Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro
I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"
Karlheinz Bohm
Diari di Cineclub n°78, XII 2019
Di
Virgilio Zanolla
Oggi propongo un attore tedesco morto da poco, visivamente tutt’altro che ‘dimenticato’ dagli spettatori italiani, eppure quasi sconosciuto come figura artistica: mi riferisco a Karlheinz Böhm, che impersonò il principe eppoi imperatore Francesco Giuseppe d’Austria nella fortunatissima trilogia dedicata alla di lui augusta consorte Sissi dal regista austriaco Ernst Marischka negli anni 1955-57.
Nato a Darmstadt, nell’Assia, il 16 marzo 1928, Karlheinz era l’unico figlio di due artisti della musica: il padre, Karl August Leopold Böhm (Graz, 1894-Salisburgo, 1981), era il famoso direttore d’orchestra - ritenuto dal musicologo Massimo Mila il più grande del Novecento - autore d’impareggiabili esecuzioni delle composizioni di Mozart, Beethoven, Schubert, Wagner, Bruckner, Alban Berg e Richard Strauss (di cui era amico) con l’orchestra dei Wiener Philarmoniker e altri rinomati complessi; la madre, Thea Linhard (Monaco, 1903-Amburgo, 1981), era uno stimato soprano, attivo nei teatri dell’Opera di Stato di Monaco e Vienna e in sale da concerto, che dopo il matrimonio (1927) chiuse la carriera artistica, limitandosi a una rentrée nel 1932, quando al Festival di Salisburgo cantò nell’oratorio La Creazione di Haydn. Essi sono i capostipiti di una delle più note famiglie d’artisti tedesche.
Figlio, dunque, d’un austriaco e una germanica, la sua infanzia e fanciullezza furono segnate dagli spostamenti dovuti alla professione di Karl: nel ’31 la famiglia si trasferì ad Amburgo, e nel ’34 a Dresda, dove questi fu chiamato a dirigere la prestigiosa Staatskapelle. Nonostante l’eccezionale levatura del direttore d’orchestra stiriano, la sua rapida carriera venne favorita anche dalle sue simpatie per Hitler, giacché a Dresda si trovò a sostituire il validissimo Fritz Busch, emigrato in Sudamerica perché oppositore del regime nazista. Per motivi di sicurezza, utilizzando documenti falsi in cui risultava affetto da grave malattia polmonare, nel ’39 Karlheinz venne mandato in Svizzera, e qui fu iscritto al Lyceum Alpinum di Zuoz, a pochi chilometri dal confine italiano. Nel ’43 Karl venne chiamato a dirigere la Staatsoper di Vienna, ma con la fine della guerra la sua carriera subì un arresto di due anni nel corso dei quali subì un processo di denazificazione: fu solo grazie all’allora direttore artistico dei teatri austriaci Egon Hilbert se egli poté riprendere la sua prestigiosa attività.
Suo figlio, ragazzo sensibile molto legato ai genitori, visse dolorosamente le vicissitudini paterne, maturando un sentimento di fraternità nei confronti di ogni essere umano che anni dopo avrebbe saputo efficacemente esprimere. Nel ’46 la famiglia Böhm si trasferì a Graz, dove quell’anno Karlheinz si diplomò alle scuole superiori. Sognava di diventare pianista, ma non venne ritenuto abbastanza bravo; il padre lo mandò per qualche mese a studiare arte a Roma; al ritorno in patria, studiò recitazione a Vienna col professor Helmuth Krauss. Alto 1,76 centimetri, capelli castano chiari, bel viso aperto, bel sorriso, aspetto educato e cordiale, nel cinema Karlheinz era un predestinato: debuttò davanti alla macchina da presa all’età di vent’anni in un piccolo ruolo ne La casa dell’angelo (Der Engel mit der Posaune; 1948) di Karl Hartl), con Paula Wessely, Oskar Werner, Cürd Jurgens e la quasi esordiente Maria Schell, e in pochi anni si guadagnò parti di sempre maggior peso, lavorando accanto a fior d’attori, come ne La mandragora (Alraune; 1952) di Arthur Maria Rabenalt, un insolito film di fantascienza in cui nel ruolo di Frank Braun fu accanto a un mostro sacro come Erich von Stroheim e ai bravissimi Hildegarde Knef, Jean-Claude Brialy e Philippe Leroy (ma anche a interpreti italiani: Rosanna Schiaffino, Romolo Valli e Nilla Pizzi); Rabenalt lo volle in un altro suo film, il drammatico Die Sonne von St. Moritz (’54), che aveva Signe Hasso e Winnie Markus quali altri principali interpreti. Egli poi prese parte a Die heilige Lüge di Wolfgang Liebeneiner (id.) con Ulla Jacobsson, la storia d’un giovane facoltoso che, inizialmente traviato, recupera onestà e dignità morale quando sposa la domestica che aveva ingravidato.
Quell’anno Karlheinz sposò l’hostess Elisabeth Zonewa: un matrimonio concluso col divorzio dopo tre soli anni. Il film successivo - La principessa Sissi (Sissi; 1955) di Ernst Marischka - fu quello che lo lanciò, assieme alla diciassettenne Rosemarie Magdalena Albach-Retty, una bella ragazza viennese dai capelli castani e gl’intensi occhi verdi, che col nome d’arte di Romy Schneider (il cognome era quello della madre) si era appena messa in luce interpretando la giovane regina Vittoria in un film dello stesso Marischka. Egli ricopriva il ruolo del principe e futuro imperatore d’Austria Francesco Giuseppe d’Asburgo, mentre Romy era la fidanzata e poi moglie Sissi; il clamoroso successo che la pellicola ottenne anche fuori dal circuito tedesco proiettò i due giovanissimi alla ribalta internazionale. Il risultato fu che il film ebbe due sequel, Sissi, la giovane imperatrice (Sissi-Die junge Kaiserin; ’56) e Sissi, il destino di un’imperatrice (Sissi-Schicksalsjahre einer Kaiserin; ’57), sempre diretti da Marischka, e la serie sarebbe continuata se proprio la Schneider non si fosse rifiutata d’interpretare ancora Sissi. Con lei Karlheinz strinse una bellissima amicizia, destinata a durare tutta la vita: egli chiamò Sissi la figlia che gli nacque nel ’55.
Con gli altri film che Karlheinz interpretò nella seconda metà degli anni Cinquanta - il puskiniano Dunja, la figlia della steppa (Dunja; ’55) di Josef Von Báky, accanto ad Eva Bartók, dove fu Mitja; la commedia Kitty di Alfred Weidenmann (’56), in cui ebbe ancora a fianco Romy Schneider; l’avventuroso Gli amanti del Pacifico (Blaue Jungs; ’57) di Wolfgang Schleif, in cui vestì i panni dell’ufficiale Alfred Hanstein; La casa delle tre ragazze (Das Dreimäderlhaus; ’58) di Marishka, che lo vide impersonare il compositore Franz Schubert; e il romantico musical La Paloma di Paul Martin (’59) con Bibi Johns - egli consolidò la sua reputazione di ottimo attore e confermò la sua fama di bel giovane presso il pubblico femminile.
Intanto, nel ’58 sposava in seconde nozze la bella attrice Gudula Blau (1940), che gli avrebbe dato i figli Kristina (’61), Michael (’60) e Daniela (’61), e dalla quale avrebbe divorziato nel ’62. Il primo ruolo davvero impegnativo giunse per lui nel 1960, col film britannico L’occhio che uccide (Peeping Tom) di Michael Powell, un thriller psicologico divenuto nel tempo un autentico cult movie, dove accanto a Moira Shearer ed Anna Massey e col nome inglesizzato di Carl Boehm egli impersonò magistralmente il suo primo personaggio negativo: l’introverso operatore cinematografico Mark Lewis, divenuto un voyeur e un assassino a causa delle turbe mentali causategli dagli esperimenti a cui da piccolo lo sottoponeva il padre scienziato.
Fu questo film ad aprirgli le porte di altre produzioni internazionali, alcune delle quali hollywoodiane, che assorbirono la sua attività fino ai secondi anni Sessanta. Karlheinz lavorò con Jayne Mansfield, Leo Genn e Christopher Lee nel drammatico Londra a mezzanotte (Too Hot to Handle, ’60) di Terence Young; dopo essere stato Schubert, fu Beethoven ne Il magnifico ribelle (The Magnificient Rebel, ’62) di Georg Tressler, dov’ebbe tra le partners la nostra Giulia Rubini; fu l’ufficiale filonazista Heinrich von Hartrott ne I quattro cavalieri dell’Apocalisse (The 4 Horsemen of the Apocalypse, ’62) di Vincente Minnelli, accanto a Glenn Ford, Ingrid Thulin, Charles Boyer e Lee J. Cobb; ne L’amore impossibile (La croix des vivants, ’62) di Ivan Govar, ebbe colleghi Madeleine Robinson, Pascale Petit, Marie Dubois e il nostro Gabriele Ferzetti; vestì i panni del novellista Jacob Grimm in Avventura nella fantasia (The Wonderful World of the Brothers Grimm; ’62), di Georges Pale ed Henry Levin, con Laurence Harvey e Claire Bloom; e fu il barone Franz von Elzingen nella commedia Appuntamento tra le nuvole (Come Fly with Me; ’63) di Henry Levin, accanto a Dolores Hart, Pamela Tiffin, Karl Malden e Dawn Addams.
Sul set del film Rififi a Tokio (id.; ’63) di Jacques Deray, un poliziesco di produzione franco-italiana, Karlheinz conobbe l’attrice polacca Barbara Lass (1940-95), appena divorziata dal suo primo marito, il regista Roman Polanski: quell’anno stesso ella divenne la sua terza moglie, e nel ’64 gli dette la figlia Katharina, attrice nota presso il nostro pubblico soprattutto per avere interpretato per prima il personaggio di Livia, l’eterna fidanzata del commissario Montalbano (Luca Zingaretti). Seguirono altre partecipazioni: accanto a Corinne Marchand e Daniel Gélin in L’Heure de la vérité di Henri Calef (’65), un interessante film dove interpretò il doppio ruolo del criminale nazista, Hans Wernert, celato sotto l’apparenza dell’ex deportato Jonathan Strauss, mai distribuito per il fallimento della casa di produzione; nello spionistico Suspence a Venezia (The Venetian Affair; ’67) di Jerry Thorpe, con Elke Sommer, Robert Vaughn, Felicia Farr, Luciana Paluzzi e Boris Karloff.
Sul finire degli anni Sessanta l’attore diminuì molto il suo impegno col cinema, in favore del teatro. Tra le sue interpretazioni degli anni Settanta, con le quali chiuse in pratica la sua carriera sul set, spiccano le quattro dirette da Rainer Werner Fassbinder: Martha (’74), Effi Briest (id.), Il diritto del più forte (Faustrecht der Freheit, ’75), e Il viaggio in cielo di mamma Kusters (Mutter Kusters’ Fahrt zum Himmel, id.). In Martha egli fornì un’altra prova del suo grande talento d’attore, disegnando un eccellente Helmut Salomon, integerrimo lavoratore morbosamente innamorato della moglie Martha (Margit Carstensen), e in realtà suo perverso aguzzino.
Nell’80, dopo diciassette anni di matrimonio, Karlheinz si separò dalla terza moglie Barbara, e attraversando una sorta di crisi d’identità, decise di lasciare il cinema per dedicare la sua vita alle popolazioni meno fortunate dell’Africa; a tale scopo, l’anno seguente collaborò con la prima edizione della trasmissione televisiva tedesca Wetten, dass..? (Scommetto che..?) in onda sulla rete ZDF, raccogliendo 1.200 milioni di marchi tedeschi per i poveri della fascia del Sahel. Nello stesso ’81 fondò Menschen für Menschen (Gli esseri umani per gli esseri umani), un’organizzazione benefica di soccorso alle popolazioni d’Etiopia, dove si trasferì. Da allora ad oggi, Menschen für Menschen ha costruito oltre 400 scuole, 2.000 pozzi d’acqua potabile, ha aperto ospedali, orfanatrofi, centri agrari, piantato milioni di alberi, e realizzato centinaia di chilometri di strade asfaltate, promosso corsi per l’avviamento professionale di quasi diecimila donne, istituito crediti bancari per vedove (condizione che in Etiopia significa la rovina dell’esistenza), e beneficiato col suo contributo più di cinque milioni di persone. Tanto che nel 2003 Karlheinz ha ricevuto la cittadinanza etiope onoraria, e nel 2007 gli è stato assegnato il premio Balzan per l’umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli. «Non esiste un primo, un secondo o un terzo mondo, viviamo tutti sullo stesso pianeta per il quale condividiamo la responsabilità» è uno dei suoi motti.
Ma in Etiopia egli si è anche costruito una nuova famiglia, sposando nel 1991 ad Addis Abeba la ventisettenne Almaz Teshome, dalla quale ha avuto i figli Nicolas (’90) ed Aida (’93). Per il progetto Menschen für Menschen, lui e la moglie, che gli è succeduta alla direzione dell’ente benefico, nel 2011 hanno ricevuto il premio sociale Essl.
Aggredito dal morbo di Alzheimer, Karlheinz Böhm si è spento a Grödig, presso Salisburgo, il 29 maggio 2014, all’età di ottantasei anni. Addis Abeba gli ha dedicato una via, la Karl Square, e un monumento che lo raffigura a braccia aperte. Oltre a Katharina, di cui abbiamo detto, lavora come attore anche Florian, figlio di Sissi, che ha interpretato con successo il personaggio di Mike Dreschke nella soap opera Tempesta d’amore; mentre altri discendenti dei Böhm, seguendo il grande esempio di Karl, si sono dedicati alla musica.