all'inizio delle ostilità, l'88% degli americani era per il non intervento. Inizia da qui quella feroce Guerra del Pacifico che vedrà l'utilizzo delle armi più disumane, a cominciare dai kamikaze nipponici fino all'apocalisse delle due atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki.
Nel frattempo, non saranno in pochi, tra gli analisti, a sospettare che l'amministrazione Roosvelt fosse al corrente dell'attacco a Pearl Harbor, partendo dal presupposto che era impossibile non accorgersi in tempo dell'avvicinamento di due corazzate, tre incrociatori, nove sottomarini e sei portaerei con l'insegna del Sol Levante.
Le diverse commissioni d'inchiesta istituite dal Congresso accerteranno, comunque, le gravi responsabilità delle alte cariche militari e di governo, Roosevelt incluso, nell'aver sottovalutato la minaccia. Nella memoria del popolo americano resterà indelebile il «giorno dell'infamia», attraverso il rituale del 7 dicembre che vede issare bandiere a mezz'asta davanti alle scuole e alle sedi istituzionali.
Ricca la produzione cinematografica sull'episodio, tra cui vanno ricordati il pluripremio Oscar Da qui all'eternità (1953) di Fred Zinnemann, Tora! Tora! Tora! (1970) di Richard Fleischer (premiato con una statuetta per gli effetti speciali) e più recentemente Pearl Harbor (2001) di Michael Bay.
-Prima esecuzione dell’Inno di Mameli: Un'azione patriottica nel pieno di una cerimonia religiosa. Così si presentò per la prima volta in pubblico il Canto degli italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli, dal nome di colui che gli diede anima e parole (la musicò il compositore Michele Novaro).
L'episodio avvenne un venerdì di dicembre del 1847. Il calendario segnava il giorno 10, che per i Genovesi coincideva con una manifestazione religiosa molto sentita: la cerimonia dello scioglimento del voto in occasione dell'apparizione della Madonna a fra Candido Giusso, di cui ricorreva in quell'anno il centunesimo anniversario.
Come da tradizione, si teneva una processione che richiamava tutta la cittadinanza e che aveva termine sulla spianata di Oregina (quartiere sito nella parte alta del capoluogo ligure), all'ingresso del santuario di Nostra Signora di Loreto. L'occasione fu ritenuta propizia dal movimento rivoluzionario ispirato alle idee unitarie di Giuseppe Mazzini, che pensò di sfruttarla per organizzare una dimostrazione di forte impatto patriottico.
Ispiratore dell'iniziativa fu il poeta Goffredo Mameli, patriota e fervente mazziniano, che a soli vent'anni aveva scritto un inno patriottico, il Canto degli Italiani, destinato ad entrare nella storia di un popolo. Radunati sulla spianata circa 20mila patrioti, provenienti da diverse regioni, Mameli attese che il folto corteo religioso si avvicinasse e al momento opportuno diede inizio alla manifestazione.
Al segnale convenuto tutti i presenti, accompagnati dalla banda municipale "Casimiro Corradi" di Sestri Ponente, iniziarono a cantare le note di Fratelli d’Italia, mentre Mameli e Luigi Paris sventolavano il Tricolore sfidando la repressione della polizia austriaca. Considerato un simbolo rivoluzionario dagli Austriaci (era già stato utilizzato nei moti rivoluzionari degli anni Venti e Trenta), chi osava esporre la bandiera con i colori verde-bianco-rosso andava incontro a pene durissime.
Ciò amplificò il valore patriottico dell'iniziativa e da quella data Inno e Tricolore assunsero per la prima volta i significati simbolici che tuttora vengono loro attribuiti. Poche settimane dopo sarebbero scoppiati i Moti del '48 e non più tardi la Prima guerra d'indipendenza, da cui iniziò il lungo e faticoso cammino verso l'Unità d'Italia.
Bisogna aspettare un secolo, tuttavia, perché il Canto degli Italiani venga assunto come inno nazionale, seppur in via provvisoria. Nonostante una proposta di modifica all'articolo 12 della Costituzione Italiana, presentata nel 2006, rimane l'inno della Repubblica solo de facto.
Dal novembre 2012 una legge ne rende obbligatorio l'insegnamento nelle scuole. Il 15 novembre 2017, finalmente, la commissione Affari Costituzionali del Senato approva in via definitiva il disegno di legge che riconosce il testo del Canto degli italiani di Goffredo Mameli, e lo spartito musicale originale di Michele Novaro, quale inno nazionale della Repubblica Italiana.
-Strage di piazza Fontana: In un venerdì uggioso di dicembre, Milano vive le ultime ore lavorative della settimana. Alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana la chiusura è stata posticipata di mezz'ora, come solitamente avviene in occasione della borsa-mercato degli operatori dell'agricoltura.
Nell'edificio sono presenti in sessanta, tra personale e utenti, diversi seduti intorno al tavolo ottagonale sito al centro della sala principale. Sotto quel tavolo, poco prima, una mano assassina ha nascosto una borsa nera con dentro 7 chili di gelignite (un potente esplosivo utilizzato nelle cave) e un timer impostato sulle 16.37. All'ora esatta un boato scuote la città e una pioggia di schegge di vetro investe decine di passanti.
Dentro la banca si materializza l'inferno: al posto del tavolo si è aperta una voragine e tutto intorno è un insieme confuso di marmi, vetri, documenti e corpi straziati. Muoiono sul colpo dodici persone a cui, nelle ore successive, se ne aggiungeranno altre cinque, mentre sono 86 i feriti.
L'illusione che si tratti di un atto terroristico isolato (alcuni pensano anche a una caldaia esplosa incidentalmente) svanisce presto: in meno di un'ora avvengono altre quattro esplosioni tra Milano (alla Banca Commerciale Italiana, solo in questo caso scoperta in tempo e fatta brillare dagli artificieri) e Roma (al passaggio sotterraneo di Via Veneto, davanti all'Altare della Patria e all'ingresso del Museo del Risorgimento).
Dietro tutto questo c'è un disegno eversivo ben congegnato, che fino all'inizio degli anni Ottanta precipiterà il paese in un clima di terrore e che sarà ricordato come «Strategia della tensione». Si farà largo inizialmente la pista anarchica e la notte successiva alla strage di piazza Fontana gli investigatori arresteranno diversi esponenti dei circoli anarchici milanesi.
Tra questi il ferroviere Giuseppe Pinelli che morirà due giorni dopo, precipitando dal quarto piano della Questura di Milano, in circostanze tuttora misteriose. L'episodio scatenerà una violenta campagna stampa nei confronti del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel maggio del 1972 da esponenti del movimento di sinistra Lotta Continua.
Decenni di inchieste giudiziarie e giornalistiche e sette processi (l'ultimo nel 2005) non saranno sufficienti a trovare mandanti ed esecutori della strage di piazza di Fontana, ma emergeranno con evidenza le responsabilità di gruppi eversivi dell'estrema destra e di ambienti dei servizi segreti italiani e stranieri, animati dallo scopo di instaurare, attraverso gli attentati, uno stato di polizia permanente e rendere instabile la vita democratica del paese.
A dieci anni di distanza, sulla piazza milanese sarà inaugurata una lapide commemorativa con i nomi delle diciassette vittime. Tra i film sul drammatico evento, merita una citazione Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana (del 2012), premiato con tre David di Donatello.
-Ludwig van Beethoven: Secondo solo a Mozart nella schiera dei più grandi compositori di tutti i tempi, dopo di lui la musica non fu più la stessa.
Nato a Bonn, ad ovest della Germania, e morto a Vienna nel 1827, ebbe un'infanzia assai infelice, per via dell'atteggiamento autoritario del padre che cercò con metodi brutali di sfruttare, per tornaconto personale, le capacità musicali del figlio.
Costretto, giovanissimo, a mantenere la sua famiglia, per via dell'alcolismo del genitore, riuscì ad accreditarsi come organista di corte. Decisivo l'incontro con Franz Joseph Haydn che lo avvicinò ai temi del celebre classicismo viennese e gli organizzò il primo concerto ufficiale all'Hoftheater (29 marzo 1795).
Nonostante i problemi di sordità, nei primi decenni dell'Ottocento scrisse le sue opere più famose, dalla "Terza Sinfonia" alla "Nona Sinfonia in Re minore Op. 125" (che comprende l'Inno alla gioia, adottato come inno ufficiale dell'Unione Europea), anticipando le istanze del "Romanticismo musicale".