Cesare Benaglia
Opere fra segature,foglie e alberi
di Amanzio Possenti

Cesare Benaglia, artista bergamasco della natura, classe 1932, compie in questi giorni novant’anni e racconta: ’Non me li sento perché trascorro il mio tempo sempre in laboratorio ad inventare e dipingere, a contatto costante con il mio mondo fatto di alberi antichi recuperati dal Brembo, segature, foglie secche, depositi naturali e secolari sott’acqua, e occupandomi dei tre elementi fondamentali per la vita, fuoco, acqua, terra. E soprattutto divertendomi e lavorando non per l’oggi ma per il domani’.
In effetti lo ’sciamano di Valbrembo’, così è affettuosamente definito, lo si trova  nel laboratorio sotto casa, in frazione Ossanesga(Bergamo), in divisa di lavoro, ore ed ore a provare, escogitare, pensare, realizzare e  manifestare la gioia del ‘fare arte’ all’inseguimento del  Bello. 
Su questa strada  basa la propria tensione ideativa ed emotiva dagli anni Sessanta del secolo scorso, da quando, abbandonato (dapprima a metà e poi interamente)  il mestiere  di famiglia, il falegname, si è dedicato all’arte pittorica vincendo presto il prestigioso  Premio Oprandi.
Da allora si sono susseguite le diverse esperienze espressive, destinataria la natura: inizialmente pittura figurativa, dolce e colorata di cromie delicate, poi avvio della ricerca  pitto-scultorea sino al digitale e alle’tarsi-mie’, ultima fantasia creativa, con il legno materia amica.  
Le ‘tarsi-mie’, ispirate da quelle celebri di Santa Maria Maggiore in Bergamo, rappresentano un modo proprio,esclusivo, di ripercorrere le storiche tarsie rivitalizzandole secondo la natura sino a trasformarle in ’mie’ frutto esclusivo della sua personalità.  


E’ una gioia assistere alla sua creatività, mentre interviene su antichi tronchi d’alberi anneriti (‘Li  ho trovati nel Brembo dove stavano dal 1400 o 1500  e li ho utilizzati e lavorati  traendone segature’) e poi con pannelli adeguati,  impegnando segature, foglie stirate, rinsecchite, di decine di colori  degradanti sino alla coloritura naturale. 
Nascono sotto le sue mani capaci, opere che conquistano per le preziose modalità  tecniche ed esecutive e per la feconda libertà dell’idea e dell’intuizione che lo contattano  con il fruitore. Un’arte semplice, vicina, di viva naturalità. Come è Benaglia nella sensibilità umana verso il prossimo e la  adesione convinta ai valori della fede.     
Se di lui il critico d’arte Domenico Montalto inneggiava tempo fa allo ‘stanzino delle meraviglie’ esprimendosi sul laboratorio di via Patrioti ( attiguo al grande salone  espositivo, un percorso di 70 anni di pittura e scultura). Oggi quello ’stanzino’ si rivela mediatore fra invenzione, stile e manualità dove le numerose scolaresche in visita scoprono che l’arte di Benaglia è umile ma intensa ricerca  dei valori del creato: un grazie al  Creatore. 
Così il suo percorso espressivo continua nell’ ardore della fantasia. ‘Per le future generazioni’, commenta con simpatia l’artista novantenne che crede nell’arte che tramanda valori ed emozioni senza tempo. E vi si  dedica come ad un figlio amatissimo.
