Iconoclasta!
di Paolo Martinello
di Star Comics
La chiesa di Santa Jennifer è una chiesa di provincia come ce ne sono tante. Ma solo a prima vista. Siamo in un futuro non troppo lontano, in un mondo che ha canonizzato santi di ogni genere: ristoratori e mercenari dei servizi segreti, cabarettisti e musicisti folk. Mentre le eresie più stravaganti cercano di imporsi, Laslo, scettico sagrestano di Santa Jennifer, si ritrova coinvolto suo malgrado in una fantasmagorica avventura. Il graphic novel Iconoclasta!, di Paolo Martinello, è in uscita per Star Comics il 9 novembre 2022.
Strane forze hanno scelto di manifestarsi a Santa Jennifer. Laslo, che si occupa svogliatamente della chiesa, sfuggendo ai suoi compiti a ogni occasione, viene incaricato da Don Ardito e dalla misteriosa perpetua di scoprire il colpevole di un attentato iconoclasta verificatosi proprio nella sonnolenta chiesetta: una figura misteriosa si è infatti introdotta di notte, distruggendo una statua. Nel frattempo, tre santi surreali - uno bardato in una tuta anticontaminazione, un altro dal fisico pompato e con la testa di un rapace, e la terza uscita dritta dritta da un party a Ibiza - spingono il povero Laslo in un caleidoscopio di improbabili avventure e personaggi deliranti, tra cosplayer e satanisti, boyscout detective, orge e partite di calcio tra ottantenni. A trainare tutto questo, un complotto machiavellico e l’amore, ma soprattutto l’ironia e la profondità di una narrazione a fumetti capace di raccontare con il sorriso i grandi temi della vita umana.
Le immagini possono diventare luoghi di proiezioni potentissime, vi possono risiedere paure raggelanti e speranze ardenti, dolori lancinanti, desideri irresistibili e gioie indicibili. Ci nutriamo di immagini, affidiamo a esse le nostre preghiere e i nostri sogni. Ed è a partire dalla meraviglia per la straordinaria potenza delle immagini che Paolo Martinello scrive una riflessione caustica e profonda, divertentissima e dolorosa allo stesso tempo, sul valore dell’arte, sul senso di colpa, sulla speranza. Soprattutto su come il modo in cui scegliamo di raccontarci possa diventare una prigione, ma possa anche trasformarsi nella chiave per liberarci.
“Da quando siamo al mondo ci dicono che dobbiamo essere qualcos’altro. E capita che ci crediamo, ma poi non sappiamo più cosa cazzo diventare. Quello che siamo è l’unica cosa che abbiamo. E ora siamo qui, davanti a questa stanza vuota. Come se qualcuno o qualcosa ci stesse dicendo che anche noi, nonostante tutto questo schifo, possiamo ancora immaginare di essere immacolati.”